Creato da veuve_cliquot il 10/01/2011

La Specola

"Non mi piace la via che conduce qui e là. Non bevo alla fonte verso cui tutti s'intruppano. Detesto ciò che é comune, popolare e senza regole" Callimaco

 

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BIODIVERSITA'

Post n°85 pubblicato il 08 Agosto 2011 da veuve_cliquot

V. Van Gogh: Campo di grano con cipressi

Chi come me ha superato il mezzo secolo sicuramente avrà qualche ricordo infantile della campagna o perché abitava in qualche paesino o magari perché ci abitavano i nonni. E sicuramente ricorderà dei "sapori" che adesso non riesce più a ritrovare. Io ricordo delle piccole mele, irregolari e puntualmente bacate ma con un sapore che non ho più ritrovato. E un albero di pesche di cui si sentiva il profumo a distanza di diversi metri o delle piccole susine gialle, dolcissime. E un enorme albero di fichi, con frutti piccoli e dolcissimi in cui si formava nella parte inferiore una specie di miele, fichi che dovevamo contendere a uccelli e api. Ora, quando compriamo la frutta, i pezzi sono tutti perfettamente uguali e torniti, senza un baco o una piccola imperfezione ma spesso "incolore, inodore, insapore".

L'incipit di questo post mi è venuto in mente leggendo un articolo del National Geographic del mese di Luglio intitolato "L'arca del cibo" dove si parla di come per aumentare la produttività siano ormai state selezionate poche specie ad alta resa, le cui principali caratteristiche devono essere l'aspetto uniforme e il sopportare bene il trasporto. Ormai l'alimentazione del pianeta dipende da poche specie di piante e animali, avendo lasciato estinguere moltissime varietà autoctone. E questo può diventare un problema in quanto se le poche specie o razze che attualmente utilizziamo dovessero essere decimate da una malattia o da variazioni climatiche, il problema sarebbe estremamente serio: piantare su terreni molto estesi solo una varietà di semi geneticamente uniformi, permette di aumentare la resa e sfamare molta gente nel breve periodo, ma le varietà ad alto rendimento sono anche piante geneticamente più deboli e perciò richiedono l'uso di fertilizzanti chimici e pesticidi tossici. Lo stesso vale per il bestiame ad alto rendimento che spesso ha bisogno di mangimi e farmaci costosi

L'uomo ha impiegato circa diecimila anni per creare la biodiversità alimentare che invece adesso stiamo facendo scomparire a favore delle alte rese nel breve periodo. Per arginare la perdita della biodiversità che nel futuro potrebbe diventare indispensabile si è cominciato a raccogliere e mettere al sicuro i semi delle più diverse varietà di colture prima che scompaiano per sempre. Certo, la resa di un prodotto è importante, ma è importante anche mettersi al riparo da malattie, siccità, inondazioni avendo alternative su cui contare. Con il riscaldamento globale, per esempio,  l'umanità avrà bisogno di piante e animali che crescono in condizioni climatiche differenti e che non sono quelle che invece coltiviamo e alleviamo attualmente.

La sfida è aumentare la produttività senza sacrificare la diversità. E fa piacere pensare che al mondo esistono persone che lavorano a questo scopo, per un futuro che forse non è poi così lontano. E chissà se questa diversità non riporti alle generazioni future quei sapori e profumi che ormai si sono persi e che solo i "vecchi" ricordano!

 
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