La parola...

Ricordi di scuola


24 bambine sedute nei loro banchi. Davanti a loro la cattedra, posta più in alto su una pedana, così che la maestra possa vedere bene tutta la scolaresca.Siamo nel '65, sono le 12,30 e tra mezz'ora si esce da scuola, si va a casa.Non ho molta voglia di andare a casa, in verità; mi piace stare a scuola, mi piace ascoltare la maestra, mi piace studiare, mi piace stare con le mie amichette. E poi la scuola è calda; non tantissimo, certo, non ci sono mica i termosifoni, ma c'è la stufetta e con la porta chiusa l'aria si intiepidisce, mentre a casa mia, con la porta sempre aperta come accade in tutte le case di campagna, l'aria è sempre fredda.Però a quest'ora il pancino di una bimba di 8 anni comincia a brontolare, e più che il freddo vince la fame, sicché ogni tanto mi distraggo guardando fuori e aspettando che la maestra ci dica di mettere tutto nelle cartelle.Mentre sto cercando di immaginare cosa si mangerà oggi (facile previsione ora che sono grande e conosco i giorni della settimana: martedì e giovedì pasta col sugo, lunedì, mercoledì e venerdì pasta 'mmiscata', ossia con legumi o verdura, il sabato brodo), bussano alla porta.Entra una signora con un sacchetto di carta e tira fuori 5 panini. Li dà alla maestra e le dice di distribuirli alle alunne 'iscritte nell'elenco dei poveri'. Insieme al panino, alla maestra vengono consegnati 5 cubetti di cotognata, una gelatina di frutta molto compatta.La maestra prende panini e cotognata e si alza, mentre la signora esce. 48 occhi di bambine la fissano, con quell'aria stupita tipica delle bambine di un tempo, che non chiedevano mai nulla, anche se lo desideravano,  perché  a casa insegnavano che era vergogna far capire di aver voglia di cibo: 'Pane e caso e non si rìcino i fatti r'a casa' ( Bisogna contentarsi anche solo di pane e formaggio ma non si raccontano le miserie o le cose che accadono in famiglia).Ricordo benissimo quel momento: la maestra che si ferma, ci guarda tutte, poi torna a sedere, prende nel suo cassetto il coltello (lo teneva sempre, a volte portava a scuola le mele e ce ne dava uno spicchietto ciascuna), divide i panini e ne dà un pezzetto a ognuna di noi. Ricordo che dentro c'era del formaggio giallo, pastoso, buonissimo. Non credo di aver mai assaggiato un formaggio più buono! La maestra ci raccomanda: 'Lasciate un pezzetto di pane da parte, vi ci metto sopra la cotognata'. E tutte e 24, ligie ligie, aspettiamo col pezzettino di pane in mano che arrivi questa leccornia.Non so se la maestra distribuì quei panini e quella cotognata a tutte per non farci sapere chi fossero le bimbe iscritte nell'elenco dei poveri o solo perché quei 48 occhi appuntati addosso non le permisero di ignorare le altre 19 bambine, ricche o povere che fossero. So che ricordo quel panino, quel formaggio e quella cotognata come uno dei pranzi più prelibati che abbia mangiato.Chissà, invece, come ricorderanno, da grandi, il pranzo a pane ed acqua che hanno ricevuto i bambini della scuola elementare di Montecchio Maggiore, provincia di Vicenza. Forse anche loro ricorderanno le maestre che dividono la pasta e il secondo in maniera equa per tutti, ma temo che da grandi sentiranno in bocca tanto amaro.