Creato da veuve_cliquot il 10/01/2011

La Specola

"Non mi piace la via che conduce qui e là. Non bevo alla fonte verso cui tutti s'intruppano. Detesto ciò che é comune, popolare e senza regole" Callimaco

 

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LEGGERE 2

Post n°112 pubblicato il 21 Gennaio 2012 da veuve_cliquot

G. Reni: San Giovanni

“L’atto della lettura è a rischio. Leggere, voler leggere, saper leggere, sono sempre meno comportamenti garantiti. Leggere libri non è naturale e necessario come camminare, respirare, mangiare, parlare o esercitare i cinque sensi. Non è un’attività primaria, né fisiologicamente né socialmente. Viene dopo. E’ una forma di arricchimento, implica una razionale e volontaria cura di sé. Leggere letteratura, filosofia e scienza, se non lo si fa per professione, è un lusso, una passione virtuosa o leggermente perversa: un vizio che la società non censura; è sia un piacere che un proposito di automiglioramento. Richiede un certo grado e capacità di introversione concentrata. E’ un modo per uscire da sé e dall’ambiente circostante, ma anche un modo per frequentare più consapevolmente se stessi e il proprio ordine e disordine mentale….” E’ questo l’incipit di un articolo di Alfonso Berardinelli comparso alcune settimane fa sul domenicale del sole24ore. Il titolo di questo articolo è “Tutti i pericoli della lettura” e, in effetti, l’articolo si pone come scopo di mostrare come la lettura può far correre dei rischi, come i libri possono essere contagiosi in quanto contribuiscono alla costruzione dell’identità personale.

 

 

Partendo da questa tesi, quanti di noi o quanto la società si è fatta influenzare da certi libri? Pensiamo un momento a quanto i libri di Marx hanno influenzato la storia degli ultimi 100 anni o i Vangeli quella degli ultimi 2000? Come sarebbe il mondo se non fossero esistiti questi libri? E noi nel nostro piccolo quanto ci siamo lasciati influenzare dai libri? Quante madame Bovary ci sono in giro che si sono riempite la testa di libri rosa e che ancora sognano il grande amore di un principe azzurro che travolga la loro vita?

Eppure leggere è ancora il più grande atto di libertà che l’uomo può fare. Non per nulla ogni dittatura ha sempre messo al bando dei libri perché essi avrebbero potuto minare il pensiero unico che ogni dittatura porta con sé. Il conoscere il pensiero altrui, allarga il nostro pensiero. Cosa saremmo se non avessimo letto certi libri? Quanto i libri che abbiamo letto hanno influenzato il nostro modo di vedere la vita, il nostro pensiero? Quante emozioni sono scattate dentro di noi perché le avevamo già vissute attraverso i libri?

 

 

Noi non siamo solo ciò che i geni hanno deciso che noi fossimo e neppure solo ciò che le esperienze che abbiamo vissuto ci hanno dato. Siamo anche quanto abbiamo letto, il nostro pensiero è anche quello che i libri hanno costruito dentro di noi. Il nostro mondo interiore è costruito anche attraverso il pensiero di altri che sono vissuti prima di noi, che hanno scritto dei libri e che ci hanno trasmesso il loro pensiero attraverso di essi e che noi abbiamo ricevuto leggendo i loro libri.

Infine, come saremmo se avessimo letto libri diversi da quelli che invece abbiamo letto?

 

 
Rispondi al commento:
veuve_cliquot
veuve_cliquot il 22/01/12 alle 10:20 via WEB
E' per questo che i giovani non dovrebbero essere lasciati soli nella lettura. Ai miei tempi i grandi classici greci, latini, italiani, venivano commentati in classe. Poi la prof di lettere ci dava un elenco di classici stranieri che dovevamo leggere durante l'anno o nelle vacanze estive di cui poi si discuteva in classe, magari nell'ultima ora del sabato quando eravamo troppo stanchi per reggere interrogazioni o compiti in classe. E' stato in questo modo che ho scoperto la letteratura russa, tedesca, americana che non era compresa nei programmi della scuola. Adesso molti professori si lamentano di non riuscire a finire il programma. Ma come si faceva allora a finire il programma e a riuscire a fare pure letteratura comparata (la mia prof chiamava così la letteratura straniera dello stesso periodo di quella italiana che studiavamo in classe)? Se ad esempio qualcuno aveva letto e faceva un breve riassunto di Per chi suona la campana, lei ci parlava dell'autore, degli altri suoi libri, della guerra di Spagna. Immergeva cioé il libro, come giustamente dici tu, nel suo periodo storico. Non si rimaneva ristretti alla sola letteratura o storia italiana ma si cercava di avere un pensiero di insieme di quel periodo, di quello che succedeva oltre confine. Riconosco che la mia prof di italiano del liceo amava molto di più spiegare che non interrogare, ma credo che abbia lasciato dentro i suoi allievi molte più idee che ancora ricordo che non nozioni che adesso sicuramente non ricorderei. :))
 
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