Europa Carolingia (VIII –IX secolo) In Francia alla morte di Clodoevo (481-511), i suoi figli si divisero l’impero come una semplice eredità. Quindi si vennero a crearsi tre regni del tutto indipendenti: L’Astrusia (che comprendeva la zona della Champagne), la Neustria (tra la Schelda e la Loira) e la Borgogna (tra Loira e Rodano). In seguito a successive spartizioni di territori, la stirpe merovingica andò via via perdendo potere. Quindi si diffuse la consuetudine, da parte dei re, di designare dei consiglieri o funzionari di governo tra le famiglie aristocratiche (maestri o maggiordomi di palazzo). E fu proprio tra le fila di questi funzionari che si fa spazio la famiglia degli Arnolfingi, chiamata in seguito dei Pipinidi, e che col tempo darà vita alla dinastia dei Carolingi. Col tempo questa famiglia prese un potere enorme che da li a breve sostituì quello reale del re. L’occasione più grande la si ebbe nel 687, quando il maestro di palazzo di Austrasia, Pipino II di Heristal (679-714), sconfisse il maestro di Neustria e Borgogna. Si era comportato di fatto come un re che ricomponesse sotto di se l’unità del proprio regno spezzato. Carlo Martello (714-41), suo figlio e successore, mantenne il potere di unificare il regno e difendere la cristianità. Dichiarò guerra ai Sassoni e respinse i musulmani (battaglia di Poitiers del 732 che contribuì al declino dei re merovingi che furono definiti “re fannulloni” ). I Merovingi erano re ormai solo sulla carta, visto che alla morte di Carlo Martello il regno fu diviso tra i suoi due figli: Carlomanno e Pipino il Breve. E qui vi fu la svolta: Pipino spinse il fratello a ritirarsi in un monastero e tutto il potere cadde nelle sue mani. Nel 743 Childerico III fu deposto. E nello stesso anno Pipino il Breve inviò un’ambasceria a papa Zaccaria ponendogli il seguente quesito: se si dovesse il titolo di re a chi, di fatto, deteneva il potere o lasciarlo a chi, pur avendo il titolo legale, mancava di potere. La risposta del Papa fu che era giusto dare il titolo di re a chi di fatto aveva l’autorità. Quindi si creò una sorta di intesa tra la famiglia ascesa al potere e il Papa che si concretizzò realmente nel 754. Pipino scese in Italia riconquistò l’esarcato, conquistato nel frattempo dal longobardo Astolfo, e appena conquistato lo donò al Papa che si mise in viaggio verso la Francia per ungerlo con l’olio santo per consacrarlo re dei franchi ( erano stati unti,e quindi consacrati, anche sua moglie e i suoi figli Carlo e Carlomanno e inoltre,con questo atto, i vietava ai franchi di scegliere un re al di fuori di questa famiglia). L’alleanza con i franchi da parte del Papa era stata una marcia in più per tutto il mondo ecclesiastico che raggiungeva così una maggiore sicurezza sul potere temporale e spirituale, fu infatti in questo periodo che “nacque” (anche se non ufficialmente) quello che verrà più tardi chiamato << stato della Chiesa>>. Alla morte di Pipino il Breve, il figlio Carlo, poi detto Magno, il Grande (768-814) aveva ereditato una grande ricchezza e una organizzazione militare molto salda. Quindi decise di allargare i confini del regno: continuò la guerra contro i Sassoni(dopo trenta anni di guerra, finalmente si risolse con una vittoria), a sud, nell’italia settentrionale sottomise il regno longobardo e a ovest creò una marca-cuscinetto al confine con la Spagna musulmana. Di certo non mancarono le sconfitte, come la leggendaria rotta di Roncisvalle, immortalata dalle Chansos de geste: la Chanson de Roland, composta tra il 1060 e 1100 che celebrerà la resistenza del suo comandante. In Italia, dopo la conquista del regno longobardo, l’amministrazione complessiva non era cambiata e Carlo Magno aveva abbandonato momentaneamente i suoi progetti per dedicarsi più attivamente alla guerra franco-sassone. Quindi i longobardi, a gruppi, approfittarono dell’assenza del “rex francorum et longobardorum” per cercare di riconquistare i territori perduti. Ma Carlo scese nuovamente in Italia e soffocò le rivolte filo longobarde prima con le armi e poi per mezzo di mediazioni politiche riuscì ad annettere al suo impero il ducato di Benevento. A questo punto decise di separare la corona dei franchi da quella dei longobardi, ponendo re di questi ultimi suo figlio Carlomanno, ribattezzato con il nome di Pipino, che nel 781 ricevette dal Papa l’unzione di re d’Italia. Carlo Magno si era dunque posto indiscutibilmente come protettore della cristianità per avere una legittimazione sacra del suo potere e viceversa il Papa si assicurava una sicurezza forte che prendeva le distanze ancor più da Bisanzio. Questo “accordo” fu ufficializzato nel 800, quando Papa Leone III fu accusato di immoralità e si rifugiò dallo stesso Carlo che lo assolse (essendo a capo di una assemblea di dignitari). E solo due giorni più tardi, nel giorno di Natale, Carlo Magno fu incoronato direttamente dal Papa come Imperatore dei Romani. Ovviamente questo fu soltanto un atto di propaganda che legittimò ancor più il potere della stirpe carolingia, che in verità già era già molto grande. L'Europa Carolingia - Barile giuseppe
