I RISULTATI DELLE ELEZIONI POLITICHE A MADDALONI

Post n°32 pubblicato il 11 Aprile 2006 da verdimaddaloni.it

CLICCA QUI E VAI AL SITO DEL COMUNE DI MADDALONI

BUON RISULTATO PER NOI VERDI:

CAMERA ..........   782 VOTI  (3,6%)

SENATO ..........   441 VOTI  (2.6%) 

_________________________________

CONSIDERANDO CHE E' LA PRIMA VERA USCITA!!!!?????!!!!!

 
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Qualcosa comincia a muoversi (???)

Post n°29 pubblicato il 29 Marzo 2006 da verdimaddaloni.it
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Il Genio civile non ha rinnovato l'autorizzazione alla General Sindes Spa per la coltivazione della cava di Maddaloni

Anche in questo caso la stampa e gli interessati hanno tirato in ballo la storia dei posti di lavoro persi. E' una bufala visto che per legge le cave in aree sottoposte a vincoli non potevano avere più l'autorizzazione a coltivare e quindi non potevano esserci operai addetti a tale mansione.

Di seguito sono riportati appunti sparsi sulla legislazione in materia di cave in particolare della regione Campania, martoriata dalle attività estrattive.

La legge della Regione Campania del 13 dicembre 1985, n.54, ha stabilito una disciplina transitoria per le cave già in essere (articolo 36), prevedendo per il suo coltivatore la necessità di dotarsi dell'autorizzazione regionale. La disposizione, però, ha chiaramente stabilito il diniego dell'autorizzazione (art. 36, terzo comma, legge della Regione Campania n. 54 del 1985). L'art. 7 della stessa legge regionale ha previsto il diniego dell'autorizzazione per l'apertura di nuove cave ove si sia in presenza di divieti, stabiliti da leggi regionali e nazionali o dagli strumenti urbanistici comunali, e di vincoli, stabiliti ai sensi delle leggi 1 giugno 1939, n. 1089, 29 giugno 1989, n. 1497, 8 agosto 1985, n. 431.

Alla luce delle disposizioni della legge regionale della Campania, l'attività di coltivazione delle cave in zona sottoposta a vincolo urbanistico, paesaggistico, idrogeologico e archeologico, è infatti rigorosamente vietata e mai potrebbe formare oggetto di autorizzazione.

Consiglio di Stato, sez. VI, 28 ottobre 2002, n. 5894

La nostra speranza è che gli imprenditori interessati prendano in considerazione la possibilità di riordino delle aree estrattive e pongano in essere progetti di riconversione per dare continuità ai loro profitti e per contribuire al recupero del nostro territorio ormai al collasso ambientale.


 
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QUI CI VOGLIONO I VERDI

Post n°28 pubblicato il 22 Marzo 2006 da verdimaddaloni.it
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da Diritti & diritti

