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OCCHI VERDI A LECCO

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SENSAZIONI AFRICANE

Post n°168 pubblicato il 05 Novembre 2011 da verdilecco

PREMESSA

Potrei raccontare molto più di quanto segue dei tre mesi trascorsi in Camerun. Ho scelto tra le cose che, al momento della scrittura, mi toccavano maggiormente o pensavo potessero maggiormente interessare.

3.11.10 – primo: L'IMPATTO

Lunedi 1 novembre, dopo un buon viaggio con la Royal Air Marocco, alle 5 del mattino sono atterrato a Yaundee dove Magloire mi aspettava per portarmi al CPS di Mbalmayo. Mbalmayo é una cittadina a circa 50 km a sud della capitale: qui il COE ha iniziato, già 40 anni fa, la sua missione in africa. CPS sta per Centre de Promotion Sociale. Le attività che vi si svolgono sono tante e, dopo soli 3 giorni, faccio una grandissima confusione.

Sono partito senza la minima preoccupazione riguardo l'imminente esperienza africana: altri fastidi occupavano la mia mente e il mio cuore. Il primo giorno qui é stato come se l'incognita dei mesi che avevo deciso di trascorrere in Africa mi fosse caduta addosso all’improvviso e tutta assieme come un macigno. Vedere cosi tanta gente (volontari, cooperanti, civilisti, stagiste e lavoratori locali) saper perfettamente dove andare, cosa fare, insomma avere, almeno all’apparenza, le idee ben chiare, mi ha fatto sentire ancor più confuso ed inadeguato.

Fortunatamente il secondo giorno l’angoscia é evaporata con una bella passeggiata sotto un sole splendente tra le vie di Mbalmayo che, si é rivelata una cittadina piuttosto carina per i canoni africani. A dire il vero: il clima caldo umido, la vegetazione lussureggiante e una musica allegra e ritmata sparata a balla, mi ha ricordato più i Caraibi che l’Africa. Sta di fatto che, quel giro in solitaria, mi ha rinfrancato. Ieri sera ho poi svolto il mio primo incarico: portare Monica, l’amministratrice del centro, in aeroporto a recuperare un missionario di ritorno dall’Italia e diretto al nord del Camerun. Ho guidato un gippone gigantesco quanto ubriaco per i 260.000 km percorsi sulle strade africane. La mattina avevo anche frequentato il mio primo giorno di scuola. Da bravo alunno mi ero seduto al banco con i mie nuovi compagni di classe: i bambini di prima media. Infatti, ho deciso di seguire le lezioni di francese della classe premiére, nel disperato tentativo di ricordare ciò che di francese avevo imparato tanti anni fa. Mentre tutti gli stranieri vengono qui per fare e insegnare, io mi sono seduto su un piccolo sgabello, a fianco di bambini timidi e un po’ distratti, a imparare con loro. Sono ancora indeciso se vergognarmene o esserne tutto sommato, se non fiero, contento. Domani mi aspetta il secondo giorno di scuola.

9.11.10 secondo: I PRIMI GIORNI

Qui ogni giorno ci si scontra con tanti problemi pratici. Per esempio per ben 3 giorni e mezzo é mancata l’acqua: eravamo senza acqua per lavarci, lavare, tirare lo sciacquone del cesso ecc. Si é poi rivelato un problema elettrico: il fusibile della pompa ere bruciato. Per lavarsi e tutte le altre incombenze si é pescato da una cisterna ove si raccoglie la pioggia che cade dal tetto. Ora l’acqua é tornata, ma in compenso non funziona più lo scaldabagno e quindi abbiamo solo acqua fredda. Io mi sono beccato un raffreddore pazzesco.

Domenica gita a Yaounde. Niente di che, seppur molto migliorata dalla mia precedente visita del 2003 e infinitamente meglio dell'inferno di Kinshasa, visitata la scorsa estate, Yaounde rimane una megalopoli africana disordinata, trafficata, caotica e inquinata.

Ieri uscendo dalla porta di casa quasi calpesto un mamba verde: rettile letale tanto da essere noto come il serpente dei 7 passi, chè all’ottavo sei bello che morto. Alla mia vista e a quella dei ragazzi accorsi per ucciderlo se n'è fuggito tra i fiori del giardino.

Vista da qui Lecco e l’Italia sono molto lontane.

Prego molto: la mattina messa alle 6.30, la sera vespri alle 19.30.

