OCCHI VERDI A LECCO

nuova ricerca sui danni da smog


A Milano ogni giorno 73 persone arrivano in un pronto soccorso per causa disturbi «potenzialmente correlabili all’inquinamento». Lo rivela uno studio finanziato dal Comune e condotto da cinque ospedali cittadini tra la l’inizio del 2007 e la fine del 2008. Un dato significativo che diventa ancora più allarmante se si considera che quasi il 50% delle richieste di assistenza sanitaria vengono da bambini e ragazzi al di sotto dei 18 anni. Gli accessi al pronto soccorso presi in esame sono stati oltre 53.000 e la metà di questi ha riguardato disturbi acuti delle vie respiratorie: 8.536 i casi di bronchite acute, 5.689 le infezioni per polmonite, 4.323 gli scompensi cardiocircolatori, 1.825 i casi di riacutizzazione di bronchite cronica ostruttiva. Neppure evitare di uscire di casa sembra garantire la salute ai cittadini milanesi: secondo un altro studio, infatti, basta vivere a ridosso di strade particolarmente trafficate per avere un rischio di trombosi molto più alto della media. In teoria, secondo la ricerca, sarebbe opportuno vivere ad almeno 162 metri dalle zone più inquinate. Ma a Milano, come in tante altre metropoli, tanto spazio libero è e rimane una chimera. A togliere tranquillità ai cittadini milanesi ci si mettono anche i dati della Organizzazione Mondiale della Sanità: «Nelle città le concentrazioni fuori norma di Pm10 e ozono provocano un migliaio di morti l’anno». Brutto segnale per una città che, solo nel 2009, ha superato 57 volte la soglia massima di smog consentito. Nonostante l’ecopass (pedaggio per accedere nelle zone centrali) entrato in funzione, a Milano, il 2 gennaio 2008.