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Vaneggiamenti in quarantena

Post n°2279 pubblicato il 14 Marzo 2020 da vi_di

L'immagine può contenere: gatto e spazio al chiusoIl nipote del leone

Permettete che mi presenti: mi chiamo Artù e sono il gatto certosino dei signori Pellecchia.

O almeno loro dicono così. La verità è che i signori Pellecchia occupano spazi di casa mia, ma siccome in cambio la mia ciotola è sempre lustra e piena, i letti sono tutti morbidi e puliti e l’angolo a sinistra del divano viene debitamente lasciato sgombro per quando desidero sedermi a guardare la TV, lascio credere loro di essere i padroni. In fondo, nonostante io sia un essere superiore, sono per il “Vivi e lascia vivere”, almeno fino a che lasciano vivere me.

Ed è per questo che sono qua a parlare con voi: perché questo mio modus vivendi (vuol dire modo di vivere; la signora era insegnante e, per ingannare il tempo, qualche cosa l’ho imparata anche io), dicevo questo mio modus vivendi da una settimana a questa parte è stato stravolto, ribaltato, sconvolto.

Cominciamo dalla signora: da quando era in pensione la mattina si alzava con calma, faceva colazione e poi si metteva seduta davanti a un coso che si chiama computer e ci passava le ore silenziosa e quieta. Invece, da una settimana in qua, quando si sveglia scatta che pare una molla, si butta per gli occhi la colazione e, subito dopo, con la faccia da invasata comincia a strusciare tutta, ma proprio tutta la casa con acqua e candeggina. A parte la puzza, io fino a qualche giorno fa passavo le mattine a ronronare in braccio alla signora mentre mo’ mi tocca correre di qua e di là perché, dovunque io mi fermi, arriva lei con spazzolone, pezza e varechina e s’adda scappa’! Uh pardon, scusate! Mannaggia, frequentare i miei umani ha un po’ influito nel mio linguaggio aulico. Sapete, io sono di stirpe francese… ma ‘sti cafuni ‘e fòre dei padroni miei sono di Avellino e dopo quindici anni di convivenza i danni si cominciano a notare, purtroppo.

Ma non divaghiamo: dicevo che negli ultimi giorni qua è una guerra. E mica solo per la signora. Volesse ‘o cielo! Pure lui, il marito, è diventato strano assai! Fino a una settimana fa si alzava presto, faceva le cose sue e poi se ne usciva. Lo stesso nel pomeriggio: alle diciassette scendeva e si ritirava con comodo. Invece da sette giorni non entra e non esce se non per un lasso risibile di tempo.

Dice: ma a te che te ne importa?

Mi importa eccome: io fino a sette giorni fa tenevo praticamente tutto il giorno a totale disposizione un bel lettone da un metro e settanta per un metro e novanta, con materasso ultima generazione e piumone avvolgente. Adesso invece devo dividerlo col Pellecchia, capite? Come se non bastasse la notte, quando devo spartirlo pure con la signora! Che poi lei, prima, si coricava dopo mezzanotte mentre mo’ si corica prestissimo. Per forza! Si ammazza a spazzolare e la sera non serve!

Ho provato a capire cosa abbia causato questa rivoluzione in casa e a orecchio (perché il naso ormai è inservibile a causa della candeggina) mi pare di aver capito che hanno paura di qualcosa da cui si stanno difendendo lavando, lustrando e chiudendosi dentro.

Ed è per questo che sto parlando con voi, vi devo chiedere un piacere: se incontraste quella cosa di cui hanno paura diteglielo voi: che se ne andasse da un’altra parte subito! Tengo pure una coscia un poco addolorata, sapete l’età comincia a farsi sentire, e non ce la faccio più a scappare di qua e di là per sfuggire allo spazzolone o a dormire sul letto della stanzetta: è a una piazza e col materasso a molle!

Se poi la cosa vi dicesse che non se ne vuole andare, portatele questa imbasciata da parte mia: io so’ buono e caro, ma se mi innervosisco esco fuori e se la deve vedere con me. In fondo, sono sempre il nipote del leone.

O no?

 
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