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il medioevo c'est moi

Sono sicuramente un uomo del medioevo, nel bene e nel male, ed essendo senese, non potrei che essere, in fondo, un uomo medievale.

Di due cose infatti ho paura: una è sicuramente l’inferno, l’inferno dei senesi beninteso. La seconda è che vinca la contrada avversa alla mia al Palio.

Dato che sia la prima che la seconda evenienza non sono nelle mani di un qualsivoglia uomo, per quanto potente, ne risulta che, in quanto senese, senese medievale per la precisione, in fondo, non c’è nessun uomo sulla terra che mi spaventi.

L’autorità la riconosco, ma non la temo. L’autorità di mandarmi all’inferno, ribadisco, infatti ce l’ha solo Gesù Cristo. Quella è la sola autorità che temo.

Detto questo si capisce perché i senesi possano parlare tanto liberamente (male insomma) di tutto e di tutti e possano far spallucce anche al re, pur rispettandolo in quanto re. I re di questa terra, per quanto re infatti (e parlo di re, ma solo per dire qualsiasi caporale ci capiti a tiro, che in Italia si sentono tutti re) sono solo stracci colorati e pergamene dipinte. Di cosa dovremmo aver paura?

Sono come i fantasmi che si temevano al buio da cittini.

Certo in quanto senese sono sensibile al denaro, ma purtroppo a Siena siamo sensibili al denaro in due maniere: quella degli avari o dei banchieri e quella dei prodighi.

Io sono senese alla Cecco Angiolieri. Non posso non pensare al denaro, come tutti i senesi, ma vi penso solo come possibilità di spenderlo. In questo sono come mio padre, se aveva due lire ne spendeva tre. Mia madre, invece, era una senese montepaschina purosangue, riusciva a risparmiare su tutto. Se andava a fare la spesa faceva il conto a mente e calcolava, a mente, anche il rapporto esatto tra costo e peso della carne. Se mia madre diceva che la bilancia si sbagliava il macellaio non faceva questione. La bilancia, o meglio, il macellaio aveva trovato, per così dire, pane per i suoi denti. Se io vado in un bar a volte non guardo neanche il resto. È anche questa una maniera medievale di vedere il denaro: come sterco del diavolo. Ci serve, lo desideriamo, ma lo disprezziamo. Essere uomini del medioevo non è in fondo male. Si vedono le cose da lontano, dall’altezza lontana e maestosa delle torri di San Gimignano. Tutto acquista una piccolezza e una irrilevanza a volo d’uccello. Gli uomini, le cose, le ambizioni, tutto si riduce ad una sacra rappresentazione fatta di maschere e di stracci.