OCCHI VERDI A LECCO

2 facce della stessa medaglia


 Molte dichiarazioni e prese di posizione sulla crisi del sistema finanziario ed economico internazionale sembrano provenire da persone vissute sino a pochi giorni fa su un altro pianeta. Giornalisti, commentatori, politici, economisti, industriali, sembrano essersi accorti solo ora della follia di un sistema economico ingrassato a dismisura da deregulation senza rete e dominio di finanzieri spregiudicati, che ora vomita tutta la sua ingordigia. Che la resa dei conti sarebbe giunta era evidente a chiunque non si fosse messo il paraocchi del “pensiero unico” ed avesse mantenuto un minimo di senso critico.Dal canto loro i Verdi denunciano da anni le storture di un sistema economico basato su consumismo e ricorso forzoso al credito col solo risultato di essere spregiativamente etichettati come catastrofisti e retrogradi. Non possiamo non chiederci come mai governanti ed economisti non abbiano predisposto alcuna azione per ammortizzare il crollo ed intervengano solo ora, a posteriori, con finanziamenti pubblici che, seppur necessari, finiscono per premiare i principali colpevoli dello “sboom” economico. Come spesso accade, nessun responsabile pagherà per quanto avvenuto, gli utili resteranno nelle tasche di pochi “furbi” e le perdite verranno scaricate sui tanti “fessi”: Alitalia fa scuola.Ad aumentare incredulità e sdegno ci si sono messi Confindustria e il suo braccio operativo -il Governo- che, invocando ad alibi la crisi economica, chiedono di abbandonare gli obiettivi europei di lotta ai cambiamenti climatici, considerandoli un mero costo aggiuntivo. Errare è umano ma perseverare è diabolico: solo così si può spiegare, senza voler pensare male, il tenace ed ideologico mantenimento in vita di un modello di produzione e di crescita bulimica che ha prodotto danni ambientali sconvolgenti, macelleria sociale e devastazione culturale. Se non sono stati capaci di farlo prima, è proprio in occasione di crisi così gravi che uomini e donne con responsabilità di governo, liberi da condizionamenti ideologici, dovrebbero individuare ed attuare un modello non di crescita, bensì di reale sviluppo compatibile con la vita umana e di tutte le creature. Vita che dovrebbe essere al centro del pensare e dell'agire e non variabile secondaria assoggettata ai profitti meramente finanziari di una esigua minoranza. In questa situazione occorre inventare un “new deal” all’europea, un nuovo corso che dia ossigeno alle opere realmente volte a migliorare la qualità della vita. Quelle opere che portano una trasformazione radicale del modo di costruire, di muoversi, di produrre ed usare energia a tutto vantaggio di quella che chiamavamo Madre Terra e di tutti i suoi abitanti. Invece la risposta che arriva dall'Italia è quella di abortire l'embrionale processo di trasformazione che almeno l'Europa vorrebbe quanto prima intraprendere per frenare i mutamenti climatici. Questo a favore di quei “in-operatori economici” che, anziché intraprendere, vivono della rendita di prodotti scientificamente e tecnologicamente antiquati (inventati dai loro padri se non dai loro nonni, loro si degni di fregiarsi della qualifica di imprenditore), invocando il liberismo quando si tratta di diritti dei lavoratori e di rispetto dell'ambiente e lo statalismo quando si tratta di ripianare le perdite. Da anni ci sentiamo dire che i Verdi non servono visto che la difesa della natura (di cui l'essere umano è l'espressione più complessa) è ormai patrimonio di tutte le forze politiche, di destra e di sinistra. I Verdi sono stati buttati fuori dal Parlamento, ma, da come si sta muovendo il governo italiano, le politiche a favore dell'ambiente, della salute e della qualità del vivere.... anche.Alberto Valsecchi e Marco Molgora