Creato da Memorareiuvat il 29/12/2009
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Il film su Martin Lutero mi è piaciuto abbastanza.Su un giornale che compro sempre la critica lo valuta con 2 stellette:appena sufficiente,e sono d'accordo.I miei ricordi scolastici della Riforma Protestante si limitavano all'opposizione del monaco tedesco alla Chiesa di Roma a causa della vendita delle indulgenze praticata ai tempi di Leone X(al sec.Giovanni de'Medici),e devo dire che allora come adesso,rivedendo il film,mi verrebbe quasi da schierarmi anch'io dalla parte di Lutero.
Per chi non lo sapesse,le indulgenze erano la promessa del perdono dei peccati e l'ammissione diretta al Paradiso in cambio di offerte in denaro,spesso ottenute usando reliquie di santi come esca.Mi ha affascinato molto il modo in cui questo personaqggio è stato rappresentato:Lutero le tenta tutte per evitare lo scisma.E'un fine teologo e vorrebbe quello che oggi chiameremmo contraddittorio,ma quando gli giunge il primo avvertimento del Papa,da lui ci si aspetta solo l'abiura,pena il rogo.Poiché rifiuta è costretto a nascondersi.L'inquisizione è stata una gravissima macchia nella storia della Chiesa Cattolica,nata in seno allo strapotere temporale del Papa,e che questo potere ha contribuito a rafforzare col terrore e la minaccia,più che con l'attività evangelica e pastorale che oggi conosciamo.Ridimensionato il potere del Vaticano,la Chiesa è tornata ad essere quello che dovrebbe essere:un punto di riferimento su cui regolarsi,ma senza alcun obbligo visto che viviamo(grazie a Dio)in uno stato laico.
Ciò che però m'impedisce di appoggiare Lutero non è tanto l'interpretazione delle Scritture,quanto la soppressione di alcune sue parti,che certo contrastavano delle idee preconcette di Lutero.Anziché adattare le sue teorie alla Bibbia, interpretandola, ha fatto prima ad adattare la Bibbia ad esse,insomma.Ma nel film non si fa nessun accenno a questi tagli censori.Per forza,visto che il film mirava a incensare Lutero.
Anzi nel film passa addirittura per uno che sfida la Chiesa traducendo per primo la Bibbia dal latino(allora d'obbligo)al tedesco,per renderla finalmente accessibile a tutti.Se la Chiesa soltanto poteva leggere la Bibbia,poteva dire al popolo anche ciò che non c'era scritto su.Ma Lutero non si comporta meglio se cancella ciò che non gli conviene che la gente legga,pur se in tedesco.Non ne so molto,ripeto,ma alcuni amici americani mi confermano che nella loro versione della Bibbia non si parla,ad esempio, degli arcangeli Gabriele e Raffaele,presenti nella nostra.Non credo che Lutero ce l' avesse proprio con questi due.Probabilmente li ha sacrificati insieme a qualche brano più pericoloso per le sue teorie.
E restando in tema voglio spendere due righe a proposito di"Habemus Papam",nei cinema in questi giorni.Confesso che Moretti non mi fa impazzire,e spesso anzi mi annoia.Questo film però più che anticlericale,come qualcuno l'ha definito,mi è sembrato solo che parlasse della figura del Papa come quella di semplice uomo.Una dimensione che Moretti non deplora,né offende o prende in giro.Penso che il senso di tutto i film risieda nel fatto che dal Conclave non esce per forza un prescelto di Dio,ma un prescelto da altri uomini,cui viene chiesto di assumersi una responsabilità che in fondo nessuno vuole,come mostra una buffa scena del film in cui tutti i cardinali riuniti nella Sistina pregano Dio di non scegliere proprio loro.