MINIERE,CAVE E TORBIERE

ABUSI E SANZIONI

La legge n. 54 del 1985 della Regione Campania, sulla “coltivazione di cave e torbiere”, ha valutato gli opposti interessi in conflitto (riferibili alla “rigorosa salvaguardia dell’ambiente” ed al “corretto uso delle risorse”: art. 1) ed ha previsto la regola generale per cui “la coltivazione dei giacimenti in disponibilità dei privati o di enti pubblici è subordinata ad autorizzazione” (art. 4, secondo comma): a regime, l’autorizzazione costituisce l’unico titolo per la coltivazione di tali giacimenti (art. 4, terzo comma). In un ottica di valorizzazione del piano regionale del settore estrattivo, il primo comma dell’art. 35 ha previsto un temporaneo divieto di rilascio di “autorizzazioni per aperture di nuove cave”. Per le “cave in atto”, l’art. 36 ha consentito la prosecuzione della relativa attività di coltivazione, purché: - esse risultassero già in esercizio alla data dell’8 gennaio 1986, in conformità alle previsioni del D.P.R. 9 aprile 1959, n. 128, e a seguito della prescritta denuncia al Comune e alla Regione Campania; - fosse presentata (entro il termine di sei mesi) una ‘domanda di proseguimento’, unitamente alla documentazione prevista dal precedente art. 8 e al rispetto di altre formalità. In particolare, il terzo comma dell’art. 36 ha disposto che la domanda di autorizzazione alla prosecuzione delle “cave in atto” (per il cui esame non è stato previsto un limite temporale) poteva essere respinta “quando l’attività estrattiva risulti in contrasto con i vincoli urbanistici, paesaggistici, idrogeologici ed archeologici derivanti da altre leggi nazionali o regionali”. In tal modo, in presenza delle formalità ivi previste e in attesa del formale provvedimento di autorizzazione, l’art. 36 ha consentito la prosecuzione dell’attività già legalmente esercitata in precedenza (senza alcuna possibilità di autorizzare l’ampliamento del perimetro). Come si evince dai lavori che hanno preceduto l’approvazione della legge n. 17 del 1995 (e in particolare dalla relazione assessorile, allegata al processo verbale della seduta della giunta regionale del 29 dicembre 1993), nella prassi amministrativa è poi avvenuto che: - non sono stati conclusi formalmente i procedimenti attivati dalle domande proposte in base all’art. 36 della legge n. 54 del 1985 (in tal modo non acquisendo rilevanza concreta i vincoli); - non vi è stata la repressione delle indebite attività di coltivazione di particelle non dichiarate nelle denunce a suo tempo presentate ai sensi del D.P.R. n. 128 del 1959, ma inserite per la prima volta nella denunce ‘di proseguimento’ previste dall’art. 36 (e rispetto alle quali trovava applicazione il ‘divieto di apertura di nuove cave’, sancito dall’art. 35). La legge n. 17 del 1995 ha aggiunto - alla legge n. 54 del 1985 - l’art. 38 ter, il quale: - al comma 1, ha fissato il termine del 31 dicembre 1995 per l‘adozione del piano regionale delle attività estrattive; - al comma 2, ha previsto che, sino all’entrata in vigore del piano, “il perimetro delle attività estrattive oggetto di istanze di prosecuzione della coltivazione delle cave in atto secondo quanto previsto dall’art. 36 della presente legge, fermo restante la possibilità di proseguire l’attività estrattiva in approfondimento sull’area già interessata dai lavori di escavazione, può essere modificato per consentire il recupero ambientale di tutta l’area di cava a condizione che venga inoltrata, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, apposita istanza”; - al comma 3, ha previsto i presupposti per la modifica del perimetro, in particolare disponendo che “possono essere utilizzate aree adiacenti al perimetro di cava fino al 30% della complessiva superficie adiacente e non superiore al 20% dell’area di cava ovvero del complesso estrattivo legittimamente interessato all’attività di coltivazione per i fronti di cava che hanno bisogno di una maggiore superficie necessaria per il corretto recupero ambientale”; - al comma 4, ha disposto che “la modifica del perimetro … è sottoposta alle condizioni di cui appresso”, tra cui la presentazione di una documentata istanza “ai sensi dell’articolo 8 della presente legge” (lett. b) e la conformità ad un “progetto – programma redatto ai sensi dell’articolo 8, comma 2, lettera f) della presente legge” (lett. d); - al comma 5, ha fatto salvi “gli atti amministrativi depositati ai fini dell’istruttoria tecnico-amministrativa di domande presentate dagli interessati anteriormente all’entrata in vigore della presente legge che risultino ancora con essa compatibili ed aventi ad oggetto lo sviluppo dell’attività”. Ad avviso della Sezione, le riportate disposizioni dell’art. 38 ter: - non hanno consentito la materiale modifica del perimetro delle attività estrattive (già oggetto di precedenti istanze di prosecuzione), sulla base della mera istanza prevista dal comma 4, lett. b); - hanno disposto che tale materiale modifica possa avere luogo solo nel caso di rilascio della formale autorizzazione, prevista dall’art. 8 della legge n. 54 del 1985, in presenza dei relativi presupposti, in coerenza col piano regionale delle attività estrattive e nell’ambito del perimetro tassativamente individuato dalla Regione; - impongono di qualificare come abusive, in assenza della autorizzazione, le attività di coltivazione eccedenti il perimetro preso in considerazione dall’art. 36 della legge n. 54 del 1985. Tale interpretazione si fonda sulla ratio e sul testo dell’art. 38 ter, poiché: - come emerge dai lavori preparatori della legge n. 17 del 1995 (e come ha puntualmente evidenziato la sentenza impugnata), il legislatore regionale del 1995 ha inteso maggiormente salvaguardare l’ambiente, sottoponendo a una più stretta vigilanza l’attività di coltivazione, anche quando si tratti di attività connessa al recupero ambientale; - la legge n. 17 del 1985 nulla ha innovato sul divieto di apertura di nuove cave, sancito dall’art. 35 della legge n. 54 del 1985;  - l’art. 38 ter, al comma 4, ha richiamato in più punti l’art. 8 della legge n. 54 del 1985, disponendo che la coltivazione di ulteriori aree (rispetto a quelle interessate dalla normativa transitoria di cui all’art. 36 della legge del 1985) sia consentita solo a seguito della valutazione della specifica istanza e del relativo progetto-programma; - la verifica della sussistenza delle “condizioni” previste dal comma 4 dell’art. 38 ter implica necessariamente l’emanazione di un provvedimento amministrativo; - il legislatore regionale non ha previsto una ipotesi di silenzio assenso o di denuncia di inizio lavori e non ha disciplinato (come era avvenuto per l’originario art. 36 della legge n. 54 del 1985) una ipotesi di ‘prosecuzione’ (per definizione assente nel caso di istanza di ampliamento del perimetro di cava). In base all’art. 38 ter, l’Amministrazione deve quindi valutare se, per preminenti ragioni di recupero ambientale di tutta l’area di cava e per evitare fenomeni di dissesto, vada accolta la domanda di autorizzazione di ampliamento del perimetro, rispetto a quello in precedenza legittimamente interessato dall’attività (sulla base di un esercizio motivato di un potere discrezionale, fondato sulla esclusiva finalità del recupero ambientale). In altri termini, la società che svolge l’attività di coltivazione della cava non può motu proprio ritenere idoneo il progetto di risanamento e considerare sussistenti i presupposti per l’attività di coltivazione in ampliamento, ma deve al riguardo formulare la relativa istanza, aspettando l’esito del relativo procedimento.

