OCCHI VERDI A LECCO

piccole cose di pessimo gusto


Gli interventi edificatori degli ultimi anni a Lecco sono brutti esteticamente, eccessivi volumetricamente, inopportuni demograficamente, infelici viabilisticamente. Ho tuttavia l'impressione stia prendendo corpo l'idea che i vecchi, immensi capannoni fossero meno impattanti. Ho vissuto ai loro piedi per 25 anni. Esteticamente orribili, oltre la vista ferivano l'udito: un rumore sordo e persistente ne usciva 24 ore su 24, interrotto da improvvisi colpi di ferro su ferro che squarciavano l'aria. L'occasione per riqualificare intelligentemente quegli spazi è purtroppo stata imperdonabilmente gettata alle ortiche, ma da qui a rimpiangere l'estetica della SAE ne passa. Forse, come spesso accade, il passato è edulcorato dall'azione del tempo, e ciò che era detestabile, almeno ai sensi, si ricopre di quella patina giallastra che contraddistingue le foto d'epoca. Aurea di nostalgia che trasforma il vetusto in antico. O forse, più semplicemente, la memoria della ricchezza che in quei capannoni veniva prodotta basta a cancellarne la bruttezza e i danni.Oggi i tempi sono cambiati, l'economia lecchese non è più quella di trenta anni fa e chi redigerà il nuovo PGT dovrà guardare al futuro, individuare nuove vie di sviluppo della città. Non si dovrà dimenticarne la storia economica, ma sarà bene evitare di farsi prendere dalla nostalgia e dalla tentazione di usare l'urbanistica quale strumento di accanimento terapeutico volto a mantenere in città industrie decotte.Io mi orienterei all'Università (Politecnico, ma anche una facoltà di medicina all'interno dell'ospedale, avrebbero le carte in regola per sviluppare corsi di richiamo internazionale) e ad un turismo di qualità. Lecco città universitaria, della vela e della montagna, per dirla con uno spot. Su questo mi piacerebbe si aprisse un serio, approfondito dibattito.Alberto Valsecchi