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I pensieri di una vendicatrice angelica

 

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Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 -

Condanna dei crimini dei regimi totalitari comunisti.

1. L'Assemblea parlamentare fa riferimento alla sua Risoluzione 1096 (1996) sulle misure per smantellare l'eredità dei sistemi totalitari comunisti.

2. I regimi totalitari comunisti che governarono nell'Europa Centrale ed Orientale nel secolo passato, e che sono tuttora al potere in molti Paesi del mondo, sono stati, senza ccezioni, caratterizzati da massicce violazioni dei diritti umani. Le violazioni hanno differito in funzione della cultura, del Paese e del periodo storico e hanno incluso assassini ed esecuzioni individuali e collettive, morti in campi di concentramento, fame, deportazioni, torture, lavoro in schiavitù e altre forme di terrore fisico di massa, persecuzioni su base religosa o etnica, violazioni della libertà di coscienza, pensiero e parola, della libertà di stampa, e mancanza del pluralismo politico.

3. I crimini sono stati giustificati in nome della teoria della lotta di classe e del principio della dittatura del proletariato. L'interpetazione di entrambi i principi hanno legittimato la "eliminazione" di popoli considerati nocivi alla costruzione di una nuova società e, come tali, nemici dei regimi totalitari comunisti. Un vasto numero di vittime in ogni Paese coinvolto furono propri connazionali. Fu il caso particolarmente dei popoli dell'ex URSS che di gran lunga superarono altri popoli in termini di numero di vittime.

4. L'Assemblea riconosce che, nonostante i crimini dei regimi totalitari comunisti, alcuni partiti comunisti europei hanno contribuito a conseguire la democrazia.

5. La caduta dei regimi totalitari comunisti nell'Europa Centrale ed Orientale non è stata seguita in tutti i casi da una inchiesta internazionale sui crimini da loro commessi. Inoltre, gli autori di questi crimini non sono stati portati in giudizio dalla comunità internazionale, come fu il caso dei crimini orribili commessi dal nazionalsocialismo.

6. Conseguentemente, la coscienza pubblica dei crimini commessi dai regimi totalitari comunisti è molto povera. I partiti comunisti sono legali e attivi in vari Paesi, anche se in molti casi non si sono distanziati dai crimini commessi nel passato dai regimi totalitari comunisti.

7. L'Assemblea è convinta che la coscienza della storia sia una delle precondizioni per evitare simili crimini nel futuro. Inoltre, la denuncia e la condanna morale dei crimini commessi svolge un importante ruolo nell'educazione delle giovani generazioni. la chiara posizione della comunità internazionale sul passato può essere un riferimento per le sue azioni future.

 

8. Inoltre, l'Assemblea ritiene che quelle vittime dei crimini commessi dai regimi totalitari comunisti che sono ancora vive e le loro famiglie, meritino simpatia, comprensione e riconoscenza per le loro sofferenze.

9. I regimi totalitari comunisti sono tuttora attivi in vari Paesi del mondo ed i crimini continuano ad essere commessi. La percezione dell'interesse nazionale non dovrebbe prevenire i Paesi da una adeguata critica agli attuali regimi totalitari comunisti. L'Assemblea condanna con forza tutte quelle violazioni dei diritti umani.

10. I dibattiti e le condanne che hanno avuto luogo da tempo a livello nazionale in vari stati membri del Consiglio d'Europa non possono dispensare la comunità internazionale da prendere una chiara posizione sui crimini commessi dai regimi totalitari comunisti. C'è un obbligo morale a farlo senza ogni ulteriore ritardo.

11. Il Consiglio d'Europa è nella posizione per tale dibattito a livello internazionale. Tutti i Paesi europei ex comunisti, con l'eccezione della Bielorussia, sono oggi suoi membri e la protezione dei diritti umani e lo stato di diritto sono i valori fondamentali su cui si basano.

12. Inoltre, l'Assemblea parlamentare condanna con forza le massicce violazioni dei diritti umani commesse dai regimi totalitari comunisti ed esprime simpatia, comprensione e riconoscenza alle vittime di tali crimini.

13. Inoltre, richiama tutti i partiti comunisti o post-comunisti nei suoi Stati membri che non lo hanno già fatto di valutare di nuovo la storia del comunismo e del proprio passato, di prendere chiaramente le distanze dai crimini commessi dai regimi totalitari comunisti e di condannarli senza alcuna ambiguità.

