Vertigine

Quando la montagna mostra il suo lato peggiore


 Ho visto la montagna muoversi. Un movimento lento ma inarrestabile. La terra che scivola giù, e minaccia come un mostro le casette a valle, graziose abitazioni costruite di fronte ad un panorama che lascia senza respiro. Movimenti più o meno impercettibili, me li avevano descritti come lievissime scosse di terremoto. Ho capito stamani che era una descrizione molto prudente. E' vero, quasi non si avverte il terreno che frana sotto i piedi, ma i segni del cedimento sulle facciate delle abitazioni e sull'asfalto infondono paura. Paura che prima o poi accada il peggio. Che la montagna non regga. Ho passato un paio d'ore tra la gente che da un momento all'altro si vede notificare un'ordinanza di sgombero e ha giusto il tempo di mettere insieme lo stretto necessario prima di andare in una sistemazione di emergenza. Qualche abito, le bambole preferite della bambina che piange e non capisce perché tutto questo trambusto e gli uomini in divisa, i gioielli appartenuti alla famiglia da generazioni, qualche foto. Mi sono chiesta cosa porterei via se toccasse a me. Boh. In ogni casa c'è una vita intera, c'è l'anima, c'è la storia, quello che siamo e che siamo stati. Ho visto anziani salire in macchina con le lacrime agli occhi, baciare la porta di casa come a promettere che andrà tutto bene e che non è un addio ma solo un arrivederci. La speranza nel cuore. La maledizioni alla troppa pioggia e alla troppa neve che quest'anno non hanno dato tregua e hanno fatto del sottosuolo una specie di enorme piscina coperta che si muove e non trattiene nulla. Ingenuamente ho chiesto ad un geologo se le previsioni del tempo che annunciano cielo sereno e asciutto potranno restituire speranza e pace a quelle povere famiglie. Semmai potrebbe essere il contrario, il terreno prosciugandosi forma degli spazi, delle crepe enormi che rendono tutto ancor meno stabile di quanto sia ora. Paura.