videomakerblog

Con buona pace di Moccia...


A Livorno i lucchetti sono appesi da tempo immemorabile. Il simbolo di un legame eterno, suggellato col tuffo della chiave nel fiume, lascia il posto a una speranza di libertà. Sì, perché le decine di lucchetti in fila lungo la recinzione che costeggia l'aiuola vicina alla fermata del bus nel quartiere "La Rosa", pochi metri dalla porta carraia della caserma "Vannucci", servono (o meglio, servivano, perché adesso il servizio militare di leva non esiste più) a esprimere la ritrovata condizione di "borghese". Usati dai soldati per chiudere gli armadietti metallici posti accanto al letto, nelle camerate, questi lucchetti al momento del congedo non servivano più. Qualcuno li avrà venduti o regalati al commilitone dello scaglione successivo che andava a occupare il suo posto-letto, ma i più preferivano infilarli sulla recinzione dell'aiuola, appunto, intanto che aspettavano l'autobus della linea 9 che li avrebbe accompagnati a quel famoso "diretto" celebrato nelle canzoni che da tempo immemorabile si sentivano solo in caserma ("macchinista, macchinista del diretto/metti l'aria nei stantufi/della naja semo stufi/ed a casa vogliam andà"...), anche quando i diretti sono stati sostituiti dagli Interregionali e molti, però, si servono dei più comodi Intercity. Ecco, quindi, una fila di blocchetti metallici, destinati ad arrugginire come i ricordi della vita militare. Il berrettino di Federico Moccia era ancora di là da venire, ma all'ombra del grattacielo i paracadutisti congedanti lasciavano il loro souvenir.