14. L'Assemblea ritiene che questa chiara posizione della comunità internazionale aprirà la via alla riconciliazione. Inoltre, incoraggerà con fiducia gli storici di tutto il mondo a continuare le loro ricerche finalizzate a determinare ed a verificare oggettivamente quanto avvenuto.

 

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Post N° 269

Post n°269 pubblicato il 29 Settembre 2007 da Dike_vendicatrice
 
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I GENDARMI DELLA MEMORIA






Uscirà martedì nelle librerie un nuovo saggio dello scrittore Giampaolo Pansa, che rappresenta il seguito ideale de “La grande bugia”, pubblicato nel novembre dello scorso anno.

Il nuovo romanzo si intitola: “I gendarmi della memoria. Storie proibite della guerra civile”.

Chi sono i gendarmi della memoria di cui Pansa ci parla?

I gendarmi della memoria sono per Pansa tutti coloro della sinistra radicale (chiamata “regressista” e “sedicente riformista”) ed intellettuali che ad essa si richiamano, che hanno deciso di chiudere a chiave la memoria della guerra civile, in modo da impedire che qualcuno dissenta dalla versione della storia che essi ci hanno raccontato, dalla cd “Verità Unica”, e impedire altresì che si raccontino verità scomode che possono scalfire l’immagine dei quell’unica verità.

Per Pansa sono gendarmi della memoria coloro che lo hanno aggredito a Reggio Emilia un anno fa, in occasione della presentazione del libro”La grande bugia”; oppure coloro che gridavano” Triangolo rosso? Nessun rimorso”, o ancora coloro che esultavano per l’eccidio del 6 luglio 1945, quando partigiani di due brigate Garibaldi uccisero 53 persone accusate di essere fascisti, molte delle quali non avevano però mai indossato la camicia nera.

Gendarmi della memoria sono, per Pansa, coloro che su internet hanno scritto che egli dovrebbe essere ucciso ed appeso a testa in giù in Piazzale Loreto, augurandogli una sorte simile a quella di Mussolini.

Gendarmi della memoria sono, in sostanza, coloro che ancora oggi negano le carneficine degli sconfitti, perpetrate da partigiani dopo il 1945.

Carneficine che ci sono state, che hanno causato oltre 31.000 vittime  e che oggi sono fantasmi che escono allo scoperto grazie al coraggio e alla testimonianza di molti  che le hanno vissute ma hanno taciuto per 60 anni.

Pansa ci fornisce esempi in carne ed ossa di gendarmi della memoria: Marco Rizzo (“il Pelatone”), dei Comunisti italiani, Sandro Curzi, il quotidiano Liberazione, Francesco Caruso, il cantautore Francesco Guccini, Giorgio Bocca (“l’uomo di Cuneo”).

Dopo averci spiegato cosa intende significare con l’espressione “gendarmi della memoria”, Pansa torna ancora, con questo saggio, a raccontarci terribili storie di vittime della resa dei conti partigiana, avvenute tra l’8 settembre 1943 e la Liberazione da parte degli alleati nel 1945: come l’uccisione in Piemonte, prima e dopo la Liberazione, di 776 donne, fasciste o presunte tali, ad opera di partigiani; o l’uccisione di comandanti partigiani eliminati dal Partito Comunista perchè dissenzienti rispetto alle sue direttive; o l’uccisione di Eugenio Corbezzola, partigiano cattolico di Reggio Emilia morto il 9 agosto 1947 per le ferite inflittegli da chi non voleva che indagasse su omicidi sospetti.

Il libro non verrà presentato alla stampa per una precisa scelta dell’autore, che dice: “Già l’anno scorso dopo Reggio Emilia, dopo che a Bassano fu sabotata un’innocente libreria che mi aveva ospitato, dopo che ogni incontro veniva ormai presidiato da polizia e carabinieri, decisi di disdire tutti gli appuntamenti futuri. Non posso tollerare che in un’Italia che deve vedersela con mafia, camorra, ’ndrangheta, Sacra corona unita e criminalità di ogni tipo, le forze dell’ordine siano costrette a presidiare un luogo dove si parla di un libro”.

E’ fuor di dubbio che il nuovo saggio di Pansa provocherà  consensi e dissensi e, forse, altri episodi di intolleranza, perché i gendarmi della memoria non hanno tempo, si tramandano i segreti di generazione in generazione e ancora oggi non tollerano le verità scomode e aggrediscono fisicamente e moralmente chi le sostiene.

