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SCAMPOLI- Ritagli di ieri e di oggi
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- Ma tu ci riesci a farli stare attenti tutte e cinque le ore o dopo le 11 ti sbadigliano in faccia?
Questa è stata la domanda più gettonata tra noi colleghe, disperate maestre uniche costrette a parlare per 5 ore alla stessa scolaresca ed ieri sera riunite tutte insieme per la programmazione didattica quindicinale.
La risposta più carina è stata quella di una collega di III:
- A me arrivano il lunedì che sbadigliano dalla mattina perché sono stanchi della domenica. Il martedì pure sbadigliano dalla mattina perché sono stanchi della palestra che hanno fatto il lunedì pomeriggio. Il mercoledì sbadigliano perché il giorno prima hanno fatto catechismo. Il giovedì è come il martedì e il sabato sono stanchi per la fatica dell'intera settimana.
- E il venerdì?- abbiamo chiesto quasi in coro
- Grazie a dio sono libera!
Il fatto è che, in una società in cui i messaggi arrivano ai bambini con la rapidità delle immagini televisive o con il cambio continuo di scenari e di livelli dei videogames, la scuola è tornata al modello maestra unica.
Sempre la stessa faccia, sempre la stessa voce, per 5 ore e per 5 giorni alla settimana. E l'attenzione dei ragazzi a un certo punto giocoforza te la perdi. Certo, uno prova anche a distribuire nella giornata i carichi di lavoro in maniera da non stancarli troppo, ma se come me hai da fare italiano, matematica, scienze, storia, geografia, convivenza civile (e se sei scemo come me che per convivenza civile quest'anno sto facendo la storia d'Italia, dal Risorgimento a tutto il '900, per evitare che questi ragazzi a 11 anni non sappiano nulla degli eventi contemporanei, dato che il Ministero fa finire il pogramma di storia in V elementare con la caduta dell'Impero Romano) allora le 4 ore settimanali di arte e musica che mi competono insieme a tutto il resto diventano ininfluenti rispetto alla monotonia della presenza sempre uguale dell'insegnante unico.
E l'insegnante, che vede questi piccoletti che le si afflosciano man mano davanti nei banchi, va necessariamente in crisi. E le prova tutte: dal cambio di voce all'uso di filmati, all'interattività in sala computer... ma niente, s'afflosciano comunque.
Quello è il momento che io definisco 'l'attimo incredibile Hulk': quando le hai provate tutte e vedi che non ce la puoi fare; allora ti monta dentro un'incazzatura terribile contro chi ha scelto un modello anacronistico per l'ultimo veicolo di cultura rimasto in questo paese di grandi fratelli e bunga bunga.
Ma siccome non puoi diventare verde, stracciarti i vestiti e andare a Roma a buttare tutto per aria in puro stile Smontessori, allora rispieghi e riprovi e rimotivi e ricarichi i ragazzi...
Io comunque l'ho detto alla scolaresca fin dall'inizio dell'anno: ragazzi, io sono come la Play Station, ho tre livelli: tranquilla, mediamente nervosa e terribilmente arrabbiata: decidete voi con quale volete giocare!
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