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QUID EST VERITAS?


QUID EST VERITAS? Misericordia e Verità Siamo nell’ottava di Pasqua e ci apprestiamo a vivere, liturgicamente, un lungo tempo pasquale fino alla Solennità di Pentecoste. Domenica sarà anche la grande festa della Divina Misericordia istituita dal Santo Papa Giovanni Paolo II sulla base delle rivelazioni di Gesù a Santa Faustina Kowalska e raccolte nel suo preziosissimo diario che suggeriamo a tutti di inserire nelle proprie letture spirituali. Ci sembra giusto pertanto dire qualcosa di questo infinito quanto insondabile Mistero della Misericordia di Dio, ma desideriamo farlo in una prospettiva e con un taglio che ci pare essenziale ricordare quale quello che lo vede in rapporto alla Santa Verità. La Liturgia della Chiesa, nella Sua sapienza millenaria, ci ha insegnato e fatto vedere, nei giorni immediatamente precedenti la S. Pasqua, che non si può giungere alla gioia della Resurrezione senza passare per la via della Croce. La Croce diviene la massima espressione dell’Amore, quindi della Sua Misericordia, con cui Dio ama ciascuno di noi. Abbiamo ancora nel cuore e nella mente le parole del Vangelo di quei giorni e in particolare quelle sempre molto toccanti della Passione di Gesù. Durante il suo ingiusto processo, prima davanti al sommo sacerdote e al sinedrio, poi da Erode e infine davanti al governatore romano Pilato e alla pubblica piazza che ne chiede la crocefissione al posto di Barabba, Gesù rimane quasi sempre in silenzio accettando, nella massima umiltà, qualsiasi mortificazione fisica e psicologica, considerandola parte integrante della Croce e della missione salvifica che Dio Padre lo chiamava a compiere. Però in qualche occasione Egli risponde ed è evidente che, se lo ha fatto, è perché anche in quella drammatica situazione vuole dare un insegnamento che, insieme alle Parole dell’ultima cena e alle ultime rivolte dall’alto della Croce, costituisce il Testamento Spirituale di Gesù sul quale si fonda tutta la Chiesa e il Cristianesimo. Una delle poche volte in cui Gesù risponde è alla domanda di Pilato (dal Vangelo di Giovanni): “Dunque tu sei Re?” Ed ecco la risposta: “Tu lo dici; io sono Re. Per questo io sono nato e per questo io sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla Verità. Chiunque è dalla Verità, ascolta la mia voce”. E Pilato riprende: “Quid est Véritas?” (Cos’è la Verità?). La risposta, Gesù, l’aveva già data ai suoi discepoli quando gli aveva preannunciato la sua Passione e Morte: “Io sono la Via, la Verità, la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv. 14,6). Dunque, se Dio è Amore, Misericordia, e se Gesù dice: “Io sono la Verità”, comprendiamo facilmente che Misericordia e Verità sono due realtà non solo legate, ma ontologicamente unite in sé stesse tra di loro, connaturali alla stessa natura di Dio. Come è possibile, dunque, pensare e affermare, come molti fanno, che esse possano essere separate o addirittura in opposizione tra loro? Negare l’una comporta inevitabilmente negare anche l’altra. Il prossimo 19 Aprile ricorrerà il X anniversario dell’elezione al Soglio Pontificio del Papa, oggi Emerito, Benedetto XVI, per questo desideriamo dedicare un pensiero a lui che oggi continua a sostenere la Chiesa nel nascondimento e nella preghiera, meditando su uno dei capisaldi del suo magistero petrino: l’amore alla Verità e la battaglia contro la dittatura del relativismo. Culmine di questo insegnamento è la sua preziosa Lettera Enciclica Caritas in Veritate autentica pietra miliare del pensiero squisitamente cattolico secondo cui la dimensione della Verità non solo è inseparabile da quello di Misericordia (a differenza di quanto, oggi, molti predicano), ma che essa ne è, in realtà, la prima e più lampante espressione e che non esiste una Carità autentica senza Verità. Strenuo difensore dei dogmi che sono alla base della Fede Cattolica, continuo è stato il suo richiamo all’importanza dei cd. principi non negoziabili e la denuncia della secolarizzazione, del laicismo aggressivo che snatura il concetto di laicità e di libertà, della scristianizzazione della società e dell’apostasia dilagante che attanaglia soprattutto le parti del mondo che storicamente sono state la culla del Cristianesimo (in primis l’Europa) e penetrata finanche all’interno della Chiesa stessa, come già Paolo VI ebbe ad affermare nel famoso discorso del fumo di Satana e in piena continuità col magistero del suo predecessore e amico fraterno S. Giovanni Paolo II. Difesa della vita dal concepimento alla fine naturale, centralità della famiglia naturale fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna e libertà di educazione, sono e devono essere i pilastri a cui il cattolico deve attenersi nel suo agire privato, ma anche nel suo impegno pubblico e sociale, anche politico. Eppure spesso oggi si pensa che l’affermazione della Verità, il richiamo alla dottrina cattolica, ecc. sia quasi di ostacolo alla pastorale e quindi non vada poi così d’accordo con la Misericordia. Probabilmente il motivo è che si è perso di vista il vero senso della Misericordia e la si confonde con una certa finta compassione, pura filantropia e con un buonismo che a volte non è più nemmeno cristiano. Forse è il caso di rispolverare le sette opere di Misericordia spirituale: insegnare agli ignoranti, consigliare i dubbiosi, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Alcuni affermano che la Chiesa non deve più parlare di legge naturale, di situazioni irregolari, di atti intrinsecamente cattivi, ecc. Ma il rischio è di ricercare un dialogo con la cultura moderna senza avere più chiara la propria identità. La Chiesa è sempre stata e sarà sempre un segno di contraddizione nel mondo e deve sempre nominare le cose col proprio nome altrimenti il rischio è di aumentare la confusione e il disordine e di non rispondere pienamente alla propria missione di portare la luce di Cristo nel mondo. E questa sì che sarebbe una grave mancanza di Carità. La Misericordia, così come un certo concetto di dialogo col mondo o di ecumenismo interreligioso, senza la Verità e la certezza della propria identità e della Fede Cattolica, non esiste e si traduce in puro sentimentalismo che sfocia in un nuovo umanesimo senza Dio che in realtà blocca l’incontro reale dell’uomo con Cristo (perché ne cela il vero Volto).