Io della figura del Papa mi sono fatto un'idea precisa,pensando al primo Papa,che è stato Simone detto Pietro,secondo la tradizione.Dai Vangeli emerge che questo apostolo non fosse una cima,però Gesù riconobbe in lui una fede salda come una pietra,appunto,e questo mi fa pensare ad un'ostinazione quasi ottusa nel preservare la dottrina senza scendere a compromessi con laici,atei,agnostici o filosofi.Perché la Fede,questo almeno l'ho capito,non ha bisogno di prove.
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Si cavalcava il fulmine
nel ventre della Terra
e a un tratto vidi lei:
negli occhi si specchiava un
rabbuffo di cielo
la bocca era un broncio che
anticipa il dolore
o tradisce ferite discrete
Il nero dei capelli un olio
lucido
vessillo lugubre su marmo
scotto
promessa d'incendio pei
frammenti di cuore che
sprizzano vicini
minaccia d'inverno pel
mistero che avvolge come
benda
gli occhi dei compagni di
viaggio
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Molti intellettuali francesi di sinistra si sono detti pro-Cesare Battisti,braccio armato dei PAC,autore di 4 omicidi e di 17 gialli da 4 soldi scritti durante la trentennale latitanza.Secondo loro,Battisti è sia un idealista(con accuse tutte da provare)che un artista.Non mi piace generalizzare ma a volte i francesi tirano fuori un metro di giudizio tutto loro.Schopenhauer ai suoi tempi li definì"Le scimmie d'Europa".Woody Allen in"Hollywood ending"interpreta il ruolo di un regista che colpito da cecità psicosomatica dirige un film stroncato in patria e lodato in Europa,dalla Francia in primis che lo giudica un"capolavoro". Questo mi suggerisce che le mie impressioni abbiano un fondamento... Quando la Francia stava per cedere alle pressioni ed estradare B.in Italia affinché fosse processato,i servizi segreti d'Oltralpe lo aiutarono a fuggire in Brasile dove il presidente uscente Lula gli ha conferito lo status di"rifugiato politico",credendo alle sue farneticazioni circa il fatto di essere un perseguitato e che in patria certo verrebbe ucciso.Se brasiliani e francesi sapessero quanto sono comprensivi e permissivi i nostri giudici...basti pensare che un suo compagno ha scontato solo 8 anni per un omicidio e ora è libero,lavora e ha famiglia.Per la cronaca,fu quello che lo fece evadere nell'80'e che si è"pentito"accusandolo. Secondo molti Brasiliani,Lula avrebbe agevolato Battisti per farsi perdonare una certa"morbidezza"in passate occasioni da una certa ala di sinistra.Che si sia servito del caso B.a scopi personali o gli abbia davvero creduto,però,poco importa. Quel che mi colpisce è la solidarietà a prescindere per un criminale solo perché in passato ha militato sotto una bandiera politica.Mi ricorda anzitutto i tanti solidali di Polanski tra i membri dell'intellighenzia italiana quando fu arrestato in Svizzera un paio d'anni fa per l'accusa di stupro(pedofilo)in America del 77'.Lui fu perdonato dalla vittima,ma fuggì dagli States prima che il mandato di cattura fosse spiccato,e schivò il processo. Anche in questo caso la Svizzera prima di cedere alle pressioni americane per l'estradizione l'ha liberato-portava il bracciale elettronico modello"allarme satelllitare"-permettendogli di tornare in Francia.Qui di diverso c'è solo il ripensamento della Svizzera. In Francia,immagino che Polanski resterà al sicuro e impunito per il resto dei suoi giorni,e questo per due motivi:ha quasi 78 anni ed è nato a Parigi
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Lame di luce trafiggono
nuvole paffute,
son sbarre d'oro che
limitano l'ombra
morente che scuriva
il prato.
