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Padre Serafino Tognetti - TESTIMONIANZA SULLA BEATA CHIARA LUCE BADANO

Post n°42 pubblicato il 10 Dicembre 2013 da vienievedi
 

CON PIU ENTUSIASMO..

Articolo di Padre Serafino Tognetti per il Biellese, sulla Beata Chiara Luce Badano

 

Lo confesso: non ero molto entusiasta di Chiara Luce Badano. Tutto quel parlare di lei mi sembrava enfatico, esagerato. Non conoscevo bene la vicenda, ma non mi pareva vi fosse qualcosa di particolarmente grande. Ho letto la vita di molti santi – quelli sì - il loro eroismo nella fede, le loro prove, i miracoli, la loro fedeltà a Dio e alla Chiesa a tutta prova: i santi sono necessari per dare forza al nostro cammino spesso zoppicante. Quando poi è stata beatificata, lo confesso – ahimè – ho miseramente pensato: “Vabbè, ma se non fosse stata focolarina….”

Che grande peccatore che sono.

Poi i mesi sono passati, e la presenza di Chiara era lì, parcheggiata, una tra le tante. Un giorno un amico mi allunga la breve biografia della giovane beata “Io ho tutto”. Prima cosa: controllo il numero delle pagine: 94. Si può leggere.

Leggo, e fin dalle prime pagine sento che qualcosa si smuove. Non riesco a staccare gli occhi dal testo, interiormente un muro si crepa e poi cede di schianto. Finisco la novantaquattresima pagina quasi in lacrime. Chi sono io e chi è Dio? Che cosa ho fatto finora?

Rileggo allora il testo, che sprigiona luce ed emette una musica deliziosa. Sento che qualcosa di nuovo prende forza in me; il pensiero di Chiara diventa allora invadente, e provo un irrefrenabile bisogno di andare a Sassello per strappare qualcuno di casa che venga a Biella a parlarci di lei. Fu così che un giorno di novembre, dovendo passare da quelle parti, costringo la macchina a prendere la via dei colli tra Aqui Terme e Savona, per trovare Chiara nel suo paese. Sassello è non più di un pugno di case gettato lì nel silenzio. Comincio ad ascoltare di nuovo la sua voce. Vado dal parroco, ma si dice troppo anziano per venire a Biella. Mi indica la sua casa, che raggiungo con una certa trepidazione. Vedo il luogo dove ella passò la sua esistenza: tutto parla di semplicità e purezza. Busso ma nessuno mi viene ad aprire, solo dopo diversi minuti emerge dal nulla un signore grande e grosso che si presenta come lo zio di Chiara. Mi parla di lei, ma quasi non lo ascolto nemmeno, preso totalmente dal luogo che mi richiama alla conversione: sono lì, in quella casa. Dio solo. Infine il cimitero, dove mi piego e chiedo perdono.

Chiara nacque a Sassello il 24 ottobre 1971, figlia unica di genitori che non riuscivano ad avere prole. Fu un dono quasi inaspettato dopo tanti anni di matrimonio. La famiglia era cristiana, e la bambina fu educata alla vita vera (quella che prevede la Grazia di Dio). La mamma lasciò il lavoro per star dietro alla figlia; roba d’altri tempi.

A nove anni la piccola incontrò il Movimento dei Focolari di Chiara Lubich, e vi aderì immediatamente, intuendo forse che proprio lì avrebbe sviluppato e approfondito la propria vita con Dio. A dodici anni scrisse una lettera a Chiara Lubich parlando di Gesù come “Sposo abbandonato”, Colui che sulla croce grida il “perché?” di Dio nella solitudine. Quale intuizione profonda cela questa espressione in una bambina?

Evidentemente la Grazia è già all’opera, contro il parere di coloro che ritengono i piccoli troppo piccoli per poter parlare di Dio con proprietà. E’ vero proprio il contrario: i piccoli sono più vicini a Dio proprio per la loro innocenza. Essi capiscono Dio perché sono sulla soglia del Mistero più di tanti altri che parlano di Lui con cuore freddo.

La sua umanità è normale, tanto che a scuola neppure brilla. In IV Ginnasio viene bocciata e deve ripetere l’anno. Se ne dispiace per i genitori e per Gesù. “Ho dato un dolore a Gesù”, commenta rammaricata.

