Creato da veuve_cliquot il 10/01/2011

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"Non mi piace la via che conduce qui e là. Non bevo alla fonte verso cui tutti s'intruppano. Detesto ciò che é comune, popolare e senza regole" Callimaco

 

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I MISERABILI

Post n°81 pubblicato il 21 Luglio 2011 da veuve_cliquot

 

 

 

 

 

Alphonse de Lamartine, commentando “I Miserabili” di Victor Hugo, fece una critica molto feroce di questo romanzo. Partendo da questa “stroncatura”, Mario Vargas Llosa, ha scritto un saggio (La tentazione dell’impossibile. Victor Hugo e i Miserabili) in cui riflette su come la letteratura possa incidere sulla realtà.

Lamartine criticava il romanzo in quanto temeva che esso potesse incoraggiare disordini e rivolte sociali e che criticando la società del tempo potesse stimolare l’odio verso l’ordine sociale, un romanzo perciò pericoloso per il popolo per il suo “eccesso di ideale”, che avrebbe potuto portarlo al “disgusto di essere popolo, cioè uomo e non Dio”. Il romanzo veniva accusato di istigare i lettori a credere che un essere umano possa raggiungere altezze morali e capacità di sacrificio o bontà santificanti.

E Vargas Llosa parte proprio da queste idee: Lamartine, criticando Hugo, alla fine lo elogia in quanto il fine di un libro, di un romanzo dovrebbe essere proprio trasportare il lettore in un mondo più coerente, più bello, più perfetto, o anche solo meno noioso o penoso di quello in cui vive. Lo scopo di un romanzo non dovrebbe proprio essere questo, cioè permettere di uscire dai confini della propria condizione, e. immedesimandosi. nei personaggi, avere una vita più ricca, più intensa o anche solo differente da quella in cui normalmente la vita ci confina, “in questo carcere di massima sicurezza che è la vita reale” (come dice Vargas Llosa) ?

 

Personalmente concordo con Vargas Llosa: le finzioni dei romanzi esistono proprio per questo, perché abbiamo una sola vita e i nostri desideri e fantasie vorrebbero averne invece mille: allora è proprio la finzione romanzesca che riempie questo divario immergendo il lettore nell’illusione. Il libro ci strappa dalla nostra realtà, bella o brutta che sia, e ci immerge in altre realtà che viviamo nella nostra mente, pur non vivendole fisicamente. Tutte le finzioni romanzesche fanno vivere ai lettori l’impossibile facendoli uscire dai confini imposti dalla loro condizione, facendoli diventare, almeno per il tempo della lettura,  altri da sé. Personalmente è quello che chiedo al romanzo e tanto più esso riesce a farlo su di me, tanto maggiore è il piacere che mi dà un libro.

 
 
 
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Perché un altro blog? Non credo che il mondo ne abbia necessità ed esso non nasce nemmeno da un mio bisogno di esprimere fatti o sensazioni personali.

Non sarà quindi né un diario personale, né una valvola di sfogo di sentimenti ed emozioni.

Scriverò di fatti, articoli di giornali, libri, frasi che mi hanno fatto pensare, ragionare, riflettere, che mi sono piaciuti o non piaciuti, che hanno risvegliato il mio senso critico e anche qualche rotellina un po' arrugginita del mio cervello.

Sarà il blog di una persona che ritiene ancora di avere un cervello pensante libero da ideologie, dottrine, fedi e prese di posizione o di campo acefale.

 

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