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lettera di Pier Paolo Pasolini a Giuliano Ferrara: vae victoribus


Da quando sono stato ucciso molte cose sono cambiate, apparentemente, in Italia e, certamente un film come Comizi d’Amore oggi potrebbe sembrare naive o memoria di un tempo, per fortuna o disgraziatamente, a seconda dei punti di vista, definitivamente passato. Eppure se si gratta la crosta del tempo, depositatasi su quel film  come su molti altri, si può assolutamente notare come tu Giuliano Ferrara potresti essere benissimo un protagonista invecchiato di quel film, parlo ovviamente degli intervistati.No, non voglio essere polemico (la morte rende più sereni) o, meglio, sarò certamente polemico, ma in ragione di una polemica buona, dato che, come esiste una buona contesa, diceva già Eraclito, esiste anche una buona polemica. La polemica buona affronta tabù come Storia o tradizioni inconsciamente acquisite, ecc. La cattiva polemica è quella che gira intorno all’argomento, come un cane legato alla catena che si scaglia verso un osso fuori della sua portata.Parliamo di Berlusconi, ma parliamo meglio di morale, di quello che tu chiami puritanesimo, quello stesso puritanesimo che, giustamente sottolineavi, esisteva anche nel partito comunista contro gli omosessuali, per esempio, e di cui tuo padre Maurizio, altro esempio, faceva ben parte.Parliamo di puritanesimo o, meglio di quel che tu chiami tu puritanesimo e di libertà o, meglio di quel che tu chiami libertà.Ma forse sarebbe più legittimo parlare di Potere, con la p maiuscola. Cominciamo, quindi, caro Giuliano, faticosamente, se vuoi a ragionare, se non vuoi pace, perché come diceva San Filippo Neri: “state buoni…se potete!” se non potete, lasciamo perdere. Sostituendo ragionare a stare buoni hai il mio pensiero. No dico ritorniamo all’Italia anni Sessanta, a quell’Italia in cui la sola parola “invertito” provocava sdegno e repulsione sia a destra che a sinistra e forse più nelle grandi aree industrializzate che nelle dimenticate campagne del sud. Torniamo a quei calabresi, siciliani che volevano la donna illibata, a quelle masse di popolo, povero, miserabile che rivendicava il “diritto” al bordello, alla prostituta a prezzi da militari, scagliandosi furioso contro la legge Merlin. La vergine e la prostituta, ecco i due modelli secolari che da Dante ad oggi trionfano nel nostro immaginario, nell’immaginario primitivo dei contadini siciliani, ma anche quello odierno delle veline o delle conduttrici di San Remo. Berlusconi in questo è un essere assolutamente moderno-antico. L’ossimoro è molto meno ossimoro di quanto sembri. Incarna, in una veste moderna, certo, concezioni che sono le stesse degli italiani del dopoguerra. Ripensiamo, per esempio, al rapporto, ossessivo di Silvio Berlusconi con la madre Rosa e poi torniamo a Ruby, è un cliché quasi da don Giovanni siciliano. Non è che Berlusconi sia un uomo libero, moderno, disinvolto, che si scaglia contro i bacchettoni della sinistra, no Berlusconi è forse l’essere più primitivo, arcaico diciamo meglio, esistente oggi in Italia e, per questo, questo dio arcaico, preistorico, dotato però di sveglie al collo modernissime, cellulari, tv, piace tanto agli italiani. In questo, certo, in parte hai persino ragione deridendo la sinistra che pretende di impiantare in Italia un’etica da Riforma Protestante. La Riforma, infatti, fu anche rivoluzione etica, rivoluzione etica che costringeva l’individuo a fare a meno del paternalistico intermediario della Chiesa nel suo rapporto con Dio. Certamente la sinistra è cieca quando non capisce perché, storicamente, in Italia Berlusconi è possibile e in Inghilterra no. Ciò detto, Berlusconi ci sposta, inesorabilmente, appunto, molto più del Papa di Roma verso il sud del Mediterraneo, verso un mondo primitivo e tecnologico che, oggi, infiamma l’Islam in Africa. Una sorta di bidonville universale, di borgata dell’occidente insieme (altro ossimoro lapalissiano oserei dire), dove convivono riti tribali e trasmissioni televisive come Il grande fratello.Date queste premesse è ovvio che non abbia granché fiducia nella battaglia condotta da La Repubblica contro Berlusconi. È una battaglia di piccoli borghesi contro una massa in movimento o meglio in poltrona davanti le tv, questa sì, veramente degna di un forte movimento comunista di massa. Gli intellettuali di sinistra rappresentano, per certi versi, oggi, la piccola borghesia ottocentesca che, anche in Russia, fu spazzata via dalla rivoluzione bolscevica. I loro valori, anche se si definiscono di sinistra, sono, assolutamente, quelli di tutte le borghesie europee, valori più superficiali che profondi, come erano invece quelli del mondo contadino italiano degli anni cinquanta spazzato via, allora, dalla rivoluzione industriale del dopoguerra. Non ha molto senso, quindi, chiedersi chi vincerà questa battaglia, ovviamente la vincerai tu, ma, parafrasando un antico detto, vae victoribus.