Intorno ai 16 anni si comincia a manifestare il male: tumore osseo, dei più dolorosi. Sarà un crescere di ricoveri, cure, operazioni, che accompagneranno la giovane fino alla fine. “La malattia è giunta al momento giusto – commenterà – me l’ha mandata il Signore perché io Lo ritrovassi”. Il tumore viene affrontato con docilità e controllo, sempre col sorriso. Non è una maledizione, anche se in un primo momento combatte interiormente per la guarigione, come deve essere. Però si accetta giorno per giorno la prova.

Qualche decennio prima una sua coetanea, la romagnola Benedetta Bianchi Porro, aveva vissuto la medesima prova nel progressivo spogliamento delle proprie facoltà, sprofondando nel buio ma alimentando la luce della fede e dell’amore. Le due giovani si assomigliano. Proprio nella malattia l’amore di Chiara si purifica, ed ella parla di Gesù come di Sposo. E’ uno Sposo di sangue, che toglie per dare, e non si può entrare nell’anima di Chiara superficialmente: occorre entrare nel Mistero. Ella semplicemente ama. Ama Gesù che si fa presente, ama i suoi genitori che la assistono, ama gli amici che andandola a trovare rimangono turbati dalla sua luce. Che cosa sta succedendo in questa poco più che bambina? Come si può amare nella sofferenza? “Dio ti fa un grande onore non quando ti dona qualcosa, ma quando ti chiede qualcosa”, ha scritto il grande mistico toscano Divo Barsotti, e in Chiara Badano emerge una richiesta del Cristo: Egli le chiede di unirsi a Lui nell’atto in cui Egli salva il mondo morendo sulla croce. Quando le propongono la morfina per attutire il dolore, Chiara risponde sorridendo: “La morfina toglie lucidità, e io posso offrire a Gesù solo il dolore. M’è rimasto solo quello. Se non solo lucida, che senso ha la vita?”.

Già, che senso ha la vita? Ce lo chiediamo anche noi, ormai in ginocchio da qualche tempo davanti alla piccola Chiara Luce. La vita ha senso se vivo per qualcuno, e Chiara vive per Gesù-Sposo. Sente il dolore, capisce che sta per morire, ma con l’apice della sua anima ella ha fatto il passo della fede: Dio è tutto, oppure non è niente. “Sto in un’aria di Paradiso – afferma agli amici – e avverto come zavorra ciò che mi allontana da lì”.

Ahi, come pesano per noi queste parole! Noi offriamo e cerchiamo ogni consolazione terrena per non pensare alla vita eterna, e una bambina ci parla di Paradiso proprio mentre avrebbe i motivi per ribellarsi ad una vita ingrata. Ma quale ingrata? Il suo rapporto con il Cristo è sponsale, e Chiara è un’anima sposata.

Nel luglio del 1990 ella chiede a Chiara Lubich di avere un nome nuovo, come fanno i monaci che nel giorno della professione religiosa ricevono dalla Chiesa un nome monastico. “Chiara Luce sarà il tuo nome” risponde prontamente la Fondatrice del Movimento. Come Simone che diviene Pietra, Chiara diviene Luce.

E la Luce è Dio, la sua presenza. San Serafino di Sarov fu visto nella foresta siberiana irradiare la luce dal proprio volto, e i colli liguri di Sassello da quel giorno furono come avvolti in quella luce. Andate a Sassello, e quella luce la vedrete, perché è ancora lì.

Dopo il nome, Chiara comincia a preparare il suo funerale: vuole che si canti, e sceglie lei i canti, le letture, addirittura l’abito con il quale dovrà essere composta  nella bara. La morte viene preparata, accolta come “sorella” perché proprio in quel passaggi ella vedrà il suo Sposo, e dunque desidera fare le cose come si deve. Tutto questo senza la minima affettazione, ma con una semplicità devastante.

Due giorni prima di morire, ormai sfinita e senza parole, fa cenno alla mamma di leggerle ancora una volta qualche meditazione spirituale di Chiara Lubich, e la mamma comincia la lettura. Ad un bel momento la figlia la interrompe: “Mamma, leggi con più entusiasmo, per favore”. Quando udii questo, quasi non volevo credere. L’entusiasmo della fede non viene meno nemmeno quando nei momenti più gravi, anzi, proprio allora l’entusiasmo per Dio diviene la testimonianza suprema. A ben pensare: la parola entusiasmo deriva dal greco, e significa “in-Dio”. La diciottenne Chiara Luce Badano, massacrata dal male, è un’anima entusiasta. Non per un ideale, non per un idolo da stadio, ma per una Persona divina: Gesù.