16.11.10 terzo: L'AMBIENTAMENTO

Iniziamo col dire che mi sto ambientando. Il clima comunitario, gli appuntamenti fissi con la preghiera e i pasti mi piacciono parecchio. Pina, la ottuagenaria padrona di casa, è senz'altro ospitale nella sua essenzialità. In Cameroun da circa quaranta anni, soeur Pina (come la chiamano qua), é stata fino a pochi mesi fa la responsabile del COE in questo Paese, ora rimane l’indiscusso punto di riferimento. Alterna momenti di acidità, che si sopportano per l'età e l’alea di cui la sua storia è pregna, a momenti di dolcezza e ilarità quasi infantili. Insomma un vestito da burbera su una persona dal cuore grande così. Spesso la sera gioco con lei a scala 40 (il suo gioco preferito).

Oltre l’autista, non conto più le volte che sono andato avanti e indietro dall' aeroporto, iniziano ad affidarmi alcuni compiti più impegnativi. Ieri Paolo, il medico responsabile dell'ospedale del centro, mi ha assegnato dei lavori di controllo per tamponare gli innumerevoli ammanchi di medicinali, vestiario e soldi. Se devo essere sincero non ho capito cosa devo fare: mi ha inondato di informazioni e sono più che altro confuso. Per adesso ho iniziato a contare gli interventi di cataratta fatti negli ultimi 2 anni e a confrontarli con i dati acquisiti dalla cassa dell’ospedale. Inutile dire che i conti non tornano. Pina ha già tratto alcune conclusioni: meglio del commissario Maigret, le cui storie mi diletto a leggere in lingua originale nel tentativo, sempre più goffo, di richiamare alla mente il francese finito in chissà quale meandro della mia memoria. Comunque sia qui l’ammanco è la normalità ed è ben spiegato dalle parole di un prete che ama ribadire: “Gli africani non rubano, prendono”.

Nei giorni scorsi ho partecipato ad una giornata di formazione. Il conferenziere era elegante nel suo vestito scuro e camicia bianca. La voce profonda, il suo francese... francese: molto professionale e intelligibile persino al sottoscritto. L’uditorio attento e partecipe. La sala, secondo i canoni locali, dignitosa. Il tema: formazione degli animatori su problematiche legate all’AIDS (SIDA). Sotto i banchi della prima fila, tra i piedi degli animatori, 2 scatole di cartone e stracci accoglievano 2 neonati che tranquillamente riposavano. Con assoluta nonchalance, nel bel mezzo della conferenza, le mamme, raccolti i loro pargoli, li incollavano al seno nudo comodamente sedute in prima fila.

24.11.10 quarto: LA TESTIMONIANZA

Da 2 giorni sono al CASS di Yaounde. Le parola di Tina Barbieri, volontaria del COE, illuminano su cosa avviene in questo luogo; o meglio, una delle cose che qui si avverano.

Mentre il sole si spinge prepotente tra le nubi e la nebbia densa di umidità, per riscaldare questo nuovo giorno, le mamme della nostra maternità partoriscono numerose e i loro lamenti si tramutano in splendidi sorrisi appena il piccolino saluta, col primo grido, l’entrata in questo mondo. Qualche minuto fa è nato il 24° bimbo di questa notte piena di vita, di movimento, di fatica, di creatività, per dare spazio, assistenza, cure necessarie a tutte, per ospitare dignitosamente 51 mamme in una maternità che conta 32 posti letti. Ce l’abbiamo fatta certi che tra una settimana i 20 posti letto della nuova ala saranno pronti, per soddisfare questa abbondanza di vita, che fa del nostro centro, un Centro Pilota per l’accompagnamento dei bimbi dal concepimento all’età scolare, delle mamme e delle famiglie di ogni condizione sociale.

Da sette anni abbiamo un’attenzione particolare per le mamme sieropositive all’HIV, per evitare la trasmissione del virus dalla mamma al nascituro, durante la gravidanza, al momento del parto, con l’allattamento materno. Questo accompagnamento, che non è solo sanitario, ma anche psicosociale, ci ha permesso di avere risultati sorprendenti; dal gennaio 2008 ad oggi la trasmissione è 0%.... Un traguardo meraviglioso che dà a queste mamme la certezza di essere mamme a pieno titolo, capaci di dare la vita come tutte le donne e darla in pienezza. E’ veramente stupendo condividere l’emozione e la gioia quando annunciamo che il bimbo è sieronegativo, occhi grandi, splendenti, spesso pieni di lacrime di felicità…. Vi lascio immaginare…

La prossima settimana apriremo la nuova ala, cinque camere di quattro letti, luminose, coloratissime, ben arredate, con materassi solidi, biancheria linda e profumata, zanzariere efficaci, culle bellissime.

