IO CHE NON SONO...

La finestra.


                       Claudio si spostava silenzioso nella stanza , con scatti felini, simile a una pantera in gabbia, una strana ansia lo attanagliava, sentiva come una morsa allo stomaco, aveva un nodo alla gola, come se qualcosa cercasse di soffocarlo, si sbottonò il colletto della camicia, tentando di liberarsi, buttò giù un sorso d’acqua, ma anche quello sembrava causargli dolore allo stomaco…Le tende chiuse, di tessuto spesso e scuro, oscuravano la camera afosa, ancora pregna dell’odore dei loro corpi.Inquieto si diresse verso la finestra e scostò le tende per aprirla, quasi a cercare una via di fuga da quell’ambiente oppressivo…L’aria fresca e pungente del mattino entrò, con prepotenza, nella stanza, a  Claudio sembrò che purificasse l’ambiente…Un fascio di luce, accecante, dopo ore di buio, avvolse ed illuminò il corpo ancora addormentato di Giulia.In quello stesso istante gli occhi di Claudio si posarono su di lei, iniziò a fissarla, quasi incantato, come se non l’avesse mai guardata davvero fino a quel momento.Forse a causa dell’effetto di quella luce improvvisa, dopo tanto buio, il corpo nudo e latteo di lei sembrava risplendere, il candore della pelle si fondeva e confondeva quasi col bianco perlaceo delle lenzuola di seta su cui era adagiata Giulia.La sua mano, di tanto in tanto, si muoveva sulla seta, ma non sembrava cercare qualcosa o qualcuno, piuttosto sembrava provare piacere al contatto con quel tessuto liscio e morbido come la sua pelle…I suoi seni tondi e morbidi si muovevano lentamente, seguendo il ritmo del respiro. Lo sguardo di Claudio percorreva il corpo, leggermente sudato, di lei, ne scrutava il ventre tondo, le gambe appena un po’  piegate e poi…e poi il viso, quel viso che, di tanto in tanto, sorrideva o faceva buffe smorfie… Aveva l’aria serena di chi sa di essere nell’unico luogo in cui vorrebbe, potrebbe o dovrebbe essere…Claudio, inquieto, continuava a scrutare quel corpo di donna, assopito, assente, distante, perso in chissà quali sogni…quel corpo che soltanto poche ore prima era stato tutt’uno col suo, quel corpo che era stato rifugio, conforto, sollievo, piacere, quel corpo che, forse, non aveva neppure guardato e per questo, forse, ora gli risultava estraneo…Si sentiva quasi vittima di un sortilegio, più ne fissava le linee morbide e più non riusciva a distogliere lo sguardo, più lo fissava e ne restava quasi imprigionato, più la sua inquietudine cresceva e cresceva il desiderio di fuggire lontano, oltre la finestra, nell’aria fresca del mattino, verso la luce…Il corpo di Giulia cominciò a fare piccoli movimenti, quasi impercettibili, il viso assumeva strane espressioni,, si stava svegliando…l’ansia di Claudio aumentò, eppure desiderava che lei si svegliasse…che lo portasse via da quella solitudine…Infastidita dalla luce strinse gli occhi, poi li socchiuse appena, così poco che lui non potesse notarlo, lo guardò,  in piedi, davanti alla finestra aperta, la luce era quasi accecante, ma notò comunque i vestiti, sentì il forte contrasto tra la propria nudità e l’abbigliamento di lui…avvertì nell’aria l’inquietudine di lui…desiderò chiedere spiegazioni, avrebbe voluto aprire gli occhi, augurargli buon giorno, aveva un’inspiegabile voglia di urlare, di far notare la propria presenza, ma un timore inspiegabile la bloccò…si sfiorò con la mano sinistra il ventre, percependone la rotondità, mentre con la destra carezzava il posto vuoto accanto a sé, sentendo la freschezza delle lenzuola, di certo vuote da molto…Richiuse gli occhi e si abbandonò di nuovo al torpore del sonno, sorridendo, l’aria ancora, apparentemente, serena ma di chi, stavolta, attende…RACCONTO LIBERAMENTE ISPIRATO ALL'IMMAGINE CHE LO PRECEDE.