Creato da veuve_cliquot il 10/01/2011

La Specola

"Non mi piace la via che conduce qui e là. Non bevo alla fonte verso cui tutti s'intruppano. Detesto ciò che é comune, popolare e senza regole" Callimaco

 

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PUDORE

Post n°92 pubblicato il 01 Settembre 2011 da veuve_cliquot

Masaccio: La cacciata dal paradiso terrestre

 

 “L’uomo è l’unico animale che arrossisce ma è anche l’unico ad averne bisogno”. E’ una frase di Mark Twain, ma più passa il tempo, meno persone vedo arrossire. In una società come la nostra in cui l’occhio dell’altro è portato ad intrufolarsi ovunque trovando dall’altra parte altrettanta disponibilità all’esibizione, credo che la parola pudore non trovi più posto. Il pudore è una condotta che può essere considerata da diversi punti di vista, etico, etnico, sociologico, religioso e quindi subisce le pressioni dell’ambiente: esso è una realtà di comportamento, una condotta di relazione e può subire, come di fatto ha subito e subisce, le pressioni e le oscillazioni dell'ambiente non solo presso i cosiddetti popoli primitivi, ma anche presso quelli civili e nelle varie epoche di civiltà.

Ormai viviamo in un mondo che vuole la pubblicizzazione del privato: nella nostra società consumistica in cui le merci per essere vendute devono essere pubblicizzate, anche gli esseri umani hanno la sensazione di esistere solo mettendosi in mostra. Il mondo è diventato un enorme supermercato e chi non si mette in mostra, chi non si pubblicizza, non sollecita gli altri, non li coinvolge. Per esserci bisogna allora apparire. E chi non ha nulla da mettere in mostra, che sia una merce, un corpo, un’abilità, allora mette in mostra la propria interiorità, alla ricerca di una trasparenza  e di una sincerità a tutti i costi. Anche nella moderna Confessione l'individuo mira solo ad essere glorificato dalla società e a compensare in ammirazione per la sua sincerità quella riprovazione che sa di meritare per i singoli comportamenti trasgressivi sui quali si compiace di intrattenere gli altri. Così, pur avendo fallito, ammettere il proprio fallimento diventa un modo per mostrarsi autentico agli occhi degli altri divenuti un’autorità in campo morale.

La televisione, i giornali,  le community diventano sempre più indiscreti, attraverso confessioni intime, emozioni in diretta, storie d’amore. E l’individuo consegna agli altri la sua parte più intima, i suoi sentimenti, le sue emozioni, con una perdita totale di pudore che di trasforma in spudoratezza. E a questo punto, questi sentimenti, queste emozioni non sono più personali ma diventano proprietà comune e il messaggio che fanno passare è che  il pudore non è più una virtù, ma lo è diventata la spudoratezza: essa diventa sinonimo di sincerità  e di libertà mentre il pudore diventa simbolo di insincerità, di chiusura in se stessi, di inibizione. La riservatezza viene considerata un tradimento, mentre l’esibizione di sé è verità e lealtà verso gli altri. Il pudore viene deriso in tutte le sue manifestazioni ed è osteggiato come una forma di oscurantismo, come il residuato di una mentalità arcaica, incentrata sulla rimozione del sesso e degli aspetti corporei dell’esistenza umana. Invece il pudore è un sentimento che nasce e si sviluppa dal bisogno di proteggere la propria intimità e l’intimità altrui, ma ormai le sole cose che custodisce sono la malattia e la morte, unici mostri da tenere nascosti!

 

 
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Perché un altro blog? Non credo che il mondo ne abbia necessità ed esso non nasce nemmeno da un mio bisogno di esprimere fatti o sensazioni personali.

Non sarà quindi né un diario personale, né una valvola di sfogo di sentimenti ed emozioni.

Scriverò di fatti, articoli di giornali, libri, frasi che mi hanno fatto pensare, ragionare, riflettere, che mi sono piaciuti o non piaciuti, che hanno risvegliato il mio senso critico e anche qualche rotellina un po' arrugginita del mio cervello.

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