Ci siamo indebitati per dare il meglio ma ce la faremo a onorare i nostri impegni, perché quando ci si impegna per la VITA e per dare a tutti il DIRITTO ALLA SALUTE, il sostegno di molti non mancherà.

Don Milani diceva “tutto è speranza perché tutto è fatica. Finchè c’è fatica c’è speranza” Vi garantisco che dopo una notte come questa in cui sei persone hanno condiviso dolori e gioie con 24 partorienti, 24 nuovi nati, 24 famiglie e hanno ricercato soluzioni non semplici, l’affermazione di don Milano è carica di SENSO e di SPERANZA.

Da Yaoundé un saluto africanissimo ricco di sorrisi, di grida di neonati di energia vitale

2.12.10 quinto: QUANTE EMOZIONI ALL’OVEST

All'ovest siamo andati per assistere all'intronizzazione del nuovo Chef di Chiang, città universitaria simile a tutte le altre cittadine africane se non fosse per il campus da fare invidia a quelli anglosassoni. Oltre che dell'intronizzazione abbiamo goduto di un funerale. Si, goduto, perché, se il nome evoca un rito triste, qui è qualcosa di completamente diverso, a cominciare dal fatto che non si celebra in concomitanza con la morte ma molti mesi dopo il trapasso. Due eventi che non si possono raccontare in poche righe. Forse le foto che scorrono possono renderne una vaga idea.

A Yaoundé, invece, duro lavoro. In 3 settimane, sono passato dai banchi di prima media alla cattedra della commissione di esame che, per conto dell'Ambasciata e delle università italiane, prova la conoscenza della nostra lingua agli studenti camerunesi desiderosi di trasferirsi a studiare in Italia. E non per il blasone del nostro sistema universitario ma, udite udite, perché, nonostante Bossi e Maroni, l'Italia è di gran lunga il Paese europeo più facilmente raggiungibile, almeno dagli studenti. Beh! dove non è riuscita la Lega ci abbiamo pensato noi: li abbiamo bocciati quasi tutti.

Mi hanno lasciato in capitale di ritorno dall'ovest, non senza esserci imbattuti nella corruzione dilagante nella polizia locale. Nel traffico di Yaoundé chiedevamo indicazioni sulla strada per il CASS e tutti dicevano: “tout droit, tout droit” e noi dritti fino a finire su 50 m. di strada, in pieno centro città, percorribili solo dal presidente della repubblica. Non l'avessimo mai fatto: il pikup è stato circondato da una decina di poliziotti, in un batter d'occhio ci siamo trovati senza passaporti in una sorta di squallido ufficio con la minaccia di essere arrestati se non avessimo immanentemente pagato 12.000 franchi. Ingenuamente le ragazze pensavano alla multa, io, un pochino più scafato, ho capito subito che di bustarella si trattava, nessuna ricevuta ci spettava.

A Yaoundé non poteva mancare l'embuttiliage. Ed è stato un bello spavento. La strizza di rimanere schiacciati da un gigantesco caterpillar che se l'era presa col taxi su cui ero scomodamente seduto. La gigantesca macchina faceva ondeggiare minacciosamente la sua benna, dopo averci chiuso ogni via di fuga, a pochi centimetri dai miei occhi increduli e dal mio corpo bloccato da 2 corpulenti negroni, anch'essi esterrefatti e paralizzati dalla paura. Poi la decisione di catapultarsi fuori, lasciando finalmente anche a me la via di fuga dal taxi divenuto d'un tratto un'automobilina di latta.

Intanto all'ospedale è arrivato un prigioniero in fin di vita: l'emoglobina a terra. Come bravi samaritani io, Marta ed Elisa ci siamo presentati per verificare la compatibilità del nostro sangue. Prelievo, esame e.... Elisa, che era la più titubante, è risultata essere compatibile: A positivo. Scoppia a piangere; se la sta facendo sotto, abbiamo pensato. No era l'emozione di poter contribuire a salvare una vita, una vita di cui nessuno, neppure i famigliare più stretti si interessava. Giorni dopo abbiamo saputo che il prigioniero in fin di vita non ce l'aveva comunque fatta.

