desert rose
meglio immaginarsi che viversiNelle rovine di tal luogo,
sgorgo il silenzio
che ne domina intorno.
La distruzione infierisce i miei sensi,
primitive rievocazioni,mi fan bruciar la pelle.
O maledetta terra,conduci altrove
il tuo canto infame,dilaniante ed orrendo.
Una donna snerva i riempimenti del suo corpo,
tenendo a se la sua amata creatura.
Nell'edificio,culla di ricchezza,
lava struggente annienta
l'apoteosi di tal dissoluti mortali.
E' la natura,che volge e scorge
il volto crudo di abominevole evento,
così,persa fu la civiltà di patria romana.
Ove ormeggia il ricordo di tal storia
il mio impeto spegne le ultime ceneri,
ed il risveglio mostra
la contemporaneità del mio stato,
disfatto ed inestricabile.
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Mi piace tutto ciò che sembra,
che pare,un'istante od un'infinito,ma che sia.
Se penso all'universo,ho perso
ogni concetto di noi,
non esistono luoghi o tempi,
tutto è simboleggiante,
ha del caratteristico universale.
L'esistenza ci opprime,
fuggiamo dal nostro modo di essere,
spaziamo con la mente
alla ricerca del perso trovabile.
L'insicurezza mi assale,
l'ironia mi comprime,
i miei pensieri le mie idee
sembrano vuoti di memoria,
ma in realtà son nascosti
nella visione irrazionale.
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Non ho voglia di scrivere nulla,
ma ho solo voglia di pensare,
pensare ad un domani,incerto,buio,
inconcepibile,chiuso,disperso.
Cos'è quell'essenza che spinge
le persone ad andare oltre?
Se guardi il cielo avverti
le solite emozioni,voglia di fuggire,
infinito e speranza.
Se osservi il tramonto ed i monti,
il ricordo di qualcosa...
La malinconia di avventure passate
si riversa su di me.
L'amore platonico o quasi sfiorato
accompagna i miei pianti interiori,
che si lacerano nel soffio del vento.
Il dubbio di non intravedere il futuro
aumenta le mie paure.
Una delusione generale darà vita alle giornate
che vivrò nel settembre nero...
Poi tutto svanisce,resta nella tua mente,
forse in una parte di essa.
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E' un suono che proviene dall'intimo,
rievoca situazioni,immagini,sguardi già vissuti.
Nell'immane gestazione degli eventi,
prolifera in me ogni innata disinvoltura al vivere.
Questo tempo mi è ordinario,vegeta nel sistema,
chiare ed oscure voglie,attingono alla sostanza.
Un'estasi primordiale erompe la staticità del mio stato,
cado giù,disperso tra i meandri di comuni esseri psicotici,
la padronanza appartiene all'artificiosità di cui succube sono,
esaltato,rimorso e complessato rivolgo altrove ogni minima parola,
a me stesso...
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Odo voci e risa che a dismisura
reprimono la mia enfasi mentale,
è il contesto dialogante
che nuoce il mio stato,questo comun parlare,
questo volgersi nella banalità.
Tra la gente,nulla accondiscente
al mio interessamento,risa,versi di sarcasmo,
sensi d'ironia,giochi d'alto profilo logico,
racconti e dialoghi incrociati...
E' un continuo ritrovarmi estraneo,
estraneo a questa esistenza temporanea.
Ricerco in me il senso del comunicare,
tutto ciò che è astratto smuove il mio animo,
mi basta osservare il cielo
e noti qualcosa...
tutto,fuorchè ogni logica razionale.
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Inviato da: vicarious81
il 21/06/2007 alle 22:55
Inviato da: dany226
il 21/06/2007 alle 22:46