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Inarrestabile Maurizio...


Mi è capitato varie volte di sottolineare come di Maurizio Costanzo non se ne possa più. Praticamente onnipresente, lavora come la formichina odiosissima della favola di Lafontaine. Sarà perché mi è sempre stata più simpatica quella sfigata della cicala, sarà perché sono convinto che, al giorno d'oggi in Italia è già un miracolo che uno riesca a lavorare "il giusto", questo sciagurato che prende tutto per sé, occupando lo spazio e guadagnando i soldi che potrebbero mantenere più che decorosamente qualche decina di famiglie, mi sta abbastanza antipatico. Non posso quindi non accogliere con soddisfazione questo scritto di Marco Travaglio, che copio e incollo col sorriso sulle labbra, dato che un articolo così vorrei averlo scritto io...
Banale cinque
Lavorando per la Rai, per la Fininvest, per Mediaset e avendo lavorato anche per La7, era naturale che Maurizio Costanzo facesse un giro anche a Sky, affinché gli abbonati al satellite abbiano anche loro la giusta punizione. Il programma inaugurato dalla Tessera P2 numero 1819 s'intitola "Stella" e si sottotitola "Siete pronti a cambiare?". Nel senso che, se siete pronti a cambiare, avete sbagliato programma. Se invece non siete pronti, allora beccatevi Costanzo tutte le sere via satellite per l'intera estate. Dopodiché, annuncia lui minaccioso, "in settembre ripartirà il Costanzo Show su Canale5". E chi trovasse la sua presenza via etere ancora riduttiva, può sintonizzarsi su Radio Rai a una cert'ora notturna: vi troverà, tanto per cambiare, Maurizio Costanzo che biascica banalità e ovvietà. Il problema di Costanzo è questo: teme sempre di restare disoccupato, anche se non si comprende proprio come la cosa potrebbe accadere. Oltre ai suoi modici impegni televisivi e a quelli della sua deliziosa signora, infatti, l'ex vice-Gelli (nella P2 aveva il grado di Maestro) ha qualche piccolo impegnuccio anche nella carta stampata, curando una rubrica sul Messaggero, una su Panorama, una su Libero e, per passare inosservato, anche una sul Riformista. In più insegna all'università e dirige il teatro Parioli, è consulente di una dozzina di enti locali, fra i quali, almeno fino a qualche tempo fa, la Provincia di Roma e il Comune di Genova. Ha curato l'immagine di Irene Pivetti quand'era presidente della Camera (lei, non lui). Ha collaborato con le Ferrovie dello Stato, infatti guardate come sono ridotte. E ultimamente s'è dedicato, con analogo strepitoso successo, alla Telecom. L'altro giorno qualche quotidiano, con grave sprezzo del pericolo, ha pubblicato la notizia della sua consulenza da 7 milioni di euro per la società così ben gestita da Tronchetti Provera. "È tutto alla luce del sole", ha spiegato lui, meravigliato di tanto clamore, "con fatture e relativi pagamenti di tasse. Da vent'anni sono consulente, ho partecipato a decine di riunioni con i vertici dell'azienda per pianificare le strategie aziendali e gli spot, come gli ultimi con Christian De Sica". Costanzo rivela che i 7 milioni della Telecom si riferiscono anche all'ultima parte della gestione Colaninno-Gnutti-Consorte, quando lui, che all'epoca lavorava già a Canale 5 e ne era addirittura il direttore, lavorò alla "rilettura dei palinsesti de La7 e alle risorse artistiche". In pratica, lavorava per due televisioni concorrenti (si fa per dire, naturalmente). E guardacaso Fabio Fazio, che aveva in programma uno Show proprio in concomitanza col Costanzo Show, fu liquidato con una congrua buonuscita perché non partisse nemmeno. Ma nessuno s'azzardi a parlare di conflitto d'interessi, perché qui il conflitto non si nota proprio: si notano solo gli interessi. Ora pare che Tessera 1819 sia un po' in freddo con Piersilvio, che formalmente sarebbe il responsabile di Mediaset, ma lui non lo nomina nemmeno: quando parla di Berlusconi, lui si riferisce a Silvio, che poi è il padrone.
Lo conosce come le sue tasche, dai tempi in cui lui era maestro della nota loggia e Silvio (tessera numero 1816) era un semplice "apprendista muratore". Poi il muratorino superò il maestro. "Con Berlusconi - dichiara Costanzo al Magazine del Corriere - il rapporto è sempre stato chiaro e leale, ma la libertà che si respira su satellite è un'altra cosa". Ecco: il problema è che cosa se ne fa, uno come lui, della libertà. Per invitare Giovanni Falcone, come ai tempi belli, forse ce ne voleva un bel po'. Ma per invitare Platinette e Costantino Vitagliano, Fabrizio Corona e Lele Mora, come fa oggi, della libertà ne può fare volentieri a meno. Resta da capire perché mai, un anno fa, prim'ancora di metter mano alla Gasparri, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni abbia sentito l'irrefrenabile impulso di nominarlo consulente del governo per "l'innovazione e il digitale terrestre". Forse temeva anche lui che restasse disoccupato. Marco Travaglio - da L'Unità