OCCHI VERDI A LECCO

A tokio pagano i costruttori


Si è conclusa dopo 11 anni una causa collettiva in Giappone: sette colossi automobilistici costretti a risarcire a 522 asmatici Junji Nishi, portavoce di oltre 600 asmatici, ha vinto la sua battaglia: dopo 11 anni di perizie, sentenze, appelli e picchetti con le mascherine anti-smog davanti al palazzo della Toyota, le aziende costruttrici di automobili risarciranno i cittadini vittime dell'inquinamento. È la prima volta al mondo. Le malattie legate agli scarichi delle auto non sono state accettate come fatalità o segno dei tempi: Junji Nishi, oggi 74enne, si è incaponito perché i responsabili delle sue crisi respiratorie venissero trovati. Il suo non è un trionfo da poco, visto che si era scelto nemici potenti: il governo giapponese, la prefettura di Tokio, la Metropolitan Expressway Company (che gestisce la circonvallazione cittadina) e soprattutto sette case automobilistiche. Toyota (numero uno al mondo), Nissan e Nissan Diesel (parte del gruppo francese Renault), Mazda, Mitsubishi, Isuzu e Hino: producono motori diesel ormai tra i più puliti, ma hanno accettato di pagare 7,4 milioni di euro ai 522 cittadini che hanno fatto causa e sono ancora vivi (108 intanto sono morti), e verseranno altri 20,4 milioni a un programma di aiuto per tutti gli asmatici di Tokio. Le cifre sono state fissate dall'Alta Corte di Tokio, che dopo le prime sentenze a favore degli asmatici del signor Nishi e una lunga serie di ricorsi, nel luglio scorso ha proposto a tutte le parti un accordo extra-giudiziale: i cittadini, sia pure malvolentieri, hanno accettato perché stremati da 11 anni di battaglia legale e perché viene riconosciuto il principio storico della responsabilità dei costruttori di auto; le aziende si sono rassegnate per ultime, l'8 agosto, con una decisione presa in sordina nella speranza di dare poca pubblicità al caso. Raccontato però ieri in prima pagina dal quotidiano francese Le Monde. «La lunga vicenda dei cittadini affetti da asma si è finalmente conclusa, ma è comunque l'ultimo lascito di un'era precedente — ha scritto in una nota ieri Shintaro Ishihara, governatore di Tokio —. La cooperazione con le prefetture vicine di Kanagawa, Saitama e Chiba sta producendo ottimi risultati, l'aria è molto migliorata rispetto al passato». Nell'area metropolitana più popolata del mondo (35 milioni di abitanti), secondo gli ultimi dati della Banca mondiale i livelli di particelle Pm10 si fermano a 40 microgrammi per metro cubo, quando al Cairo, che ha 11 milioni di abitanti ed è considerata la città più inquinata del mondo, arrivano a 169 (Milano, tre milioni di abitanti, si difende con 30). A Ferragosto, il club automobilistico tedesco Verkehrsclub ha pubblicato la lista 2007/2008 dei modelli migliori al mondo per consumo di carburante ed emissioni inquinanti: 7 su 10 sono giapponesi, e tra loro ci sono la Toyota Prius e la Mazda Mzr. Il Giappone quindi sembra essere corso ai ripari, forse grazie anche all'azione di cittadini cocciuti come Nishi, che dopo avere accettato l'accordo, il 22 luglio scorso, è stato ricevuto dal premier Shinzo Abe. Il governo giapponese, assieme alla prefettura di Tokio e alla società che gestisce l'autostrada cittadina, nel 2002 era già stato condannato a pagare 100 mila euro ciascuno a sette persone affette da asma, che vivevano a meno di 50 metri dalla circonvallazione cittadina. Con lo storico risarcimento concesso a Tokio, la Toyota non chiude però le sue pendenze legali: nel settembre 2006 la California ha citato in giudizio le «Big Six», le sei grandi dell'auto — Toyota, General Motors, Ford, Honda, Chrysler e Nissan — accusandole di essere corresponsabili del «riscaldamento globale che produce danni per miliardi di dollari», nelle parole del procuratore Bill Lockyer. Messe sotto accusa dal basso (il vecchietto di Tokio) e dall'alto (lo Stato della California), anche le case costruttrici respirano un'aria pesante. Meglio perfezionare in fretta i motori ibridi.Corriere della Sera del 17/8/07