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UN ANNO DEDICATO ALLA FEDE, L’EREDITA’ DI BENEDETTO XVI

Post n°47 pubblicato il 13 Marzo 2014 da vienievedi
 

Domenica 24 Novembre, Solennità di N. S. Gesù Cristo Re dell’Universo, si chiude l’anno della Fede indetto da Benedetto XVI. Perché un intero anno dedicato alla Fede? Il Papa Emerito, nel Motu Proprio Porta Fidei, denuncia che la Fede, oggi, non è più un presupposto del vivere comune e del tessuto sociale, quindi una vera e propria crisi della Fede. Durante tutto il suo luminoso Pontificato, egli ha predicato il primato di Dio e della preghiera, soprattutto della Liturgia e dell’Adorazione, denunciando il progressivo venir meno, specie in Occidente, del senso religioso e del sacro e il clima imperante di relativismo, laicismo e apostasia. L’Enciclica Lumen Fidei firmata da Papa Francesco, ma scritta a quattro mani (è evidente l’impronta teologica di Benedetto XVI) spicca, in questo anno, come un grido d’allarme, da parte della Chiesa, del bisogno di Luce per la società e per l’uomo di oggi, così abbagliato dalle luci del mondo, ma così perso nelle tenebre della negazione di Dio. La Fede, come affermano i mistici, è l’organo visivo dell’anima, ciò che permette di guardare alle realtà del mondo e della storia al di là dell’umano e nella loro dimensione spirituale e soprannaturale. Non possiamo dunque non cogliere questa occasione per meditare ancora sulla Virtù Teologale della Fede e sulla sua centralità. Senza la Fede, cioè la conoscenza di Dio e il rapporto con Lui, non sono possibili né la Speranza, perché non sapremmo ciò a cui siamo destinati, la vita eterna, né la Carità, intesa non solo come bontà o filantropia, bensì come donazione totale di sé a Dio e ai fratelli fino al sacrificio supremo della propria vita. La Fede è certamente un dono che Dio fa all’uomo, ma l’azione di Dio rimane sempre discreta perché l’uomo rimane sempre nella libertà di accogliere o rifiutare questo dono. Egli agisce sulla nostra volontà, ma non ci può imporre nulla perché questo è l’Amore. Egli, l’Onnipotente, si rende impotente di fronte alla libertà dell’uomo: che mistero! E’ proprio questa libertà che, se usata bene, ci fa veri figli di Dio ma che, se usata male diviene la nostra condanna. Ma la Fede è anche la risposta dell’uomo al dono di Dio: due azioni, ma un unico atto. Molti si chiedono il perché Dio doni la Fede solo ad alcuni: “Niente di più sbagliato! Se tu non lo accogli è come se Egli non ti si fosse rivelato”, dice Don Divo Barsotti. Quindi non è Dio che nega il dono della Fede: così ci appare, ma in realtà è l’uomo che, nel rifiutarlo, ha la percezione di non averlo mai ricevuto. E’ proprio nel nostro atto di Fede che Dio è presente nella nostra vita e ci comunica la Sua vita divina: riceviamo la vita eterna nell’atto stesso e nella misura in cui crediamo in Dio e nel Suo Amore: ma questo è il Paradiso, che in una certa misura, inizia già qui ed ora! Tanti passi del Vangelo ricordano che la Fede in Gesù è determinante per la nostra salvezza! Certamente la Fede passa attraverso le prove della vita e il combattimento spirituale contro la nostra natura corrotta dal peccato originale e contro l’azione del diavolo, ma con la Grazia di Dio, attraverso queste difficoltà, l’anima si purifica affinché sia pronta per l’incontro con Lui. Ma cos’è la Fede? Ci sono almeno due significati su cui vorrei soffermarmi. Primo, la Fede è certamente, nel suo senso più ultimo e profondo, un abbandonarsi a Dio, alla Sua Volontà, al Suo Amore, il saper riconoscere in ogni evento della vita, persino nel dolore, un segno di questa divina Volontà che cerca il nostro vero bene. Dio è Amore e avere Fede, credere in Dio, vuol dire credere in questo Amore infinito, in un Dio morto in Croce per me, che mi ama sin dall’eternità come se io fossi l’unico termine del Suo Amore. Tuttavia, per giungere a questo livello, non si può prescindere da una condizione, dalla base, che è il secondo senso della Fede, vale a dire la mia adesione, in senso più oggettivo e dogmatico, alla Verità Divina rivelata. Dobbiamo svuotarci di noi stessi, di ogni nostra idea, sentimento o pensiero. Ed è proprio su questo aspetto che oggi la Fede subisce un terribile attacco, anche dall’interno della Chiesa, con correnti che considerano la disobbedienza al Magistero come via per il rinnovamento, e non ci si rende conto che così si mette a rischio il nostro stesso rapporto con Dio! Così oggi spesso capita che si creda di credere, ma in realtà ciò in cui crediamo è solo frutto di un