Vertigine

Più gente c'è, più bestie si vedono


Un’altra giornata campale, una delle tante che ormai si ripetono ad altissima frequenza. Non importa, ho scelto di fare questo e questo faccio. Più o meno alle 7.00 della sera il direttore convoca tutti nella sua stanza. Dopo i primi dieci minuti di cazziate a campione e i classici diciotto/venti secondi di complimenti a tappeto, e esattamente nel momento in cui qualcuno allunga le gambe, qualcuno accenna ad uno sbadiglio, qualcuno dà un occhio all’orologio, qualcuno fa la faccia di chi ha ancora un bel po’ di lavoro da sbrigare, esclama: “Preparatevi, domani giornata di fuoco, ci sarà da farsi un culo così”. Io puntualmente mi lascio scappare il commento che va da  “strano”  a “e invece oggi” con variabili improvvisate a seconda dei neuroni che ancora non si sono spenti. Ho imparato, con il passare dei giorni, che le riunioni sono – prese per il verso giusto – un’ottima occasione per allenare la mente alla goliardia e, in generale, al divertimento. Succede, almeno a me, tutte le volte anche perché chiedo di parlare per prima per poter passare il resto della riunione ad osservare. Se dovessi dare un titolo a quelli che molti dei cani con cui lavoro chiamano “briefing”, sceglierei: “Avanti gente, più gente c’è più bestie si vedono”. Ieri sera la prima a correre allo squillo del direttore è stata G. Aveva un completo maglia lunga-fuseaux che non so dove possa averlo comprato e soprattutto quanti anni fa: nero a chiazze bianche, stile dalmata al contrario. Un completo aderentissimo, che per una di una certa età con qualche problemino di cellulite non mi pare proprio il massimo. G. un po’ la invidio, non per come è ma per come prende le cose: con leggerezza e col sorriso. Con l’entusiasmo di una ragazzina. Poi, però, ci pensa M. a riportarmi alla realtà: “Fagli seguire tre-quattro ore di un processo o fagli vedere un paio di morti a settimana, poi me lo racconti se ride ancora”. E infatti, ride G. che segue mostre di quadri, trailer cinematografici e che ogni tanto gli tocca intervistare un superfigo del cinema o della tv. Essì, che passare il tempo con bella gente aiuta a vedere tutto il mondo a colori. A me, quando va bene, mi toccano in ordine sparso disgrazie, cinesi, pregiudicati, scandali vari e malapolitica. Poi c’è C., anche lei leggiadra e soave: anche io sarei così  se tornassi a casa e trovassi un paio di colf e un marito pieno di quattrini. Poi c’è S., incazzata perennemente con tutto ciò che ha una sembianza umana e con tutto quello che anche di sfuggita somiglia al direttore.Poi c’è B., sagace, che la prima volta che ha visto il nuovo direttore, alto più o meno 1,60 ha chiesto: “L’altro mezzo quando ce lo mandano”?.Poi c’è l’altro B. che dice sì a tutto e a tutti ma poi non fa un cazzo perché il figlio è rimasto fermo con la macchina, la moglie non sta bene, la madre ha avuto una crisi isterica, il cane si è ammalato, la macchina non si è messa in moto, le chiavi di casa non si trovano, il telefonino è morto all’improvviso, il pc si inchioda ecc. ecc.A. è fantastico: ogni tre per due marca visita.Il pezzo meglio in assoluto è R. La sua flemma brasiliana è proverbiale, è uno che dopo essere stato per diversi anni di seguito in vacanza in Brasile ha scelto la qualità della vita e se ne sbatte di chi ha fretta e tanto da fare. Se ne sbatte per davvero. Ieri sera, finita la riunione a cui i partecipanti erano molti di più di quei pochi citati, ha detto: “M’importa una sega, io piglio ferie”. E oggi non c’è. Con tanto di telefonino aziendale abbandonato sulla scrivania. Grrrrrrrrrrrrande!!