Dike

Post N° 268


BIRMANIA…. CHE IL MONDO NON RESTI A GUARDARE.L’ex Birmania, oggi Myanmar, è sull’orlo di una sanguinosa guerra civile.Da anni sono in atto in quel paese asiatico manifestazioni di protesta contro la dittatura militare comunista che governa il paese da quasi mezzo secolo.Le proteste delle ultime settimane, iniziate in sordina ad agosto, hanno però raggiunto proporzioni vertiginose, perché hanno visto scendere per le vie della capitale, Yangon, circa 300.000 persone, tra civili e monaci, marciando al grido di “democrazia, democrazia”.Centinaia di migliaia di civili, guidati da monaci buddisti, marciano contro il caro vita e la povertà in un paese dove da 43 anni la feroce dittatura guidata dal generale Than Shwe opprime quasi 60 milioni di persone, nega loro anche i più elementari diritti umani e ad agosto ha anche raddoppiato il prezzo del diesel e quintuplicato il costo del gas naturale; aumenti insostenibili per gli abitanti di uno dei paesi più poveri del mondo.La prima violenta azione repressiva del regime militare si è verificata ieri, quando per sedare la protesta dilagante per le vie della capitale, la polizia birmana ha caricato i dimostranti, uccidendone 6, ferendone un centinaio, ad arrestandone oltre duecento.L’insurrezione è la più imponente dell’ultimo decennio, dopo la rivolta studentesca del 1988, stroncata nel sangue.Dopo la rivolta del 1988 il regime birmano cercò di cambiare nome e pelle (ma sempre comunista rimase!), fingendo di darsi una parvenza democratica, indicendo per la prima volta libere elezioni, peraltro mai riconosciute, il cui vincitore, Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, e simbolo dell’opposione al regime militare, è segregata agli arresti domiciliari da anni.Le notizie che oggi giungono dal paese asiatico sono allarmanti, perché rivelano che è in atto un’opera repressiva assai pesante, che ha visto e vede l’arresto di numerosi monaci, considerati, seppure disarmati, quali pericolosi nemici. Altrettanti arresti stanno interessando in queste ore personalità di spicco dell'opposizione politica ed intellettuali.Monaci scalzi, inermi e disarmati sfilano da mesi per le strade della capitale birmana, chiedendo libertà e democrazia. E le loro richieste si spengono nel sangue.In Birmania si sta paventando una nuova Tien an men, con il rischio che qualcuno tra un paio d’anni, per il puro gusto di mistificare e riscrivere la storia, dica che i monaci birmani uccisi erano solo un gruppetto di esaltati attratti dal mito della coca-cola.Se in Birmania i manifestanti fossero musulmani anziché buddisti e se il regime birmano non fosse comunista, qualche pacifista di casa nostra tirerebbe fuori dal cassetto la bandiera arcobaleno e scenderebbe a manifestare?Dove stanno i Pecoraro Scanio, i Casarini, i Caruso e gli Agneletti  vari?Che il mondo almeno non resti a guardare.L’Onu ha finalmente deciso di darsi una scossa.I pacifinti di casa nostra non ancora. Forse perché i monaci birmani che manifestano sono veri pacifistiQuando una consonante fa la differenza!