Dike

Post N° 269


I GENDARMI DELLA MEMORIAUscirà martedì nelle librerie un nuovo saggio dello scrittore Giampaolo Pansa, che rappresenta il seguito ideale de “La grande bugia”, pubblicato nel novembre dello scorso anno.Il nuovo romanzo si intitola: “I gendarmi della memoria. Storie proibite della guerra civile”.Chi sono i gendarmi della memoria di cui Pansa ci parla?I gendarmi della memoria sono per Pansa tutti coloro della sinistra radicale (chiamata “regressista” e “sedicente riformista”) ed intellettuali che ad essa si richiamano, che hanno deciso di chiudere a chiave la memoria della guerra civile, in modo da impedire che qualcuno dissenta dalla versione della storia che essi ci hanno raccontato, dalla cd “Verità Unica”, e impedire altresì che si raccontino verità scomode che possono scalfire l’immagine dei quell’unica verità.Per Pansa sono gendarmi della memoria coloro che lo hanno aggredito a Reggio Emilia un anno fa, in occasione della presentazione del libro”La grande bugia”; oppure coloro che gridavano” Triangolo rosso? Nessun rimorso”, o ancora coloro che esultavano per l’eccidio del 6 luglio 1945, quando partigiani di due brigate Garibaldi uccisero 53 persone accusate di essere fascisti, molte delle quali non avevano però mai indossato la camicia nera.Gendarmi della memoria sono, per Pansa, coloro che su internet hanno scritto che egli dovrebbe essere ucciso ed appeso a testa in giù in Piazzale Loreto, augurandogli una sorte simile a quella di Mussolini.Gendarmi della memoria sono, in sostanza, coloro che ancora oggi negano le carneficine degli sconfitti, perpetrate da partigiani dopo il 1945.Carneficine che ci sono state, che hanno causato oltre 31.000 vittime  e che oggi sono fantasmi che escono allo scoperto grazie al coraggio e alla testimonianza di molti  che le hanno vissute ma hanno taciuto per 60 anni.Pansa ci fornisce esempi in carne ed ossa di gendarmi della memoria: Marco Rizzo (“il Pelatone”), dei Comunisti italiani, Sandro Curzi, il quotidiano Liberazione, Francesco Caruso, il cantautore Francesco Guccini, Giorgio Bocca (“l’uomo di Cuneo”).Dopo averci spiegato cosa intende significare con l’espressione “gendarmi della memoria”, Pansa torna ancora, con questo saggio, a raccontarci terribili storie di vittime della resa dei conti partigiana, avvenute tra l’8 settembre 1943 e la Liberazione da parte degli alleati nel 1945: come l’uccisione in Piemonte, prima e dopo la Liberazione, di 776 donne, fasciste o presunte tali, ad opera di partigiani; o l’uccisione di comandanti partigiani eliminati dal Partito Comunista perchè dissenzienti rispetto alle sue direttive; o l’uccisione di Eugenio Corbezzola, partigiano cattolico di Reggio Emilia morto il 9 agosto 1947 per le ferite inflittegli da chi non voleva che indagasse su omicidi sospetti.Il libro non verrà presentato alla stampa per una precisa scelta dell’autore, che dice: “Già l’anno scorso dopo Reggio Emilia, dopo che a Bassano fu sabotata un’innocente libreria che mi aveva ospitato, dopo che ogni incontro veniva ormai presidiato da polizia e carabinieri, decisi di disdire tutti gli appuntamenti futuri. Non posso tollerare che in un’Italia che deve vedersela con mafia, camorra, ’ndrangheta, Sacra corona unita e criminalità di ogni tipo, le forze dell’ordine siano costrette a presidiare un luogo dove si parla di un libro”.E’ fuor di dubbio che il nuovo saggio di Pansa provocherà  consensi e dissensi e, forse, altri episodi di intolleranza, perché i gendarmi della memoria non hanno tempo, si tramandano i segreti di generazione in generazione e ancora oggi non tollerano le verità scomode e aggrediscono fisicamente e moralmente chi le sostiene.Riuscirà mai la sinistra italiana ad avere l’onestà intellettuale e la serietà morale di fare i conti col proprio passato?Una sinistra la cui rissa interna, come dice Pansa, è diventata un’imitazione ridicola della guerra civile.