La parola...... quale parola, Frankie? (Troisi- Ricomincio da tre) |
AVELLINO NATALIZIA
SCAMPOLI-RITAGLI DI IERI E DI OGGI, IL MIO LIBRO
SCAMPOLI- Ritagli di ieri e di oggi
Raccolta di racconti
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Da un'idea di Odioviacolvento
Haiku dell'avvento n. 8
Ad ogni festa
come da tradizione:
s'ha da litigar.
Poeti ed autori famosi raccontano di battibecchi familiari tipici dei periodi di festa.
Pure nei miei ricordi c'è un'incazzatura natalizia, anche se non specificamente riferita a come allestire presepi, anzi, esattamente al contrario.
Niente addobbi, non si usavano a casa mia.
Io però avevo le mie amichette di scuola che abitavano nei palazzi fòre 'a via, palazzoni grandi, con tanti appartamenti nuovi dai pavimenti luccicanti e, udite udite, con tutte le camere calde: una vera magia. Andavo talvolta a studiare da qualche compagnetta e vedevo accendersi in quegli appartamenti, oltre ai termosifoni, anche il Natale di luci e porporina. Io a scuola ero brava, sono sempre stata tra le prime della classe; ciononostante mi sentivo un gradino più sotto per via della mia vecchia casa, oggi tanto cara nei ricordi, ma oggettivamente piena di correnti e senza luccichii di pavimento, dove d'inverno non potevo invitare le amichette perché, appena ti allontanavi dal camino, faceva proprio freddo.
Per carattere, poi, pur non essendovi stata educata, sono particolarmente legata ai simboli, alle atmosfere, alle magie e quindi avrei voluto poter creare anche a casa mia, se non lo sbrilluccichio dei marmi e il caldo dei termosifoni, almeno il tepore delle lucine di Natale.
Ricordo che vendevamo il latte di Rosa e Vaccona, le mie due belle mucche, alle famiglie dei palazzi vicino casa. La mattina era mamma a portarlo 'a casa d'e signore perché io andavo a scuola; di sera però lei aveva tanto da fare tra famiglia, stalla e campagna, sicché il compito della consegna toccava a me. Beh, se in genere in un'oretta facevo il giro, nel periodo di Natale ci mettevo il doppio del tempo, perché mi incantavo davanti ai vari alberelli allestiti nei portoni. Ne studiavo le forme delle palline e il brillìo delle luci, sistemavo fiocchi ed equilibravo simmetrie di addobbi spesso messi a caso da frettolosi portieri.
'Papà, e ja', accattammo ddoie palline, facimmo l'albero! (Papà, dai, compriamo due palline, facciamo l'albero)
Usciva sulla porta e, indicando verso i campi, rispondeva con un sorrisetto ironico:
'Sta 'na campagna chiena 'e alberi, llà ffore! (C'è tutta una campagna piena d'alberi, là fuori)
'Papà, e ja', facimmo 'o presepe!
Si avviava verso la stalla ad accudire gli animali e rispondeva, sempre col sorrisetto dissacrante:
'Nui facimmo 'o presebbio tutto l'anno!'
Pragmatico e disincantato.
Chiedere complicità a mamma sarebbe stato inutile, mi avrebbe risposto 'Viritélla co' pàrito' (mettiti d'accordo con tuo padre)
Forse se avessi reiterato la richiesta avrebbe ceduto, ma all'epoca io mi pigliavo collera subbito e mantenevo 'o punto (mi offendevo immediatamente e rimanevo sulla posizione a lungo) e così invece di insistere mi immusonivo e non gli rivolgevo la parola per giorni.
Adda veni', pensavo.
E anni dopo venne.
A 20 anni, al primo Natale da insegnante stipendiata, comprai un alberello ecologico non molto grande ma bello folto, una serie di lucine deliziose a forma di lanternine colorate, delle palline in vetro variopinte e brillanti di porporina e i personaggi essenziali per la Natività: la Madonna, S. Giuseppe, il bue, l'asinello e il Bambino. Addobbai l'albero e sotto i suoi rami protettivi posi la Natività, il tutto sul davanzale della finestra; sapete, quei davanzali ampi delle vecchie case di una volta, larghi quasi un metro e lunghi anche di più.
Allestii tutto lì, dietro ai vetri, ben visibile anche da fuori, poi guardai lassù dove papà era andato un anno e mezzo prima di quel Natale e, anche se mi scendevano le lacrime, stavolta lo feci io il sorrisetto ironico.
Ecco, questo è il ricordo che è venuto fuori dal cassetto del mio calendario, oggi.
E voi, cosa ci avete trovato?
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