Creato da veuve_cliquot il 10/01/2011

La Specola

"Non mi piace la via che conduce qui e là. Non bevo alla fonte verso cui tutti s'intruppano. Detesto ciò che é comune, popolare e senza regole" Callimaco

 

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FALLIMENTI

Post n°94 pubblicato il 10 Settembre 2011 da veuve_cliquot

Henri Rousseau: Nave nella tempesta

 

Siamo impegnati in un gioco in cui non possiamo vincere. Alcuni fallimenti sono migliori di altri, questo è tutto.”

Questa frase è tratta dal romanzo di G. Orwell  “1984”,  e non potrebbe indicare meglio quanto sta succedendo in questo periodo nel mondo occidentale. E senza dubbio  l’Italia non sarà una di quelle che avrà il fallimento migliore. Alla crisi politica, economica e morale italiana si aggiunge anche quella finanziaria, che pur  toccando tutto l’occidente,  trova noi italiani già malati per cui ha gioco più facile.

 

In un paese dove nel giro di pochi giorni vengono cambiate ben quattro finanziarie che dovrebbero essere lo strumento per salvarci dalla catastrofe, credo che anche la speranza che sia possibile salvarci, sia ormai scomparsa.

In un paese in cui qualsiasi piccolo sacrificio richiesto a una lobby che potrebbe dare consenso ai politici viene immediatamente ritirato e si finisce con il tassare indirettamente chi ha meno soldi (aumentando l’IVA e riducendo i finanziamenti a comuni e regioni).

In un paese in cui una pletora di politicanti  strapagati (chiamarli politici offenderebbe alcune grandi figure del passato che si rivolterebbero nella tomba), sa solo cianciare e porre ostacoli a qualsiasi miglioramento che tocca i propri interessi personali e di partito.

In un paese in cui l’opposizione l’unica cosa che sa fare è scagliarsi contro il governo in carica (come se, miracolosamente, la caduta del governo raddrizzerebbe i nostri conti)  invece di pensare a cosa può fare per aiutare a risollevarci.

In un paese in cui qualsiasi iniziativa che potrebbe dare lavoro deve passare sotto le forche caudine di leggi, leggiucole e soprattutto interessi privati e popolari e si accettano scontri e sommosse che bloccano tutto.

In un paese in cui l’unico welfare rimasto è quello familiare  in cui i padri e le madri dovranno continuare a lavorare fino allo sfinimento per mantenere i propri figli che invece non trovano  nessun lavoro.

In un paese in cui i sindacati sono rimasti all’età della pietra e non  riescono a rendersi conto che l’economia è ormai globale e continuano a difendere piccoli interessi settoriali, rifiutando pochi licenziamenti (perché questa per loro è una parola maledetta)  rischiando la chiusura dell’azienda e la cassa integrazione per tutti.

In un paese in cui tutti ritengono di avere diritti e nessun dovere, in cui la sanità è un pozzo senza fondo e i troppi benefici sanitari concessi in passato,  porteranno al nessun beneficio per le generazioni future, anche per chi ne avrebbe diritto.

In un paese in cui ci si indigna se qualcuno ci dice che forse dovremmo migliorare i nostri conti e accusa di mancanza di solidarietà chi ormai è stufo di vedere i propri soldi buttati al vento per aiutare chi non sa reggersi sulle proprie gambe.

 

Personalmente mi sento come se fossi su  una nave che ormai non ha più timone ed è in balia di una tempesta e l’unica cosa che si può fare è pregare  affinché  la tempesta passi prima che la nave affondi.

 
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