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La Bottega del caffè

Le prime notizie della esotica bevanda "che allontana la fatica e fa scordare il peso della giornata" le aveva portate il nobile veneziano Giovanni Francesco Morosini, già bailo della Serenissima Repubblica a Costantinopoli che, in una sua relazione sugli Ottomani del 1585, parla di questa usanza dei turchi.

La prima bottega da caffè viene aperta nel 1683 (ma qualcuno parla di una quarantina d'anni prima) sotto le Procuratie vecchie di Piazza San Marco e il successo è immediato. Alla metà del Settecento in città vi erano oltre duecento botteghe da caffè, ventiquattro delle quali raccolte nella sola Piazza San Marco.
I locali  portavano nomi pomposi quali "Caffè dell'Imperatrice della Russia", di Tamerlano, del Re di Francia, dell'Angelo Custode, della Fontana di Diana, dell'Arco Celeste, della Pace, del Coraggio, delle Piante d'oro, delle Dame venete e così via.  A quel tempo gli esercizi che "spacciavano" caffè erano ricavati in locali angusti, poco illuminati e malfamati per il gioco d'azzardo che in essi veniva praticato, costringendo il Senato a mettervi un freno con una legge del 1759.

Storici e famosi sono il caffè Florian (aperto nel 1720), il caffè Lavena (1750) ed il caffè Quadri (1775), tutti situati in Piazza San Marco e frequentati all'epoca da personaggi quali Stendhal, George Byron, Alexandre Dumas, John Ruskin, Richard Wagner, Marcel Proust.

Nella "bottega del caffè" è inoltre ambientata una commedia di Carlo Goldoni, il quale non era certo tipo da lasciar passare inosservati costumi e mode della sua epoca. Composta nel 1750, è considerata uno dei  testi più fortunati tra sue le sedici "commedie nuove". La prima rappresentata avvenne Mantova il 2 maggio di quell'anno.