12.12.10 Sesto: TRASPORTI

Tra i mezzi di trasporto più utilizzati, il moto taxi occupa un posto d'onore. Moto di costruzione cinese (il peggio del made in China), guidate da “tassisti” quasi sempre privi di qualsiasi permesso all'esercizio del mestiere, trasportano da uno a 4 passeggeri appollaiati tra serbatoio e portapacchi. Contrattando, a volte, puoi ottenere la moto a nolo. La prima volta lo ha fatto il giardiniere Pier per me. Poi, io, lui e Elisa ci siamo avviati su una bella collina poco fuori Mbalmayo. Durante la sosta, la precaria leva del cambio, si è lasciata cadere sul terreno. Per fortuna avevo lasciato il mezzo in prima, ciò ci ha permesso di ripartire, ma vi lascio immaginare gli sguardi attoniti e ilari di chi vedeva 2 bianchi e un nero percorrere la decina di chilometri di pista sempre in prima, col motore che urlava la sua disperazione. Il secondo nolo a Limbè, una delle 2 principali località marittime camerunesi, distesa su una lunga spiaggia di lava finissima color mogano ai piedi del monte Cameroun che, costantemente avvolto dalle nuvole, non ci ha mai svelato le sue forme alte più di 4000 m. Abbiamo invece goduto della vista del piccolo Cameroun; 1700 m di profilo famigliare: quello del Legnone. Guardandolo, anziché a mollo nell'oceano, mi sembrava di essere nelle acque lariane di Colico.

Ma torniamo alla moto. Memore della precedente esperienza, ho esplicitamente chiesto una moto buona: “Bien sur, une moto nouvelle” è stata la pronta risposta. Non so quanti anni potesse avere, ciò che è certo è che era senza freni: ho dovuto lavorare di freno motore come non mai. Comunque la moto ci ha portati sino all'attacco di un sentiero che, dopo circa un'ora e mezzo di cammino in una foresta fittissima e vergine, ci ha condotto al “Lac Cratere”. Un lago formatosi in un antico cratere non distante dal mare. Faticoso, ma emozionante. Il tutto insaporito dal passaggio da una piccola caserma sulla spiaggia, dimora di 5 marines camerunesi che, armati di mitra, ci sono venuti incontro minacciosi. Sono li perchè le relazioni con la Nigeria non sono delle migliori e la vicinanza del confine impone sorveglianza accresciuta.

New entry tra i mezzi di trasporto, sua maestà il car merita una menzione particolare. E' il modo più utilizzato (quasi sempre l'unico) e il più economico per i tragitti da città a città. Vi si viaggia pigiati come sardine (2 persone per sedile e i numerosi bambini non contano, stanno sempre in braccio alla mamma), gli odori di sudore, gas di scappamento e cibo si mescolano in un tanfo che, se sulle prime è nauseabondo, poi ti lascia del tutto indifferente. Non mi abituo solo al fumo acre e nerissimo degli scarichi senza marmitta dei mezzi“rottamati” in Europa per rinascere a nuova vita in Africa. Resto seduto un po' di sbieco, per ore e ore, schiacciato tra corpulenti africani il cui grasso prende la forma degli spazi vuoti tra corpi, sedili e vani del car. Ad ogni sosta nugoli di venditori assalgono il piccolo bus carichi dei loro prodotti commestibili. E, bene o male, qualche acquirente lo trovano sempre: anch'io, per rompere la monotonia del viaggio, mi sono lanciato in acquisti variegati e ho mangiato cibi non ben identificati. A proposito di cibi, ho pranzato con la viper. Serpente dalle dimensioni che nulla hanno a che vedere con la vipera di casa nostra; ha gusto, consistenza e colore che si avvicinano a quelli del coniglio; pelle e forma, no.

Per 2 volte ho guidato la Yamaha 125 cross in dotazione al progetto di prevenzione e depistage della SIDA. Sulle piste di polvere rossa, attraverso i villaggi disseminati nella foresta, con gli abitanti che corrono a vedere il mono cilindro scoppiettante, la sensazione di libertà è palpabile. Unico problema la polvere rossa, bella da vedersi spalmata sulle piante circostanti, ma fastidiosissima spiaccicata su viso, collo, denti, polmoni, alveoli.

05.01.11 settimo: L'AFRICA IN MINIATURA

Africa in miniatura: questo è l’appellativo con cui ci si riferisce spesso al Cameroun. Infatti, questo Paese, racchiude in se quasi tutti gli ambienti africani. Ho potuto verificare l'appellativo in occasione del viaggio al nord fatto durante le vacanze. A dire il vero ho temuto di non poter prendere parte alla spedizione sino al giorno di Natale: dal 22 al 24 sono stato male. Nausea forte e febbre i sintomi. “Forse qualcosa che hai mangiato che ti ha fatto male o forse malaria”, la diagnosi del dottor Paolo. La cura, a scanso di equivoci, quella per la malaria. Ho l’impressione che qui tutto si curi per palu.... poi “se non guarisci si indaga”.

Comunque a Natale nausea e vomito mi hanno lasciato e il 26 sono potuto partire. Car da Mabalmayo a Yaunde; poi treno dalle 18.00 alle 10.15 del 27 sino a Ngaundere; poi di nuovo car sino a Garoua, ove siamo giunti verso le 16.00.