nostro pensiero o ragionamento, il ché ben presto diventa un idolo. Per essere sicuri che ciò in cui si crede sia il Vero Dio e non una mia invenzione bisogna essere fedeli alla Tradizione Cattolica che poggia su due pilastri: la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa che ne è l’unica e infallibile interprete. Una maggiore conoscenza delle Verità fondamentali della Fede, attraverso lo strumento privilegiato del Catechismo della Chiesa Cattolica, ci aiuterà in questo discernimento. Anche per un falso mito secondo cui parlare di Verità sarebbe incompatibile con la Misericordia, non è facile parlarne, oggi più che mai. Ma la sofferenza è la “porta stretta” di cui parla il Vangelo e il martirio può manifestarsi anche nell’emarginazione, l’isolamento e la persecuzione da parte del mondo al quale sentiamo di non appartenere e nel quale ci sentiamo sempre in esilio. Ma non è forse questo il segno che apparteniamo a Dio? La penitenza e l’obbedienza, di cui tanto ci ha parlato Benedetto XVI, sono valori cardinali per un cammino di santità nel quale dobbiamo tutti sentirci impegnati. La gravità di quello che avviene oggi, l’astuzia più subdola del demonio, è che ci si rifiuta di distinguere in maniera chiara il bene dal male o addirittura si arriva a negare l’esistenza stessa del male in quanto tutto è lecito purché risponda ad un personale concetto di bene, stravolgendo il concetto di coscienza. Il demonio fa credere che egli non esiste come essere personale, che il male, il peccato e l’inferno non esistono, così convince gli uomini che ciò che è male, è invece una conquista della società, scardinando i pilastri della vita e della famiglia (cd. “principi non negoziabili”): basti pensare alle piaghe della convivenza, del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia, della manipolazione genetica della vita umana, della distruzione del concetto naturale di famiglia fondato sull’amore tra uomo e donna, ecc. Tutto può essere messo in discussione se è la maggioranza che lo stabilisce (cd. dittatura del numero). Si rivendica una sorta di autonomia da Dio, si crede che si possa essere buoni e compiere il bene senza aver bisogno di Dio e che quindi ci si possa salvare da noi stessi o per le nostre opere “buone”. Ma questo è il peccato originale, la tentazione più subdola, la superbia dell’uomo: voler diventare come Dio, mettersi al suo posto, fare a meno di Lui. Che sciocchezza! E pensare che Dio stesso ci permette di essere come Lui divenendo, dice S. Giovanni della Croce, “Dio per partecipazione d’Amore” nella misura in cui la nostra vita sarà intimamente unita a quella del Figlio Suo, Gesù. L’umiltà è la virtù che più ci immerge nel mondo di Dio e ci unisce a Lui. Sentirsi peccatori, sentirsi un nulla, avvertire nell’intimo il profondo bisogno di Dio, del Suo perdono, della Sua Misericordia, del Suo Amore. Non c’è altro! Non serve essere dei dotti, dei teologi, per essere dei veri cristiani, dei veri figli di Dio. Basta questo desiderio di Dio nel cuore, questa intima disponibilità ad accogliere nell’obbedienza e nella sottomissione la Volontà di Dio, questo stare uniti a Lui nella Chiesa per mezzo dei Sacramenti. Chiediamo al Signore un profondo amore alla Chiesa! Battiamoci per la Verità e per la Fede Cattolica! Non scendiamo a compromessi col mondo! Non temiamo di restare soli, Lui non ci lascerà mai e preghiamo per i nostri fratelli cristiani che oggi nel mondo muoiono per la loro Fede! Chiediamo l’aiuto di Maria Santissima, Madre della Chiesa in questo compito. Diventare Santi, sia questa la nostra unica preoccupazione perché questa vita passa e ci aspetta la Vera Vita, quella del Cielo! Nulla è più importante! Consacriamo al Cuore Immacolato di Maria la nostra vita, lasciamoci prendere per mano dalla nostra Mamma celeste per non smarrire la strada nel nostro cammino, in un mondo in cui regna la confusione e la frenesia e non si trova mai il tempo per fermarsi in silenzio adorante. Facciamo il buon proposito di leggere e meditare il Catechismo della Chiesa Cattolica. Sono tanti gli spunti che ci vengono da questo anno dedicato alla Fede, come da tutto il Pontificato dell’amato Santo Padre Benedetto XVI. Cerchiamo di non disperdere questo immenso patrimonio, facciamo fruttificare il seme spirituale che egli ha piantato in noi con il suo magistero, non liquidiamolo o dimentichiamolo troppo in fretta! Faremmo un danno a noi stessi e alle future generazioni alle quali negheremmo una perla preziosa.

 

          

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