Riuscirà mai la sinistra italiana ad avere l’onestà intellettuale e la serietà morale di fare i conti col proprio passato?

Una sinistra la cui rissa interna, come dice Pansa, è diventata un’imitazione ridicola della guerra civile.

 
 
 

Post N° 268

Post n°268 pubblicato il 27 Settembre 2007 da Dike_vendicatrice
 
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BIRMANIA…. CHE IL MONDO NON RESTI A GUARDARE.





L’ex Birmania, oggi Myanmar, è sull’orlo di una sanguinosa guerra civile.

Da anni sono in atto in quel paese asiatico manifestazioni di protesta contro la dittatura militare comunista che governa il paese da quasi mezzo secolo.

Le proteste delle ultime settimane, iniziate in sordina ad agosto, hanno però raggiunto proporzioni vertiginose, perché hanno visto scendere per le vie della capitale, Yangon, circa 300.000 persone, tra civili e monaci, marciando al grido di “democrazia, democrazia”.

Centinaia di migliaia di civili, guidati da monaci buddisti, marciano contro il caro vita e la povertà in un paese dove da 43 anni la feroce dittatura guidata dal generale Than Shwe opprime quasi 60 milioni di persone, nega loro anche i più elementari diritti umani e ad agosto ha anche raddoppiato il prezzo del diesel e quintuplicato il costo del gas naturale; aumenti insostenibili per gli abitanti di uno dei paesi più poveri del mondo.

La prima violenta azione repressiva del regime militare si è verificata ieri, quando per sedare la protesta dilagante per le vie della capitale, la polizia birmana ha caricato i dimostranti, uccidendone 6, ferendone un centinaio, ad arrestandone oltre duecento.

L’insurrezione è la più imponente dell’ultimo decennio, dopo la rivolta studentesca del 1988, stroncata nel sangue.

Dopo la rivolta del 1988 il regime birmano cercò di cambiare nome e pelle (ma sempre comunista rimase!), fingendo di darsi una parvenza democratica, indicendo per la prima volta libere elezioni, peraltro mai riconosciute, il cui vincitore, Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, e simbolo dell’opposione al regime militare, è segregata agli arresti domiciliari da anni.

Le notizie che oggi giungono dal paese asiatico sono allarmanti, perché rivelano che è in atto un’opera repressiva assai pesante, che ha visto e vede l’arresto di numerosi monaci, considerati, seppure disarmati, quali pericolosi nemici. Altrettanti arresti stanno interessando in queste ore personalità di spicco dell'opposizione politica ed intellettuali.

Monaci scalzi, inermi e disarmati sfilano da mesi per le strade della capitale birmana, chiedendo libertà e democrazia. E le loro richieste si spengono nel sangue.

In Birmania si sta paventando una nuova Tien an men, con il rischio che qualcuno tra un paio d’anni, per il puro gusto di mistificare e riscrivere la storia, dica che i monaci birmani uccisi erano solo un gruppetto di esaltati attratti dal mito della coca-cola.

Se in Birmania i manifestanti fossero musulmani anziché buddisti e se il regime birmano non fosse comunista, qualche pacifista di casa nostra tirerebbe fuori dal cassetto la bandiera arcobaleno e scenderebbe a manifestare?

Dove stanno i Pecoraro Scanio, i Casarini, i Caruso e gli Agneletti  vari?

Che il mondo almeno non resti a guardare.

L’Onu ha finalmente deciso di darsi una scossa.

I pacifinti di casa nostra non ancora.

Forse perché i monaci birmani che manifestano sono veri pacifisti

Quando una consonante fa la differenza!

 

 
 
 

Post N° 267

Post n°267 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Dike_vendicatrice
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"FALCE E CARRELLO".... IL CORAGGIO DELLE IDEE.







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Nel maggio 1999 la società Iridea, per conto della catena di ipermercati Esselunga, sottoscrisse un accordo da 40 miliardi di lire per l’acquisto di un terreno in Bologna su cui costruire un supermercato con due piani di parcheggi.

Nel novembre dello stesso anno, durante gli scavi per la costruzione del supermercato, venne rinvenuto un complesso rustico di età etrusca di rilevante interesse archeologico.

L’allora Ministro dei Beni Culturali, la ds Giovanna Melandri, appose all’area interessata alla costruzione del supermercato il vincolo ambientale.

