OCCHI VERDI A LECCO

quando la memoria inganna


Non si discute: gli interventi edificatori degli ultimi anni a Lecco (su tutti quelli nell'ex area Sae) sono brutti esteticamente, eccessivi volumetricamente, inopportuni demograficamente, infelici viabilisticamente. Ho tuttavia l'impressione che stia prendendo piede l'idea che i vecchi, immensi capannoni (in particolare sempre quelli della Sae) fossero meglio. Beh! questo è troppo. Lo dice uno che ha vissuto ai loro piedi per 25 anni. Erano orribili: un lungo, continuo ammasso di eternit (amianto) e ondulato di lamiere sostenuti da tralicci, che correva da viale Montegrappa e via Tonale troncato solo da Corso Promessi Sposi. Oltre la vista ferivano l'udito: un rumore sordo e persistente ne usciva 24 ore su 24 ore, interroto da improvvisi colpi di ferro su ferro che squarciavano l'aria. Questa montante nostalgia sa molto di ideologico e di strumentale. L'occasione per riqualificare intelligentemente l'area è purtroppo stata imperdonabilmente gettata alle ortiche, ma da qui a rimpiangere i capannoni come meno impattanti ne passa. O forse più semplicemente, come spesso accade, il passato è edulcorato dall'azione del tempo, e ciò che era incontrovertibilmente detestabile, almeno ai sensi visivi e uditivi, si ricopre di quella patina giallastra che contraddistingue le foto d'epoca. Patina di nostalgia che trasforma il vetusto in antico. Tuttavia il doveroso sforzo mnemonico dovrebbe ricondurre la discussione su binari più realistici e quindi più proficui.Alberto Valsecchi