La Specola

ONORE


 Antica Stampa Giapponese: Samurai “Honesta mors turpi vita potior (una morte onorevole è migliore di una vita di vergogna)”. Chissà quante persone leggendo questa frase di Tacito, concordano con lui. In questa nostra società, penso pochissimi.Suona strano oggi parlare di senso dell’onore, una virtù desueta, un valore ormai non più di moda.  L’onore non è esattamente un sentimento, è qualcosa di più costruito che appartiene  a un sistema di regole sociali: è il senso della propria dignità e rispettabilità sul piano sociale. In realtà esistono due forme di onore: una esteriore che è la stima che gli altri hanno di noi; una interiore che è la stima che noi abbiamo di noi stessiUna volta per onore si intendeva una condotta di vita ispirata a onestà e integrità morale. Ma adesso che la coerenza non è più una virtù, non lo sono neppure l’onestà e la rettitudine. In effetti in una società come la nostra, dove il profitto a tutti i costi è diventato lo scopo della vita, dove l’unica vergogna che esiste è quella di non avere successo, di essere “nessuno”, l’onore non rappresenta più un valore.  L’onore è guardarsi allo specchio senza doversi vergognare. Ma se i principi morali sono assenti, se manca il termine di paragone a cui fare riferimento per il proprio agire, gli esseri umani non provano più neppure vergogna a guardarsi allo specchio.E stranamente questa parola ormai viene usata solo per indicare i mafiosi, “uomini d’onore”: essa è stata degradata al punto di rappresentare dei criminali!  Forse bisognerebbe ricominciare un po’ a riscoprire il senso di questa parola per combattere la logica dell’arricchimento a qualunque costo, per riscoprire leggi morali e impedire di svendere i propri principi e persino il proprio corpo alla fiera della vanità