La natura ridesta ha mille
voci,al mio orecchio fanciullo
indugia un clavicembalo
Squilli di tromba annunciano
l'alba cittadina
Ne vedi il profilo mentre
la raggiungi o la saluti
dai vetri di una corriera
La sua finta allegria
che impone il ritmo del
giorno
su cui basare ruoli e
coreografie
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Il programma di Fazio e Saviano ha fatto ascolti record,eppure ci si interroga se Saviano sappia o no fare televisione.Credo che questo sia l'ultimo dei problemi vista la portata dei suoi monologhi.Cosa si critica di lui?Il look?Ho notato sì l'aria un po' timida,quando tace:si gratta il capo,si puntella ora su un piede ora sull'altro, abbassa gli occhi,...ma quando parla è lucido,pacato eppur infervorato.L'indignazione che lo ha spinto a scrivere"Gomorra"gli dà la grinta necessaria ad esporre le sue idee per dire molto spesso che il re è nudo,del che c'è sempre bisogno,in ogni epoca.Altre volte chi-arisce meglio certi meccanismi criminali per poterli sabotare.Tuttavia tiene a bada quell'ira,impedendole di divampare facendogli perdere il controllo delle parole.Un programma che fa troppo ascolto è"commerciale"?Ma allora anche Alessia Marcuzzi non sa fare televisione,col suo GF.Se però oggi fare televisione significa abbassare la qualità dei contenuti allora sono d'accordo:Saviano la Tv non la sa proprio fare.E meno male,aggiungo io.Non rispetta i tempi?Sfora?Ma questo diventa un problema solo se annoia,mentre per i bersagli delle sue invettive anche un monologo lungo un minuto è troppo lungo.Saviano usa la TV di servizio pubblico per esporre un punto di vista?Ma se questo non è condiviso c'è sempre il contraddittorio,che Fazio e Saviano non hanno negato a Maroni,ad esempio,nella terza puntata.Come ha giustamente osservato Fazio,sembra che per molti alla Rai non si debba parlare di niente proprio perché è di tutti.Io lo trovo assurdo,ma se questa è la TV allora sono di nuovo d'accordo:Saviano non la sa fare.In una delle 4 puntate Saviano ha raccontato la storia d'amore dei coniugi Welby,terminata solo quando lui,Piergiorgio,ha chiesto e ottenuto che le macchine che ancora gli facevano battere il cuore pompando aria nei suoi polmoni venissero spente.Non poteva più nemmeno parlare,e solo attivando con gli occhi uno speciale aggeggio è riuscito ad esprimere questo desiderio.Era forse vita,quella che stava conducendo?E'proprio perché il dott.Welby la vita l'amava tanto ha chiesto che quell'agonia terminasse.Un'agonia caldeggiata dall'ipocrisia cattolica, che bollandolo come"suicida"gli ha negato i funerali in chiesa.Un'agonia prolungata grazie al progresso tecnologico voluto da chi ancora confonde la qualità della vita con la quantità dei giorni.Saviano ha raccontato tutto ciò partendo dal giorno in cui i futuri coniugi si conobbero,e subito gli si sono opposti dei fanatici che si definiscono"pro-vita".Come se lui,un ragazzo di 31 anni che da 4 vive sotto scorta potesse essere"pro-morte".Per me"pro-morte"è una TV che anestetizza,che intrattiene senza divertire,od offre un divertimento di grana grossa,superficiale,che non fa riflettere né informa né approfondisce;che non significa girare attorno al problema per giorni per poi liquidarlo con triti luoghi comuni come invece succede.Ma se questa è la TV sono d'accordo:Saviano non la sa fare.Per nostra fortuna!
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Le canzoni sono discrete,e due in particolare bellissime:la prima e l'ultima.
Il riferimento ai capelli(hair)mi pare stia tutto nelle lunghe e folte chiome degli hippy contrapposte a quelle rasate dei marines.Verso gli hippies newyorkesi sembra ci sia una tolleranza che sconfina nell'indifferenza.Posto che i borghesi li disprezzino,almeno li lasciano in pace.Non c'è alcun clima persecutorio nei loro confronti.I capelli lunghi invece costano la vita ai due motociclisti di"Easy rider",che attraversano gli USA e contrabbandano droga,nascondendola nel serbatoio di una delle moto,su cui è dipinta la bandiera americana.Un evidente simbolismo.I due si fanno canne in continuazione, danno passaggi agli autostoppisti,condividono l'erba,..visitano una comune,vanno in un famoso casino di New Orleans per poi"consumare"con due prostitute in un cimitero.Alla fine vengono falciati e fucilati da due bifolchi su un furgone.
