OCCHI VERDI A LECCO

Sulla via di Damasco


Nella settimana compresa tra le domeniche 13 e 20 aprile ho avuto la fortuna di accompagnarmi ad uno scanzonato ma pio gruppo di lecchesi che, guidati spiritualmente dall’ottimo don Eugenio (indimenticato vice parroco di S. Giovanni, da anni parroco a Vendrogno), ha solcato l’antico suolo Siriano sulle orme di S. Paolo.Grazie a Dio, nel procedere sulla via di Damasco, il gruppo non è incorso in incidenti come capitò invece, poco meno di 2000 anni or sono, all’apostolo delle genti. S. Paolo, cadendo da cavallo e probabilmente battendo il capo perse temporaneamente la vista. Disgrazia che tuttavia costrinse il più acerrimo persecutore dei cristiani a fermarsi, riflettere sul suo agire e, essendo egli uomo coerente, convertirsi. Ora come allora la realtà ci imporrebbe una pausa di riflessione e riconsiderazione del nostro operare. Mi pare però che la reazione non sia la conversione che oggi urgentemente ci si imporrebbe.Mi riferisco alla soluzione dei problemi globali del depauperamento ambientale, della povertà e delle guerre così drammaticamente correlati, evidenti e pregni di conseguenze devastanti quanto colpevolmente marginalizzati. Tale soluzione può essere perseguita solo attraverso un profondo mutamento della nostra consapevolezza nel rapporto con la natura. Una "conversione ecologica" è la premessa necessaria per l’affermarsi del vero sviluppo, diceva Giovanni Paolo II in uno dei suoi interventi sul tema. E continuava: “La corresponsabilità nei confronti di terra, aria, acqua e tutti gli esseri viventi costituisce contemporaneamente un compito e un'opportunità per una nuova qualità del vivere. Il futuro della civiltà dipende da un cambiamento etico e culturale nella percezione della natura, che deve perciò stare al centro di un intenso lavoro di informazione e formazione. Senza rispetto, stima e capacità di giudizio basati sulla conoscenza, è impensabile proteggere la vita in tutte le sue dimensioni. La formazione di una umanità ecologica capace di un atteggiamento positivo e gioioso verso l’ambiente, segnato dall’empatia e dalla preoccupazione verso la natura deve necessariamente divenire obiettivo primario dell’educazione che, però, per prima e senza ulteriori indugi, deve rigenerare la propria idea di sviluppo”. Insomma deve affermarsi urgentemente la coscienza che la natura e l’ambiente non sono una merce, ma un bene.Chi ha la possibilità di intervenire sulla formazione delle coscienze (penso soprattutto a scuola, chiesa, politica e mass media) deve lavorare affinché sempre più si affermino nuovi modelli di vita, alternativi a quelli basati sul consumo e sulla mercificazione. Uno stile di vita più sobrio come recentemente richiamato da papa Benedetto XVI. Solo attraverso un’azione educativa capace di proporre una visione non più dicotomica, bensì unitaria tra economia e ecologia, sarà possibile mantenere desta nel cuore degli uomini la speranza in uno sviluppo capace di futuro. Siamo cristiani eppure veneriamo il dio PIL (prodotto interno lordo) cui abbiamo legato indissolubilmente i nostri destini. Si ricordi poi che la lotta per le sempre più scarse risorse naturali, specialmente l'acqua, e la desertificazione di intere aree del pianeta diviene causa di nuove guerre. La protezione del creato è quindi un punto centrale per una politica di pace preventiva, che è anche una politica di sradicamento della povertà, e che è anche una politica di salute preventiva, dal momento che la maggior parte dei grossi problemi di salute sono in stretta relazione con i problemi ambientali (inquinamento dell’aria, delle acque, alimentazione, epidemie…). Ancora: c’è un legame stretto tra protezione del creato e sicurezza. Dove le risorse naturali sono minacciate aumentano le tensioni sociali e si esasperano i conflitti etnici e politici. La conservazione delle risorse e la buona gestione sono fonte di pace, giustizia, democrazia. Solo così si comprende il senso dei premi Nobel per la Pace conferiti ad Al Gore ed alla Commissione Clima dell’ONU nel 2007 e a Wangari Maathai, fondatrice del “Movimento della cintura verde” a Nairobi, nel 2004.In conclusione, uno sviluppo reale è possibile solamente se si arriva ad una trasformazione dei processi educativi e ad una conversione ecologica dell’umanità. S. Paolo ha interpretato la realtà, ha scoperto la verità, si è convertito e ha cambiato la storia dell’umanità: ora tocca a noi.Alberto Valsecchi