 

Il primo comma dell’art. 26 della legge della Regione Campania n. 54 del 1985 dispone che la sospensione può essere disposta “quando si verifichi l’inosservanza delle prescrizioni del provvedimento” e “quando siano necessari ulteriori accertamenti in vista dell’adozione di un provvedimento di decadenza o di revoca”: legittimamente la Regione ordina la sospensione quando risulta che l’esercizio della coltivazione riguardi particelle rispetto alle quali l’attività vada considerata abusiva. In base a tale norma, l’accertamento dei non consentiti lavori in ampliamento costituisce un elemento tale da condurre alla decadenza del titolo abilitativo (ancorché provvisorio e in attesa del provvedimento formale) e comporta la sospensione dei lavori nel loro complesso, non solo di quelli abusivi, ma anche di quelli rispetto ai quali può essere disposta in seguito la formale decadenza.

 
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Post n°27 pubblicato il 21 Marzo 2006 da verdimaddaloni.it
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clicca qui e potrai leggere il secondo numero di verdimaddaloni.it

 
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Chiesa e politica: non possiamo tacere...

Post n°25 pubblicato il 21 Marzo 2006 da verdimaddaloni.it

Anche se per noi Verdi di Maddaloni la Chiesa non deve interferire con la laicità dello Stato questa lettera, scritta da un Monsignore, appalesa come da più parti politiche viene strumentalizzata l'etica cristiana e più in generale la fede religiosa.
Inoltre sottolineamo la sfilza di leggi elencate nella missiva che sono state emanate da questo governo in pieno disaccordo con l'etica cristiana.
 
