OCCHI VERDI A LECCO

Pachidermi di cemento


Arrivata a Lecco due anni fa, mi hanno accolto loro, le montagne e il lago. Ho scelto di percorrere il tragitto da casa al lavoro a piedi con l’intento di far crescere il senso di appartenenza a questa città. Il Resegone, dapprima, la parete del Medale, successivamente, mi salutano al mattino: l’incontro è sempre uguale e differente al tempo stesso. Mi invitano ad alzare lo sguardo verso il cielo e mi fanno sentire parte del Creato, offrendomi un placido benessere del Corpo e della Mente. Ma poi quando mi addentro tra le strade della città, ecco svanire questa sensazione, il cemento e l’asfalto, gli enormi (e spesso brutti) palazzi e le auto sempre più invadenti, mi strappano la serenità proposta dai monti e dal lago. Quante volte rischio di essere investita da un’auto che prende la curva troppo stretta e che nemmeno immagina che possa esserci un pedone in zona, ormai è una razza così rara da essere in via di estinzione!!! Quante volte la vista che vorrebbe spaziare sul bel paesaggio circostante urta contro nuove costruzioni pachidermiche! E le piante presenziano sì sulle pendici dei monti, ma in città non esistono, o meglio le poche piantate sono così trascurate da essere moribonde oppure già ridotte a stecchiti rametti morti essicati. Lecco e i suoi dintorni mi comprimono il cuore e mi soffocano: troppa roba (cemento, catrame, ferraglia in forma d’auto) in troppo poco spazio. Perché gli uomini che hanno tra le mani un posto così bello volutamente lo rovinano e lo rendono invivibile? La Bellezza è troppo importante per poterne fare a meno. E se proprio si deve costruire, perchè farlo così brutalmente e disordinatamente, senza alcuna logica apparente? Perchè coloro che dovrebbero essere professionisti del bello, o quanto meno della sua ricerca, si prestano a progettare brutture di tal fatta?Lucia Giroletti