Ad Esselunga venne fatto assoluto divieto di collocare le vestigia etrusche in altro luogo protetto; venne impedito di scavare i garage interrati; e venne fatto obbligo di rendere visibili al pubblico i reperti archeologici mediante pavimenti di cristallo.

Considerato che rimuovere i resti archeologici e collocarli altrove fu ritenuta una operazione non percorribile, una vera e propria eresia, ecco che Esselunga nel febbraio 2000 abbandonò il progetto.

Che successe dopo?

Immaginate che l’area sia divenuta un museo etrusco a cielo aperto?

Sbagliato!

Sessanta giorni dopo, nell’aprile 2000,  l’area venne rilevata dalla Coop Adriatica presieduta da Pierluigi Stefanini e (guarda il caso!) il 5 maggio accadde un cosa che ha del miracoloso: il soprintendente ai Beni archeologici dell’Emilia Romagna comunicò parere favorevole al recupero, restauro, trasferimento e valorizzazione dei resti antichi in altra area.

In parole povere il vincolo ambientale svanì per incanto.

Su quella stessa area fu (guarda sempre il caso!) costruita una coop, senza parcheggi interrati e senza pavimenti di cristallo e i resti etruschi vennero trasferiti altrove, in apposita sede che li valorizzasse.

Dove vennero trasferiti i segni della perduta civiltà etrusca?

Semplicemente, furono abbandonati in periferia, vicino al cimitero della Certosa, dentro un recinto con la base in cemento, sovrastato da una griglia zincata, coperti da una plastica nera in gran parte nascosta dalle erbacce.

***********

 

Questo è uno dei tanti “episodi” che potrete leggere sul libro “Falce e carrello, le mani sulla spesa degli italiani”, scritto da Bernardo Caprotti, presidente e fondatore del gruppo Esselunga, che si prefigge di rendere pubblici tutti gli episodi di concorrenza sleale che Esselunga avrebbe subito nel corso degli anni da parte della Coop rosse in Italia nelle regioni cd rosse.

Nelle 192 pagine del libro-denuncia "Falce e carrello”, presentato ieri ad una conferenza stampa, Caprotti svela e documenta con dovizia di foto, testimonianze e  materiali inediti, lo strapotere delle cooperative rosse; uno strapotere che costituirebbe una vera e propria conventio ad excludendum ed impedirebbe ad altri operatori di fare concorrenza al mondo cooperativo arrecando una grande distorsione della competizione.

“Ho obbedito a un impulso etico, a una esigenza di verità. Non ho interessi personali da proteggere. Voglio soltanto che la gente sappia cosa si nasconde dietro una delle abitudini più semplici e più naturali di un cittadino: fare la spesa”. Così ha dichiarato Caprotti alla conferenza stampa indetta ieri per la presentazione del suo libro, annunciando altresì la sua intenzione di denunciare in un esposto alla magistratura i soprusi patiti; soprusi che, a suo dire, costituiscono vero e proprio controllo del territorio (con l’ausilio di piani regolatori, decisioni delle sovrintendenze, velate minacce ai costruttori) ed il conseguente determinarsi di una situazione di monopolio illegale.

La pressione fiscale sulle cooperative è del 17% (fino al 2001 era del 10%) contro il 43% delle società commerciali.

Il sistema Coop, in base ai bilanci del 2006, ha pagato imposte per 73 milioni di euro, contro i 152 versati dal Gruppo Esselunga che però ha fatturato nello stesso anno 4,9 miliardi di euro, contro i 7 miliardi del sistema Coop.

Chissà perché i duri e puri della sinistra gridano allo scandalo quando si tratta di deprecare i benefici di cui gode la Chiesa, che peraltro di attività realmente benefiche ne fa molte, ma non aprono bocca sui privilegi, non solo fiscali, di cui godono le coop rosse. 

Chissà perché a sinistra, quando si parla di lotta all’evasione, non si parla mai di lotta alla sperequazione fiscale a favore di tutte le cooperative; sperequazione che deriva da una legislazione speciale che trae origine da principi costituzionali, ma che non ha più alcuna giustificazione né nella dimensione né nelle caratteristiche di molte di esse, che hanno perduto l'originaria natura mutualistica per cui non è più giustificato né giustificabile il regime fiscale vantaggioso.

Il j’accuse di Caprotti è davvero pesante e di sicuro la Coop partirà al contrattacco.

Tutta la mia ammirazione per Caprotti e per chi ha il coraggio delle idee.