08 marzo 2006
Chiesa e politica: non possiamo tacere...
Lettera aperta all'On. Bondi
In questi giorni è arrivato nelle parrocchie, comunità religiose, gruppi e movimenti, un opuscolo di Forza Italia in cui si presentano "I frutti e l'albero" con la dicitura:"Cinque anni di Governo Berlusconi letti alla luce della dottrina Sociale della Chiesa".
Come credenti da sempre impegnati nelle nostre comunità non possiamo tacere lo sconcerto e lo stupore per questa pubblicazione.
Non ci sembra che in questi ultimi tempi ci siano state date indicazioni sul ricompattamento dei cattolici in politica.
Vorremmo mantenerci attenti e 'inquieti' (come diceva don Mazzolari), appassionati alla vita reale e quotidiana. Un quotidiano che ci lega ai poveri, alla vita delle nostre famiglie, alla vita dei giovani, alla storia degli stranieri, alla fatica degli educatori, alle attese delle donne, all'impegno della società civile, alla testimonianza delle nostre comunità, all'ambiente che ci accoglie e alla terra che ci nutre, alla dignità di ogni cittadino, alla vita di tutte e di tutti.
Questo è quello che vorremmo, e questa appassionata inquietudine ci nasce dal confronto col Vangelo, con la Buona Novella per i piccoli, per i poveri, per gli ultimi, per l'umanità.
Questo è il nostro punto di vista.
Non possiamo accettare che alcun partito si presenti come garante della Dottrina Sociale della Chiesa. Non si può accettare anche alla luce delle indicazioni che ci sono venute dall'Encilica di Benedetto XVI, Deus Caritas Est, che distingue nettamente il ruolo della Chiesa e il ruolo della politica.
Lasciateci liberi, nella nostra intelligenza di credenti, cittadini ed elettori. Abbiamo visto, valuteremo e sapremo esprimerci. Non è questione di schieramenti, sia ben chiaro, la Chiesa non ha lo scopo di definire esplicitamente voto o orientamento politico ma di servire, alla luce del Vangelo, l'umanità che gli è stata affidata.
Non si tenti di comprarci. Rispettate la nostra libertà di coscienza.
Per questi motivi abbiamo pensato di scrivere questa lettera aperta all'onorevole Bondi.

8 marzo 2006

+ mons. Tommaso Valentinetti, Presidente di Pax Christi------------------------------------------------------------------------
LETTERA APERTA
all'On. SANDRO BONDI
Forza Italia

