La parola...

Convivenza civile, questa sconosciuta


La morte del ragazzo di Roma che stava andando a San Siro a vedere la partita: una morte assurda. E ancora più assurde le reazioni successive, quasi da resa dei conti.Ma non vorrei soffermarmi tanto sui fatti, dato che purtroppo tutti li conosciamo; vorrei invece chiedermi perché. Perché è accaduto questo?Sento da ieri disquisizioni diverse: è colpa del tifo, è colpa dei poliziotti, è colpa dei teppisti, è colpa del calcio.Io per la verità ho un'idea un pochino diversa.In questa storia secondo me ci sono più variabili, non una sola, e fare un discorso unico può essere approssimativo, ma il problema centrale non è quello della violenza dello sport o della supponenza di alcuni agenti dell'ordine o delle squadre di teppisti che pensano di poter inscenare situazioni da 'resa dei conti'. Queste tre variabili non sono altro, secondo me, che la conseguenza di un unico problema, ossia il non avere più chiaro cos'è una regola di civile convivenza. Se i ragazzi coinvolti avessero saputo cos'è la civile convivenza, non avrebbero inscenato la lite sull'autogrill. Se il poliziotto avesse saputo cos'è la civile convivenza non avrebbe messo in atto una scena da Far West e da sceriffo che spara dal cavallo. Se avessero saputo che cos'è la civile convivenza, bande di teppisti non avrebbero assaltato caserme, bruciato e distrutto in nome di una vendetta personale da Ok Corral. E se non ci si decide a ricreare una società CIVILE  la cosa si verificherà ancora e ancora e ancora. E una società è CIVILE quando  il livello di cultura e di progresso materiale e spirituale raggiunto  dal suo popolo è tale che nessuno si permette di prevaricare altri, chiunque essi siano e per nessun motivo, perché sa che esistono leggi a tutela del cittadino che vengono applicate con precisione, senza sconti o condoni e in maniera da garantire tutti, sia chi deve ricevere che chi deve dare.Una società è civile quando chi picchia più forte non ha più ragione di chi parla piano, la libertà non è libero arbitrio, la giustizia non è vendetta, la tolleranza non è far finta di non vedere.Poi in tutto questo si possono fare tutti i proclami che si vuole, a favore o contro il  calcio, a favore o contro il  tifo, a favore o contro le forze dell'ordine, ma la sostanza non cambia: finché le cose restano così il rischio di altre domeniche maledette è sempre possibile.