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Le pepaine di Montesarchio

Post n°244 pubblicato il 07 Ottobre 2007 da vi_di

Ciascuno nella sua vita, chi più chi meno, ha vissuto dei traumi inflitti dalla famiglia che ancora si porta dietro.
E io non faccio eccezione alla regola, come ho già avuto modo di raccontare.
Potrei fare una graduatoria dei traumi subìti nel corso della vita, tipo quello dell'acquisto di un paio di scarpe che tempo fa raccontai
QUI.
Simili erano il trauma e la reazione di mia madre per l'acquisto di qualsiasi capo di abbigliamento, o di quaderni:  'Ma mò t'aggio accattato 'o quaderno! Scrivi cchiù ppoco, figghia mia!
( Ma or ora ti ho comprato il quaderno. Scrivi meno, figlia mia"!) per non parlare dell'assoluta impossibilità di acquistare beni che mia madre considerava voluttuari; ricordo, ad esempio, la volta che le chiesi un braccialettino da poche lire e lei mi rispose:
-Che n'o vuò fà, accattammo 'no chil'e pane cò quilli sordi!
( Che vuoi farne compriamo un chilo di pane con quei soldi)
Da allora mi è rimasta l'abitudine, quando compro qualcosa, di chiedermi quanti chili di pane avrei potuto acquistare in alternativa.
Ma il trauma peggiore è stato quello delle pepaine di Montesarchio.
Dicesi pepaina un tipo di peperone, quello rotondo, che qui da me si conserva sott'aceto; questo:





Montesarchio, invece, è un ridente paese in provincia di Benevento, famoso per il vino buono ( la Falanghina) l'olio di qualità, il Castello ... e secondo mia madre famoso anche per la coltivazione di pepaine!


Dovete sapere che le pepaine si mettono sott'aceto di norma tra la fine di settembre e i primi di ottobre, così da averle pronte da usare la sera della vigilia di Natale per i vari piatti dell'antica tradizione avellinese, ormai quasi del tutto in disuso...a casa degli altri, ma a casa mia in uso eccome! Chi la sente, mamma, se non le fanno 'a scarola 'mbettonata, o acci e baccalà, o 'a pepaina agrodolce! E per tutto ci vuole 'a pepaina, appunto!
Però deve essere la pepaina di Montesarchio, mica altre!
E, sempre secondo mamma, tale pepaina ha la particolarità di maturare più tardi, per cui si andava a cercare nei negozi queste pepaine non prima del 3, 4 novembre, perché era certo ( sempre secondo lei!) che quelle che trovavamo erano PER FORZA di Montesarchio.
La cosa si svolgeva con gli stessi ritmi e cadenze dell'acquisto delle scarpe.
Primo giorno solo perlustrazione dei vari negozi: - 'Quillo è carastuso, quill'ato 'e tène ammosciate, quill'ato mi vòle 'mbrosà, non sò 'e Montesarchio!
( Quello è caro, quell'altro ha le pepaine vecchie e mosce, l'altro vuole imbrogliarmi, non sono pepaine di Montesarchio)
Secondo giorno mercatini rionali: -'Qua sò troppo grosse, là sò troppo piccirelle, quelle sò troppo verdi, quest'ate sò troppo rosse... ( Qui sono troppo grandi, lì sono troppo piccole, quelle sono troppo verdi, queste altre sono troppo rosse)
Terzo giorno altro giro di negozi, più mirato, selezionando quelli che potrebbero fare al caso: - Queste sò troppo doppie, quelle sò troppo fine, quelle sò bbone ma sò care, queste costino poco ma nun sò bbone, quell'ate sò marostiche, quest'ate sò fracite. ( Queste sono troppo spesse, quelle troppo sottili, quelle sono buone ma costano troppo, queste costano poco ma non sono buone, quelle altre sono acerbe, queste altre sono così mature da essere quasi fradicie)
Quarto giorno di riflessione...
Quinto giorno ulteriore tentativo nei mercatini, con inizio di contrattazione:- 'Ma qua' Montesarchio, queste sò 'no poc' e munnezza, vuoi pur' tutti sti sòrdi? Siti tutti na maniata 'e mariuoli!
( Ma di che Montesarchio cianci, queste  pepaine sono roba di scarto e tu vuoi pure tutti quei soldi! Siete tutti una manica di ladri!)

Apro una parentesi: in tutto questo vi prego di immaginare me che vado appresso a mia madre, terrorizzata all'idea che prima o poi qualcuno dei venditori  perda la pazienza e ci faccia 'na nfrascata 'e pacchiri ( una sonora schiaffeggiata) !

Sesto giorno: uscita propedeutica all'acquisto: giro dei due o tre negozi selezionati e dei due o tre mercatini 'potabili'; la scena migliore del sesto giorno era di solito quella del negoziante che, memore della signora che era già passata due volte e gli aveva disprezzato merce, prezzo e magazzino, appena ci vedeva arrivare già da lontano diceva : - Signò, nun ne tengo pepaine, ve ne putite ji! ( Signora, non ne ho pepaine, potete andarvene!)
E finalmente, il settimo giorno, quando ci eravamo ormai inimicati tutti i fruttivendoli a suon  di 'Siti tutti mariuoli!' ( Siete tutti ladri!) si compravano le pepaine, scegliendole una per una, buttando all'aria tutta la cassetta del povero malcapitato negoziante e litigando sul prezzo fino all'ultima 5 lire.
Dopo tutto ciò, mentre si tornava a casa con le pepaine, la chiosa immancabile era :- Eppure m'hanno fatta fessa'.

Sò traumi, ragà...

 
Rispondi al commento:
Casalingapercaso
Casalingapercaso il 07/10/07 alle 22:03 via WEB
Da me, in Veneto, il vin cotto si fa col mosto, mele, patate americane e pere, legato tutto con farina (meta` doppio zero e meta` da polenta). Ci sono anche i sugoi, accento sulla u, fatti con mosto, zucchero e farina. Una specie di crema deliziosa. Quella cosa con le noci ecc sembra buona.
 
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