Vertigine

Ricordo della bimba col vestito bianco e gli infradito


Da tanto tempo non mi tornava in mente l’immagine della bambina con il vestito bianco smanicato e i piedi scalzi. Chissà se è ancora viva. Solo questo mi chiedo ogni volta che penso a lei. Sono passati quattro anni e mezzo dall’unica volta che l’ho vista. Camminava in un vicolo tortuoso del suo villaggio, su un’isola sperduta al confine tra Kenya e Tanzania. La sentii piangere mentre cercavo di trovare la luce migliore per l’ennesima foto. La ricordo come se l’avessi vista ieri: i capelli scuri e crespi raccolti in due codine, due occhioni neri, un vestitino bianco (di quelli che finiscono in Africa dopo averli fatti indossare alle damigelle dei matrimoni), e i piedi lacerati dalle pietre e dai rovi. Lei parlava solo il swahili e non capii il motivo del suo pianto. Ricordo che mi tendeva la mano, ma non voleva soldi ma cibo. Qualcuno che l’Africa la conosce molto bene, mi aveva raccontato che dare soldi ai bambini significa condannarli ad altra fame perché con quei soldi non potranno comprare cibo. “Ma come?”, pensavo nella mia ignoranza di occidentale che nulla sapeva dell’Africa vera. Un bambino con dei soldi in mano è un bambino da derubare, non solo in Africa. Svuotai il mio zaino: un pacco di biscotti, un altro di crakers e qualche penna. Mi impressionò la bimba che masticava e piangeva. Poco distante un negozietto locale. Comprai delle ciabattine. A occhio mi parevano il numero di piede della bambina e quando gliele diedi, la vidi subito correre verso il negozietto. Tornò con degli infradito di una misura almeno quattro volte più grande della sua e in cambio mi dette un laccetto che teneva legata una delle sue codine. Non c’è nessuno che potrà insegnarmi di più.