Creato da veuve_cliquot il 10/01/2011

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"Non mi piace la via che conduce qui e là. Non bevo alla fonte verso cui tutti s'intruppano. Detesto ciò che é comune, popolare e senza regole" Callimaco

 

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MALVAGITA'

Post n°93 pubblicato il 04 Settembre 2011 da veuve_cliquot

Tiziano Vecellio: Caino e Abele

"Torno, Maestro, a parlare della malvagità osservando che la sua vera forza non risiede negli stessi malvagi ma nella rinuncia ad avversarla. La malvagità non è prevalente negli uomini, come non è prevalente la generosità. Vi sono uomini in cui prevale l'una o l'altra indole, ma l'umanità in generale non inclina a priori per la malvagità o per la bontà. Nell'infinita e informe zona grigia che separa le due estremità si annida una rassegnata complicità con la malvagità e un'omertà remissiva verso la prepotenza, che induce a scendere a patti con lei, perché appare più forte e vincente. Meglio servire chi ci fa del male -si pensa- perché cesserà di nuocere ai suoi servitori; meglio farsi alleati del più prepotente per indurlo a spostare su altre vittime l'esercizio della sua cattiveria. Così la malvagità dilaga e alla fine comanda, e diventa il modello cui conformarsi. Ma è la viltà altrui la ragione del suo successo.

L'uomo, dimmi se sbaglio, Seneca, non nasce cattivo e nemmeno buono, ma per difendersi o per vivere meglio sceglie la strada in discesa, che gli sembra più facile. La via più breve, di solito, è quella che costa meno, dove rischi di meno tollerando di più. Meglio avere per nemici i generosi che se trionferanno saranno più clementi, piuttosto che i feroci che saranno di certo impietosi. La malvagità trionfa più facilmente perché incute paura e genera servi e alleati. Tenersi buoni i malvagi, perché i buoni lo sono già da se stessi."

Questo brano è tratto dal libro di Marcello Veneziani, che sto leggendo,  "Vivere non basta. Lettere a Seneca sulla felicità", dove l'autore immagina che siano state ritrovate le lettera che Lucilio avrebbe scritto a Seneca in risposta a quelle che il Maestro gli inviava.

Devo riconoscere che questo brano mi ha colpito molto perché mi ha dato un punto di vista diverso sulla malvagità, con cui non si può non convenire. Credo che tutti noi abbiamo conosciuto persone che abbiamo ritenuto malvage e ci siamo chiesti spesso come abbiano fatto ad accedere a certi posti di comando. Veneziani ce ne dà una ragione assolutamente realistica. La malvagità governa perché incontra ignavi e codardi che per interesse, quieto vivere o mancanza di coraggio si adattano pur di continuare a vivere senza problemi. In questi giorni ricorre, come mi ha fatto ricordare un amico sul suo blog, l'anniversario della morte di don Puglisi, uno di quegli uomini (pochi in verità) che ha voluto sfidare la malvagità, che quindi non apparteneva a quella zona grigia di cui parla Veneziani che invece è quella in cui sta la maggioranza delle persone. Un uomo che ha saputo sfidare la malvagità e ha perso la propria vita. E come lui molti altri, rari esempi di coerenza alle proprie idee contro i malvagi.

Sicuramente chi appartiene a quella zona grigia penserà che sono stati stupidi a sfidare i malvagi, che in fondo è molto più intelligente chi si sa adattare alle situazioni scendendo a patti con chi è più forte. Se tiriamo le somme, hanno anche ragione, loro sono vivi, gli altri morti.

Leonardo Sciascia scriveva: "Ci sono gli uomini, i mezz' uomini, gli ominicchi e i quaraquaquà". Certamente don Puglisi apparteneva alla categoria degli uomini. E gli altri, a quale categoria appartengono?

 
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