 

*****

 
 
 

Post N° 266

Post n°266 pubblicato il 18 Settembre 2007 da Dike_vendicatrice
 
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NON CALERANNO LE TASSE, MA SOLO LE BRAGHE DEGLI ITALIANI.

 

 


In principio era Prodi…..

il quale ci raccontava, durante il duello televisivo pre elettorale con Berlusconi nella primavera 2006, che non avrebbe mai messo le mani nelle tasche degli italiani.

E quando l’ex ministro delle Finanze, Tremonti, gli replicava che invece le mani le avrebbe messe eccome nelle tasche degli italiani, Prodi accusava il centro destra di fare terrorismo fiscale e di usare toni da guerra civile.

Quando poi Berlusconi annunciava che il nuovo governo avrebbe tassato anche Bot e Cct, Prodi lo incolpava perfino di voler turbare i mercati e, rivolgendosi ai cittadini, diceva che le elezioni non si vincono con la menzogna, ma con la verità.


Poi furono le tasse introdotte dal governo Prodi..

e furono tante: nuovi balzelli, aumento dei preesistenti, per un totale di circa una sessantina di imposizioni, nuove e vecchie, contenute nella Finanziaria 2007, per non parlare dell’ aumento della tassazione locale, cui la stessa Finanziaria diede l’imput.

Bot e i Cct furono veramente caricati di imposizione, passando da una aliquota del 12,5%  ad una del 20%.

E l’Unione dimostrò chiaramente che le elezioni si vincono anche con la menzogna.


Infine fu il tempo della demagogia e delle promesse..

E per tutta l’estate non abbiamo fatto altro che sentire i ministri del governo Prodi, con in testa lo stesso premier, dichiarare che le tasse devono essere abbassate.

Dichiarazioni che sono la chiara attestazione che le mani del governo nelle tasche dei contribuenti vi erano state infilate eccome.

Per mesi Fassino, Rutelli, Veltroni e lo stesso premier, Prodi, hanno parlato di una “Finanziaria di sviluppo e di pace” -alludendo alla finanziaria 2008-e dichiarato che il governo poteva  tranquillamente cominciare a dire ai cittadini che le tasse potevano diminuire.


Poi fu il tempo di gettare la maschera..

Fresca fresca è infatti la notizia che le tasse per ora non caleranno.

Il presidente del Consiglio, intervenendo ieri alla trasmissione Porta a Porta ha detto chiaramente, rispondendo ad una precisa domanda del conduttore, che non vi sono le condizioni per ridurre le tasse sulle persone fisiche nè per modificare le aliquote Irpef, ma assicura –con una dichiarazione che sa tanto di excusatio non petita- che non ha intenzione di strozzare gli italiani, ai quali darà presto sollievo. 

Noi contribuenti, visti anche i consistenti aumenti dei generi di prima necessità, confidavamo almeno in una riduzione delle tasse ed ora, invece, ci vedremo aumentare le tasse sul risparmio e sulla casa.

Possiamo dunque metterci il cuore in pace ed attendere che l’inquilino di Palazzo Chigi “studi” un modo per abbassare le tasse.

Intanto, dagli studi di Porta a Porta, a chi ieri sera faceva notare a Prodi di non avere detto nulla di concreto per tutta la puntata, l’uomo-valium (così lo chiama il comico Beppe Grillo) replicava dicendo di essere un politico serio e che, pertanto, non può fare anticipazioni sulla prossima finanziaria, la quale è ancora in fase di preparazione e gli alleati della sua coalizione si devono mettere d’accordo.

Una dichiarazione che non può che lasciarci perplessi, visto che la finanziaria dovrà essere presentata tra soli 15 giorni.

E nell’imminenza di tale data la sola cosa certa è questa finanziaria non sarà più tenera della precedente.

Altro che valium!

Visto che Prodi ha assicurato che ci saranno molti interventi anche nella Sanità, noi contribuenti possiamo solo augurarci che il Servizio sanitario nazionale ci dispensi gratuitamente del prozac.

 
 
 

Post N° 265

Post n°265 pubblicato il 15 Settembre 2007 da Dike_vendicatrice
 
Foto di Dike_vendicatrice

RICORDANDO ORIANA FALLACI

“CATTIVI MAESTRI E PESSIMI ALLIEVI”

 



Oggi avrei voluto dedicare solo un post di poche righe ad Oriana Fallaci, la giornalista e scrittrice fiorentina morta un anno fa, il 15 settembre 2006.

