Vertigine

Presa di coscienza


 Immagini, brevi fotogrammi, minuscoli flash di vita quotidiana che piovono all’improvviso sulla speranza mai abbandonata di rivivere, anche solo per un momento, quelle sensazioni vecchie di qualche anno ma saldamente ancorate alla memoria più profonda. Accade per caso di atterrare sulla realtà. Di solito accade in un giorno qualunque, quando meno te l’aspetti. Combinazioni che resteranno per sempre senza una spiegazione: un colpo di spugna alla speranza nel giorno stesso in cui riaffiora una presenza per la quale la speranza non era neppure mai nata. I vecchi direbbero: chiusa una porta, si apre un portone. Io, pessimista fino all’inverosimile, penso invece che è sempre stata giusta la mia ambizione di sperare in quel poco di poco certo, piuttosto che in quel tanto di incerto. Osare non è mai stato il mio forte. Troppo faticoso, e troppo timore di cadere. Insicurezza. Quella che nessuno conosce, quel lato di me che continua a rimanere nascosto, quell’aspetto che viene continuamente soppiantato dalla necessità di dimostrare, di prevalere, di essere. Se guardo indietro, vedo una ragazza piena di sogni e di speranze, concentrata ad arrivare al traguardo. Se mi guardo oggi, vedo una donna trasformata dal lavoro, consapevole che un momento di debolezza può rivelarsi fatale. Sono sfiancata da questa perenne lotta contro me stessa e contro tutti, contro quello che sono e quello che vorrei essere, contro quello che ho e quello che non ho più. Vivo in solitudine il mio profondo fondo. Solo mio. Mio.