Camera dei Deputati
Palazzo Montecitorio
00186 ROMA

Onorevole Bondi,

abbiamo ricevuto l'opuscolo "I frutti e l'albero, cinque anni di governo Berlusconi letti alla luce della dottrina sociale della Chiesa" che, riteniamo, sia stato inviato a tutte le parrocchie e le comunità religiose in Italia. E' giunto anche alla nostra Casa per la Pace in Firenze.
Non possiamo nascondere lo stupore o meglio, la nostra indignazione, non perchè lei ci ha inviato pubblicità elettorale, cosa legittima e che molti fanno, ma per aver avuto l'ardire di affermare che molti provvedimenti dell'attuale Governo sono in "forte consonanza con la dottrina sociale della Chiesa".
Si potrebbe e si dovrebbe discutere a lungo delle scelte di questo Governo ben più disinvolte di quelle indicate nell'opuscolo come fedeli alla Dottrina Sociale della Chiesa .... E facciamo solo alcuni esempi. Le leggi ad personam, il mancato provvedimento per i detenuti (nonostante le 26 interruzioni con applausi durante l'intervento di Giovanni Paolo II in Parlamento che chiedeva un atto in quella direzione), impoverimento di molte persone, legge Bossi-Fini (più repressiva che altro: dalla relazione della Corte dei conti per l'anno 2004, le spese per "misure di sostegno" risultano pari a 29.078.933 euro contro i 115.467.102 euro per quelle di contrasto, fra cui rientrano i costi per i cosiddetti CPT - Centri di permanenza temporanea), il mancato sostegno alla cooperazione internazionale (siamo l'ultimo tra i Paesi donatori Ocse, con lo 0,15% del PIL per il 2005), la riduzione drastica del Fondo per lo Sminamento Umanitario, l'incremento inarrestabile delle spese militari (una spesa pari a 478 dollari pro-capite annui, a fronte di appena 545 euro per stato sociale, contro i 1.558 di media UE), il sostegno alla guerra in Iraq motivata con continue menzogne, il tentativo di modificare la legge 185 e di impedire il controllo parlamentare del commercio delle armi, il mancato finanziamento e sostegno ai giovani in Servizio Civile (malgrado la Corte Costituzionale abbia stabilito che sia il servizio civile che quello militare concorrono alla difesa della Patria, al primo si assegnano 224 milioni di euro, ed al secondo 19.021 milioni di euro, più 1.200 milioni di euro per le missioni militari e vari fondi fuori bilancio della difesa per nuovi sistemi d'arma), la mancata cancellazione del debito dei paesi poveri (a cinque anni dalla storica assunzione di responsabilità nell'anno del Giubileo, inoltre, l'Italia può "vantare" di non avere nemmeno rispettato gli obblighi derivanti dalla legge 209/2000, che prevedeva una cancellazione di 6 miliardi di euro, mentre ad oggi ne sono stati cancellati solo 2,5 miliardi) e molte altre cose tra cui, cosa non secondaria, il coinvolgimento di autorevoli personaggi nella tristemente nota Loggia massonica P2. Ma non è solo di questo che ora vorremmo parlare.
Ci indigna l'arroganza, la mancanza di pudore, la presunzione nel presentarsi come interpreti fedeli del magistero, della Dottrina Sociale della Chiesa e delle radici cristiane; l'uso strumentale dei riferimenti religiosi per il proprio potere; il tentativo di blandire gli interlocutori con sdolcinati riferimenti al magistero della Chiesa.

E' un'offesa alla serietà della politica. E' un'offesa alla Dottrina sociale della Chiesa.
E, se permette, è un'offesa anche alla intelligenza degli elettori, e quindi anche nostra. Se vuole far campagna elettorale non utilizzi a proprio uso e consumo i riferimenti religiosi, cosa che purtroppo capita spesso a qualche autorevole esponente del suo gruppo politico.
In conclusione le proponiamo un testo che può aiutare tutti nella riflessione e nella conversione. Essendo stato scritto nel V secolo dopo Cristo, è al di sopra di ogni sospetto:

"Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga..., non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro". (Ilario di Poitiers, V sec. d. C.)

Pax Christi Italia

 
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VERDI 2099

Post n°24 pubblicato il 14 Marzo 2006 da verdimaddaloni.it
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clicca su questo link e vedrai VERDI 2099

 
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Attività estrattiva non consentita General Sindes

Post n°23 pubblicato il 10 Marzo 2006 da verdimaddaloni.it
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di Franco D'Angelo - da denaro.it

Il Genio Civile lo scorso 3 dicembre ha avviato il procedimento di revoca dell’autorizzazione all’attività estrattiva di cui è titolare la società General Sindes spa. Ma l’azienda, che fa parte del gruppo Caturano, ed estrae materiali inerti di natura calcarea in località San Michele e Creta, nel comune di Maddaloni, rivolge un appello alle istituzioni, affermando che l’iniziativa è destinata a “compromettere l’andamento e la vita stessa dell’azienda (che nel 2005 ha fatturato 25 milioni di euro ed occupa attualmente centosette addetti)”, portandola alla chiusura.