Il mio voleva semplicemente essere un ricordo personale di una donna libera e di una scrittrice di straordinario livello letterario ed intellettuale, della quale ho ammirato e tuttora ammiro la forza con cui ha espresso ad alta voce ciò che moltissimi ipocriti pensano ma non hanno il coraggio nemmeno di dire sottovoce.

Solo poche semplici parole erano il mio intento.

Finchè ieri mi sono imbattuta in una testata online di ispirazione marxista ed ho letto un articolo dedicato ad Oriana.

La “Fu Fallaci” (così viene apostrofata Oriana dal “giornalista”) viene annoverata, assieme anche a Magdi Allam, tra i cattivi maestri.

Il motivo? I motivi sono vari. ne leggo uno dei tanti:

Siccome Olindo Romano -autore, assieme alla moglie, della strage di Erba- leggeva libri della Fallaci e poi ha ucciso il figlio, la moglie, la suocera e la vicina di casa di un musulmano, ecco che la strage di Erba ha una motivazione razzista e Oriana Fallaci sarebbe una sorta di mandante morale di quell’omicidio, poiché coi suoi romanzi “ispira terroristi, assassini, promotori dell'odio e fautori dello scontro tra le civiltà”.

Il giornalista prosegue poi nei suo delirio e paragona "Santa Oriana da New York" (la chiama anche così) alle radiazioni conseguenti all'esplosione di un'arma tattica nucleare: lente, ma letali.

Mi domando se chi ha scritto questo articolo al mattino si guardi allo specchio oppure se guardi semplicemente dietro lo specchio.

Mi domando, inoltre, con quale supponenza ed arroganza un semplice giornalista si erga ad indagatore della mente umana, prima, ed a giudice, poi, al punto da anticipare il giudizio penale, ancora in corso, sul delitto di Erba, archiviandolo come provocato da motivazione razzista.

Il pensiero mi corre subitaneo e spontaneo al terrorismo di matrice brigatista, a tutto il sangue innocente che ha sparso e a tutti i morti che esso ha lasciato per strada: uomini illustri, servitori dello stato, semplici cittadini inermi.

Un terrorismo, quello di ispirazione brigatista, che non ha mai lesinato di dichararsi isirato ai dettati marxisti, nelle parti in cui propugnano la lotta di classe, anche attraverso l’offensiva armata.

Ragionando con lo stesso metro del giornalista che ha etichettato la Fallaci come cattiva maestra, dovrei convenire che siccome quasi tutto il terrorismo brigatista si è detto seguace del pensiero marxista, e nei covi delle BR non sono mai mancati "il Capitale" e "Il manifesto del partito comunista" di Karl Marx, ecco che Fu Karl Marx, dovrebbe essere bollato come ispiratore di terroristi, assassini, promotori di odio.

E penso a Marx quale isiratore dei comunismi reali, e provo a contare tutti morti che questi regimi hanno prodotto in nome di Marx, ma la conta è impossibile, perchè nell'ordine di centinaia di milioni.

Eppure, chi oggi addita la Fallaci come cattiva maestra continua a venerare Marx come ottimo maestro.

Oriana, dovunque tu sia, sorridi di tutto questo.

Sorridi di quegli intellettuali o pseudo tali che ti elogiavano quando eri dalla parte della loro barricata ed ora ti imbrodano solo perché, non pensandola più allo loro modo, sei diventata un nemico da abbattere, anche da morta.

Sorridi anche di coloro che non ti hanno voluto dedicare un’aula consiliare o una pubblica via, pur essendo poi gli stessi che venerano i lanciatori di estintori e coloro che si dicono in lotta contro lo Stato nel nome del Fu Marx

Sorridi e, soprattutto, ridi di coloro che oggi ti bollano come integralista, perchè sono i più ipocriti degli integralisti; peggiori persino degli stessi terroristi fondamentalisti, perchè, quali serbatoi dell'eversione e del terrorismo, sono sempre pronti a fornire a quest'ultimo una sorta di implicita giustificazione ideologica.

E costoro sono oggi l’attestazione manifesta che non vi sono solo cattivi maestri ma anche pessimi allievi.

 



Ciao Oriana. Oggi ti voglio ricordare con una delle tue frasi più belle:

“La libertà è un dovere, prima ancora che un diritto”

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 23/05/2006
 
 
 

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UN GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente,

lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì,non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

(Lettera degli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahamdinejad)

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