Il 28 bellissima gita poco fuori Garoua. In piroga sul fiume Benoue raggiungiamo una splendida spiaggetta. Nel mezzo del fiume a circa 80 m. da noi una numerosa famiglia di ippopotami si gode la frescura nuotando tranquillamente sotto il sole ancora caldo del tardo pomeriggio. La nostra guida inizia a chiamare Africa. Un grosso ippopotamo lentamente lascia il resto del gruppo e, seguito dal suo cucciolo gigantesco, si avvicina a noi con tutta la sua immensa massa di carne e muscoli sino a raggiungerci a riva. Con grande emozione siamo chiamati a dargli da mangiare e accarezzarlo. Un esperienza da provare.

Il 29 partenza di buon mattino, meta Rumsiki. Il paesaggio si mostra subito nella sua selvaggia bellezza e diversità: la savana ha preso il posto della foresta. Anche la gente è diversa. Fisicamente più simili alle popolazione dell'Africa sahariana, è molto meno caciarona rispetto i connazionali del sud. Vestono abiti coloratissimi in stile mussulmano, che qui è la religione prevalente.

Lungo il cammino verso Rumsiki, colline di massi neri levigati, in apparente equilibrio precario, si alternano a campi di cotone e miglio: veramente tutto molto african style.

A Rumsiki dormiamo nella spartanissima missione di don Angelo, don Alessandro e don Corrado: 3 preti valtellinesi distaccati sulle montagne africane. Don Angelo, il decano, è qui da 10 anni; distilla liquori di erbe locali che offre agli ospiti di passaggio con fierezza: sinceramente ho bevuto di meglio.

Il giorno seguente di buon mattino partiamo per un lungo tragitto che, tra mercatini di villaggi sperduti tra le montagne e piste malconce, ci conduce sino al parco di Wasa (il più noto del Cameroun) vicino al confine con il Ciad. Alle 7.00 del 31 dicembre siamo all'ingresso. La guida che ci viene affidata sembra uscita da una di quelle foto dell'800 che ritrae cacciatori bianchi con l'immancabile guida locale e il leone ai loro piedi. La sua arma un cannocchiale rotto e vecchio più di lui. La giornata è fruttuosa. Avvistiamo antilopi, scimmie, elefanti e giraffe.

Si il Cameroun, con le sue foreste equatoriali, le montagne, il vulcano (che supera i 4000 m. e gli da il nome), l'oceano con le sue belle spiagge e la savana che quasi sfocia nel deserto, con le sue 250 etnie con proprie lingue, usi e costumi, può a pieno titolo definirsi l'Africa in miniatura.

CONCLUSIONE

La valigia è pronta, io molto meno. Partire è un po' morire recita una canzone che ho imparato qua e io, da questo punto di vista, sono più morto che vivo. I tre mesi passati in Camerun sono stati un regalo grande che Dio e il COE (in particolare Rosella, che ha reso possibile l'esperienza) mi hanno fatto.

Concludo semplicemente con queste parole che ben esprimono il mio sentire attuale.

Cerco quiete nel movimento continuo; senza tregua. Alla scoperta della magia che si svela e si nasconde. Ovunque trovo spazi e assenze, desiderio di altrove o, meglio, desiderio di AMORE.

 

 
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CANTICO DELLE CREATURE

 

IN EQUILIBRIO

Secondo molte medicine gli uomini sono creati per vivere e per funzionare in armonia con se stessi e con il loro ambiente. Ogni persona e quindi l'intera collettività influenza lo spazio intorno e al tempo stesso ne viene influenzata. Ogni individuo e tutta l'umanità nel suo insieme hanno pertanto la possibilità di elevarsi, facendo evolvere la creazione. La corrispondenza tra uomo e natura è la condizione necessaria per la salute e quindi deve essere abbandonata la credenza che l'io sia un tutto unico separato dagli altri organismi.

 

LE NUOVE FRONTIERE DEL CAMBIAMENTO

La missione mondiale dei Verdi è sempre più quella di diffondere consapevolezza e di cambiare le politiche e gli stili di vita per costruire un’alternativa culturale, etica, economica e sociale in armonia con i cicli naturali. Ciò è condizione essenziale non solo per salvare il pianeta ma anche per  garantire il benessere dei cittadini, sempre più minacciato da una crescita quantitativa incontrollata.
Quella che ci proponiamo è la politica della qualità e dell’armonia, di un benessere vero non minacciato dall’inquinamento, dagli sconvolgimenti climatici dalle guerre e dalle ingiustizie.

 
 
 
 

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