Vertigine

Senza lavoro a caccia di un lavoro inventato, qualche idea


Entro tre anni, saranno quasi due milioni, a Cuba, i dipendenti statali che resteranno senza lavoro. Licenziati dal governo che ha varato un pacchetto di riforme con ripercussioni pesanti su occupazione e famiglie. Lo spirito cubano non si è lasciato abbattere da prospettive a dir poco inquietanti fatte di disoccupati e miseria. In tanti si sono già organizzati e si sono inventati un numero impressionante di lavori – riconosciuti all'albo sono attualmente 178 – con l'unico obiettivo di tirare avanti. Non stupitevi, dunque, se capiterete a Cuba e vi troverete ad avere a che fare con una venditrice ambulante, in abiti folkloristici, che vi chiederà una ricompensa per comparire in una vostra foto ricordo. Non esattamente un mestiere nuovo, per la verità. Ricordo tanti anni fa, in un'isola messicana, due uomini che prima si fecero fotografare, poi pretesero soldi. Un bel po'. Ma tant'è. Difficile discutere con un gruppo di messicani che ti accerchiano con aria minacciosa. Ognuno, a Cuba, cercherà di diventare imprenditore di se stesso: ad ogni angolo potremo incontrare gli sbucciatori di frutta e i ricaricatori di accendini, ma anche i foderatori di bottoni nel caso se ne avesse necessità. Dovremmo prendere esempio e fare di necessità virtù in un Paese, il nostro, ormai alla deriva. Non sarà uno scherzo, visto che ce ne sono a bizzeffe di italiani che si sono inventati un lavoro. Intanto faccio una lista dei primi lavori che mi vengono in mente: digitatore di numeri telefonici sul cellulare, inseritore di banconote stropicciate per fare benzina, insudiciatore di porte a vetri contro il rischio di andare a sbatterci, spippolatore di rosari, spingitore di ciclisti in salita, pulitore di scarpe appena finite su una cacca o un chewing-gum. Io sono pronta ad assumere un inventore di scuse per togliermi di torno tutti quelli che da mattina a sera mi rompono le balle.