Viene da pensare a certe nostre distratte assemblee o ad una adesione formale ad un cristianesimo inteso come fiacco sistema di buone idee. No, il cristianesimo è fuoco vivo, anzi, è una persona: Cristo. E al di là del Signore Gesù, grazie al quale l’accesso al Padre è possibile, non esiste nulla. Anzi, non esiste nemmeno un al-di-là, perché il cristianesimo è Lui.

Incontrarlo, sceglierlo e amarlo fu per Chiara un atto unico.

A poche ore dalla morte, riesce a sussurrare ad un amico: “Bisogna avere coraggio di mettere da parte ambizioni e progetti che distruggono il vero significato della vita, che è credere nell’amore di Dio e basta”. Non dice che il vero significato della vita è l’amore, ma è credere all’amore di Dio, il che è tutt’altra cosa. L’uomo pensa di saper amare, ma è assai più arduo credere all’amore di Dio, specialmente quando le cose vanno male dal punto di vista umano. Questa è la lezione di Chiara Luce: ha creduto all’amore di Dio.

Le ultime parole le riserva alla mamma: “Ciao. Sii felice perché io lo sono”.

E’ la consegna. Nel mare del dolore e nell’imminenza della morte, Chiara è felice.

 

Arrivo all’ultima pagina del libro prestatomi e l’occhio mi cade sulla data di morte di Chiara Luce Badano: 7 ottobre 1990. E’ la goccia che fa traboccare il vaso: è la data della mia ordinazione sacerdotale. Poche ore prima della morte di Chiara Luce io venivo ordinato sacerdote! Praticamente nello stesso momento! Mi sono sentito trafiggere. Ho avvertito come una sorta di passaggio, di consegna, e ho percepito la struggente bellezza di Chiara Luce Badano, vera figlia di Dio.

Le mie parole finiscono qui, perché ho inteso che non si può essere cristiani in altro modo, senza entusiasmo e senza vita. Una morte così non si improvvisa. “Si vive per la morte”, scriveva il filosofo ateo Haidegger. “No – corregge Chiara Luce - si muore per vivere”.

Siamo riusciti a stanare due testimoni di Chiara Luce Badano, che hanno accettato di venire a Biella per parlarci di lei. L’hanno conosciuta, l’hanno vista, l’hanno sentita. Verranno per lei e, direi, con lei. Si tratta di Paola Giribaldi, che conobbe Chiara Luce durante uno dei suoi ricoveri ospedalieri a Torino e che le divenne amica essendo anche lei focolarina. Con lei verrà il dott. Ferdinando Garretto, che le fu molto vicino nell’ultimo tratto di vita, mescolando alla sua conoscenza medica la sorpresa della fede. Egli si dichiara ancora oggi “folgorato” dalla luce di Chiara, e non può fare a meno di parlarne. Ha accettato volentieri di farci dono della sua testimonianza. Al termine delle due relazioni-testimonianze verrà proiettato un video con immagini eccezionali di Chiara Luce Badano.

Si tratta di un incontro davvero di grande valore per conoscere meglio questa beata, così necessaria nel mondo di oggi, in cui sembra che i giovani siano refrattari al bene, al bello, al vero. L’incontro è organizzato dalla Comunità dei figli di Dio in unione con la parrocchia di Santa Maria Assunta di Vigliano Biellese. Invitiamo tutti a venire a conoscere una delle più belle figure che il Signore abbia dato alla Chiesa italiana in questo tempo, per averla come sorella e amica, vera luce sul nostro cammino.

 

Domenica 4 marzo 2012,

Oratorio della parrocchia Santa Maria Assunta,

Vigliano Biellese,

ore 15.00.

 

 p.Serafino Tognetti

 

Qua il video intero della testimonianza: http://www.youtube.com/watch?v=lOxoWLwlsM8

 

Qua la testimonianza di padre Serafino: http://www.youtube.com/watch?v=RAwSB0sIxIY

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Commenti al Post:
anna1564
anna1564 il 18/12/13 alle 03:22 via WEB
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Data di creazione: 07/05/2012
 

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