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A L'Aquila un anno dopo

Post n°968 pubblicato il 06 Aprile 2010 da vi_di

Il ricordo e il dolore sono rimasti e rimarranno incancellabili nel cuore della gente.

Speriamo non restino incancellabili anche le macerie...

 

 
Rispondi al commento:
domenicomolinini
domenicomolinini il 06/04/10 alle 21:03 via WEB
Mi capita di presentire i terremoti.
La sera del 5 aprile del 2009 io e ilike avevamo discusso a lungo di religione con amici che poi ci avevano riaccompagnati a casa.
Solitamente al termine di una lunga discussione teologica resto tranquillo e sereno. Questa volta, invece, ero estremamente angosciato, travolto da ondate che si dipartivano dal diaframma e prostravano il petto.
Mi sono calmato solo a notte fonda.
Il mattino, al risveglio, ho appreso e di colpo ho ricordato. La stessa cosa mi era accaduta anni prima, un'altra domenica sera: quella del 23 novembre 1980.
Mi sentivo assente, pur circondato da tanti amici festanti, la stessa angoscia cupa, inspiegabile: attendevo che accadesse qualcosa, sapevo che sarebbe accaduto qualcosa e mi chiedevo, fingendo di seguire il cicaleccio, ma guardando il corridoio di casa e la porta d'ingresso, cosa sarebbe potuto mai accadere.
Ero calmissimo e nello stesso tempo teso come una corda di violino.
Quando la lunga scossa arrivò non mi meravigliai: nel buio, poiché la corrente elettrica andò immediatamente via, scattai verso la porta d'ingresso, la spalancai completamente, scesi i pochi gradini che mi separavano dal portone che spalancai, ascoltai per un momento affascinato e agghiacciato l'ululato del terremoto e risalii di corsa per aiutare in particolare gli anziani ad uscire all'aperto.
Tutti erano in casa. Nessuno aveva in qualche modo percepito nulla e il pavimento continuava a tremare...
 
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