La parola...

Erchie


Stamattina io e la mia dolce metà abbiamo deciso di fare una gita al mare. La mèta era la costiera amalfitana, e più precisamente Erchie.Negli anni 70/80 Erchie era la spiaggia 'bene' degli avellinesi proletari, quelli che non potevano permettersi la vacanza stanziale ma non volevano ammassarsi su lidi troppo frequentati. Con la costiera amalfitana a 10 minuti da Salerno, era facilissimo farsi la giornata di mare su spiagge spettacolari. L'avellinese, in quanto montanaro, è di carattere piuttosto chiuso, potrei quasi dire un po' snob, e per nascita si trova a suo agio in luoghi più riservati, sicché scartava a priori i lidi 'mappatella' salernitani, saltava le spiagge di Vietri,  e si inoltrava
tra le bellezze della costa d'Amalfi per altri 7 chilometri, fino ad arrivare al bivio per Erchie.Spiaggia perfetta per gli avellinesi, quella: una spiaggetta piccola, con solo due lidi, e con la particolarità di avere un'unica strada di accesso via terra: o quella o non ci si arriva che via mare!Fino a prima del terremoto del 1980, oltre alla spiaggetta principale, si poteva andare anche ad un'altra baietta, raggiungibile passando, immersi per metà in acqua, in un cunicolo
sotto la torre normanna che chiude la baia di Erchie a destra di chi guarda dal mare. Due spiaggette, una più bella dell'altra, non affollatissime, una addirittura quasi riservata, sulla costiera amalfitana: ditemi se non era una vacanza da nababbi anche per i poveri, quella!Anche io ho passato tante giornate della mia giovinezza su quella spiaggia. Anche solo per poche ore, a volte: proprio oggi ricordavamo con Bruno di una volta che ci  mettemmo in macchina alle 9,00 noi due e altri 3 amici, si arrivò a Erchie, ci si fece il bagno, un'oretta di sole, la pizzetta del lido Adriana e poi di nuovo in macchina e si tornò a casa per l'ora di pranzo. Lo stesso accadeva anche di pomeriggio: ogni ora era buona per andare a Erchie.Nell'estate del 1975 con mia cugina Marina, 18 anni io e 15 lei, ci andavamo due o tre volte a settimana col pullman: la SITA ci lasciava sulla strada in alto, e noi ci facevamo i 200 scalini del percorso pedonale di corsa; in spiaggia dalle 9,30, in un'acqua spettacolare, sempre fedelmente al lido Adriana. All'epoca il lido aveva le cabine e il ristorante montati su palafitte, cosicché alle 13,00, quando il sole era insopportabile, noi due ci mettevamo a dormire al fresco sotto il ristorante.
Il gestore ci faceva depositare gratis gli abiti in una specie di armadietti minimi chiusi a chiave, e noi ricambiavamo la cortesia comprando, appena l'altoparlante ne annunciava la vendita, la pizzetta o la graffa ( la zeppola classica), che insieme al pane e frittata portato da casa erano il nostro pranzo. Alle 17,00, appena il clacson della SITA risuonava in lontananza,  via di corsa su per i 200 gradini, pullman fino a Salerno, lì mezz'ora di sosta durante la quale compravamo un ghiacciolo al bar Riviera e quindi pullman per Avellino, dove si aveva appena il tempo di una doccia e via a spasso per il corso per sfoggiare l'abbronzatura ottenuta con acqua di mare ed olio emulsionati insieme.Bei ricordi...Alcuni non li ho ritrovati, stamattina: il lido Adriana c'è
sempre ma niente più cabine e ristorante su palafitte, e sulla spiaggia niente vecchi asciugamani sotto il sole, ma tutti ombrelloni e lettini;  dopo il sisma il cunicolo di collegamento con l'altra spiaggetta è stato chiuso, vi si accede solo via mare; infine l'altoparlante del lido non annuncia più che 'al ristorante (pausa) del lido Adriana
(pausa) sono pronte le pizze'.Ma lo scenario è sempre quello spettacolare di un tempo: monti verdissimi alle spalle che si chiudono a gola  e finiscono dietro le poche casette bianche del piccolo borgo, affacciato sulla spiaggia protesa verso il mare ma riparata dall'abbraccio di due minipenisole. E anche il mare è sempre lo stesso: un'acqua  limpida, che sembra fredda al primo impatto ma che subito si adegua e ti accoglie.Uno spettacolo unico.Da vedere.