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La custode di mia sorella


Anna, una ragazzina di undici anni, fa causa ai suoi genitori perché possa scegliere in prima persona cosa fare del suo corpo. Anna è stata concepita in provetta con lo scopo preciso di diventare una donatrice sana e compatibile per sua sorella Kate, malata di leucemia. Dopo lunghi anni passati tra prelievi di sangue, midollo e altre dolorose terapie la bambina non sembra più essere disposta a tutto questo stillicidio. Il prossimo passo dovrà infatti essere il trapianto di un rene per la sorella in continua dialisi. Anna si presenta così da un noto avvocato e chiede con convinzione di portare i suoi genitori in tribunale, ma molte cose rimangono non dette tra lei e sua madre.
  Il  film sembra essere dapprima incentrato su una tematica prettamente etica: come possono dei genitori decidere di avere un figlio solo perché sia donatore di organi per un altro? Ma questa impostazione è abbandonata sin da subito: a Cassavetes non interessa riflettere sui risvolti etici dell’ingegneria genetica, sebbene semini qui e lì qualche spunto di riflessione, vuole soprattutto indagare le dinamiche che si innescano in una famiglia colpita dalla malattia.Presente e passato si mescolano: una serie di flashback racconta il decorso della malattia di Kate, le avversità affrontate dai Fitzgerald, la determinazione di Sara (la mamma) nell’assistere la figlia. Il punto di vista non si focalizza su un solo personaggio, a turno le voci fuori campo dei protagonisti raccontano come hanno vissuto la vicenda e i sentimenti provati, che non sono solo di amore e totale abnegazione verso la ragazza.BUONA VISIONEE BUON FINE SETTIMANA.