Il settore provinciale del Genio civile avvia il procedimento di revoca dell’autorizzazione all’attività estrattiva di cui è titolare alla società General Sindes spa. Ma l’azienda, che fa parte del gruppo Caturano, ed estrae materiali inerti di natura calcarea in località San Michele e Creta, nel comune di Maddaloni, non ci sta: dichiara guerra al funzionario regionale che dirige l’ufficio ed investe della questione una serie di autorità più o meno competenti in materia (presidenza del Consiglio dei ministri; ministeri dell’Ambiente, delle Attività produttive, dell’Interno; presidenza della Regione; assessorato regionale alle Attività produttive; Procura generale; Prefetto).
“Il 6 aprile 2005 — si legge nella nota — la società General Sindes ha presentato rituale domanda di rinnovo dell’Ose (Ordine di servizio per l’impiego di esplosivi), ma il funzionario responsabile del settore Genio Civile di Caserta, Vincenzo Di Muoio, ha manifestato la sua opposizione, dichiarando che la volontà concordemente manifestata dagli enti preposti anche nel corso di incontri tenutisi presso la Prefettura di Caserta è quella di chiudere le cave. Indirizzo questo che gli imporrebbe di negare ogni permesso estrattivo e di scandagliare tutta l’attività pregressa per ricercare ogni possibile motivo di contestazione”.
E successivamente, in data 3 dicembre 2005, il Genio civile comunica l’avvio ufficiale del procedimento di revoca dell’autorizzazione all’attività estrattiva.
Un’iniziativa questa che — secondo la proprietà — è destinata a “compromettere l’andamento e la vita stessa dell’azienda (che nel 2005 ha fatturato 25 milioni di euro ed occupa attualmente centosette addetti)”, portandola alla chiusura.
Di qui la richiesta tendente ad accertare “se e quale ente superiore, ovvero se e quale persona, di sua iniziativa abbia direttamente o indirettamente invitato Di Muoio ad attivarsi al fine della chiusura della cava, dal momento che nessuna legge consente ciò, ed anzi le norme in vigore tutelano l’attività produttiva nel settore”.  

15-02-2006

 
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Le cave a Caserta

Post n°18 pubblicato il 15 Febbraio 2006 da verdimaddaloni.it

Avete visto le foto satellitari delle cave intorno alla nostra città?

E' una vergogna!?! E quelle riportate sono solo una parte.

Noi siamo per la chiusura delle cave su tutto il territorio della provincia e per la loro delocalizzazione.

Non per la sindrome Nimby (not in my backyard) ma perchè i nostri monti, i Tifatini, hanno dato fin troppo così come hanno dovuto subire i cittadini le polveri e gli scempi del territorio per oltre 30 anni.

Siamo per la riconversione delle cave, dove possibile vogliamo la completa riforestazione nelle altre vogliamo che amministrazioni e cittadini possano condividere progetti e idee per la realizzazione di opere, o semplicemente altre industrie, "eco-compatibili" a beneficio di tutti. Per tutti intendiamo anche i lavoratori di queste aziende che vengono tirati in ballo ogni volta come scudo per coprire gli interessi di pochi (aziende e politici "consensienti"). Ci  rivolgiamo quindi ai lavoratori e a loro diciamo che prima o poi le cave andranno chiuse (a meno che non ci sia un piano occulto per radere al suolo la catena del Tifata! ;)) e che quindi è bene anche per loro chiamare al tavolo le proprietà, assistiti dalle associazioni, dai sindacati, dalle istituzioni e dai partiti adesso per programmare il loro reimpiego nelle attività che dovranno sostituire l'attuale estrazione calcarea.

I Verdi di Maddaloni

 
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Cementir 6

Post n°14 pubblicato il 02 Febbraio 2006 da verdimaddaloni.it
Foto di verdimaddaloni.it

 
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Cementir 5

Post n°13 pubblicato il 02 Febbraio 2006 da verdimaddaloni.it
Foto di verdimaddaloni.it

 
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Cementir 4

Post n°12 pubblicato il 02 Febbraio 2006 da verdimaddaloni.it
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