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Europa Carolingia (VIII –IX secolo) In Francia alla morte di Clodoevo (481-511), i suoi figli si divisero l’impero come una semplice eredità. Quindi si vennero a crearsi tre regni del tutto indipendenti: L’Astrusia (che comprendeva la zona della Champagne), la Neustria (tra la Schelda e la Loira) e la Borgogna (tra Loira e Rodano). In seguito a successive spartizioni di territori, la stirpe merovingica andò via via perdendo potere. Quindi si diffuse la consuetudine, da parte dei re, di designare dei consiglieri o funzionari di governo tra le famiglie aristocratiche (maestri o maggiordomi di palazzo). E fu proprio tra le fila di questi funzionari che si fa spazio la famiglia degli Arnolfingi, chiamata in seguito dei Pipinidi, e che col tempo darà vita alla dinastia dei Carolingi. Col tempo questa famiglia prese un potere enorme che da li a breve sostituì quello reale del re. L’occasione più grande la si ebbe nel 687, quando il maestro di palazzo di Austrasia, Pipino II di Heristal (679-714), sconfisse il maestro di Neustria e Borgogna. Si era comportato di fatto come un re che ricomponesse sotto di se l’unità del proprio regno spezzato. Carlo Martello (714-41), suo figlio e successore, mantenne il potere di unificare il regno e difendere la cristianità. Dichiarò guerra ai Sassoni e respinse i musulmani (battaglia di Poitiers del 732 che contribuì al declino dei re merovingi che furono definiti “re fannulloni” ). I Merovingi erano re ormai solo sulla carta, visto che alla morte di Carlo Martello il regno fu diviso tra i suoi due figli: Carlomanno e Pipino il Breve. E qui vi fu la svolta: Pipino spinse il fratello a ritirarsi in un monastero e tutto il potere cadde nelle sue mani. Nel 743 Childerico III fu deposto. E nello stesso anno Pipino il Breve inviò un’ambasceria a papa Zaccaria ponendogli il seguente quesito: se si dovesse il titolo di re a chi, di fatto, deteneva il potere o lasciarlo a chi, pur avendo il titolo legale, mancava di potere. La risposta del Papa fu che era giusto dare il titolo di re a chi di fatto aveva l’autorità. Quindi si creò una sorta di intesa tra la famiglia ascesa al potere e il Papa che si concretizzò realmente nel 754. Pipino scese in Italia riconquistò l’esarcato, conquistato nel frattempo dal longobardo Astolfo, e appena conquistato lo donò al Papa che si mise in viaggio verso la Francia per ungerlo con l’olio santo per consacrarlo re dei franchi ( erano stati unti,e quindi consacrati, anche sua moglie e i suoi figli Carlo e Carlomanno e inoltre,con questo atto, i vietava ai franchi di scegliere un re al di fuori di questa famiglia). L’alleanza con i franchi da parte del Papa era stata una marcia in più per tutto il mondo ecclesiastico che raggiungeva così una maggiore sicurezza sul potere temporale e spirituale, fu infatti in questo periodo che “nacque” (anche se non ufficialmente) quello che verrà più tardi chiamato << stato della Chiesa>>. Alla morte di Pipino il Breve, il figlio Carlo, poi detto Magno, il Grande (768-814) aveva ereditato una grande ricchezza e una organizzazione militare molto salda. Quindi decise di allargare i confini del regno: continuò la guerra contro i Sassoni(dopo trenta anni di guerra, finalmente si risolse con una vittoria), a sud, nell’italia settentrionale sottomise il regno longobardo e a ovest creò una marca-cuscinetto al confine con la Spagna musulmana. Di certo non mancarono le sconfitte, come la leggendaria rotta di Roncisvalle, immortalata dalle Chansos de geste: la Chanson de Roland, composta tra il 1060 e 1100 che celebrerà la resistenza del suo comandante. In Italia, dopo la conquista del regno longobardo, l’amministrazione complessiva non era cambiata e Carlo Magno aveva abbandonato momentaneamente i suoi progetti per dedicarsi più attivamente alla guerra franco-sassone. Quindi i longobardi, a gruppi, approfittarono dell’assenza del “rex francorum et longobardorum” per cercare di riconquistare i territori perduti. Ma Carlo scese nuovamente in Italia e soffocò le rivolte filo longobarde prima con le armi e poi per mezzo di mediazioni politiche riuscì ad annettere al suo impero il ducato di Benevento. A questo punto decise di separare la corona dei franchi da quella dei longobardi, ponendo re di questi ultimi suo figlio Carlomanno, ribattezzato con il nome di Pipino, che nel 781 ricevette dal Papa l’unzione di re d’Italia. Carlo Magno si era dunque posto indiscutibilmente come protettore della cristianità per avere una legittimazione sacra del suo potere e viceversa il Papa si assicurava una sicurezza forte che prendeva le distanze ancor più da Bisanzio. Questo “accordo” fu ufficializzato nel 800, quando Papa Leone III fu accusato di immoralità e si rifugiò dallo stesso Carlo che lo assolse (essendo a capo di una assemblea di dignitari). E solo due giorni più tardi, nel giorno di Natale, Carlo Magno fu incoronato direttamente dal Papa come Imperatore dei Romani. Ovviamente questo fu soltanto un atto di propaganda che legittimò ancor più il potere della stirpe carolingia, che in verità già era già molto grande. L'Europa Carolingia - Barile giuseppe