Credo che"Easy rider"sia meno ottimista e più realistico nel descrivere che aria tirasse in quegli anni.I due motociclisti non riescono a trovare una stanza d'albergo e dormono all'aperto.Nessuno li vuole.In quegli anni i capelli lunghi erano il simbolo di tutto ciò che è considerato nemico di una"società civile":l'omosessualità,il comunismo,la corruzone dei costumi e della moralità,l'antipatriottismo.L'avvocato alcolista cui danno un passaggio(Jack Nicholson)spiega loro che l'America è tutto meno che libera,e la vera libertà spaventa i cittadini integrati.Se un hippy provasse a spiegare ad una di queste persone che non è libera come crede,quella farebbe subito qualcosa di folle e pericoloso per smentirlo.I tre uomini verranno aggrediti nel sonno e proprio l'avvocato resterà ucciso.Lui non portava i capelli lunghi ma ha "tradito", diventando amico degli hippy e occupandosi di cause per la difesa dei diritti civili, quindi andava punito.In entrambi i film manca la propaganda militare,mentre recano un messaggio pacifita.Ma è chiaro che il ragazzo che vuol partire per il Vietnam,in "Hair",sia stato abbastanza condizionato dalla retorica interventista dell'epoca.Dice infatti di fare ciò che deve,e di farlo anche per i suoi amici hippy.Questi allora gli dicono di desistere perché non ucciderebbero mai per lui.Come può un governo,allora come adesso,parlare di libertà se i suoi stessi cittadini non possono declinare la chiamata alle armi?Come può parlare di libertà se ha invaso un altro Paese?Da parte mia solidarietà verso i soldati che ci hanno lasciato le penne,ma nessuna scusante verso i fanatici e quanti credono si possa esportare la democrazia con la guerra. Penso che nemmeno il presidente americano ci creda,a queste puttanate.La guerra è sempre e solo un grosso affare,e specie per l'America,dov'è caldeggiata dai"falchi"e dalle lobby delle armi che finanziano il partito repubblicano.I giovani americani sono visti come carne da cannone e basta,ed è scandaloso che nel 2010 si dica ancora che è meglio entrare nell'esercito che all'università.
Tralasciando il pregiudizio legato alla lunghezza dei capelli,trovo che il nomadismo e l'accattonaggio non siano buoni motivi per perseguitare o deportare un popolo,e alludo chiaramente ai provvedimenti presi in questi giorni da Sarkozy.Ciò che mi spaventa degli zingari sono le loro idee pedagogiche.Penso che sarebbe più saggio, oltre che difficile,imporre loro l'obbligo scolastico.Non perché un giorno debbano "integrarsi" e "produrre"-Dio sa se anche noi integrati non desideriamo a volte mollare tutto ed essere liberi-ma perché penso che non sia giusto negare ai bambini l'opportunità di"fare i bambini",ossia giocare,imparare,avere amici,...possibilità negate dai genitori che preferiscono mandarli in strada a chiedere l'elemosina o peggio.Non lo dico per retorica,anche se il discorso può suggerire quest'idea.La penso davvero così,ma nello stesso tempo non mi sento di dire,come la commissione europea,che Sarkozy e la Francia siano razzisti.Il razzismo sta nel ritenersi geneticamente superiori ad un'altra etnia,e ciò per ignoranza e paure ancestrali irrazionali.Credo che Sarkozy faccia invece un discorso di altro tipo.Più
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Al mare nulla chiede e
col silenzio gli risponde
meno torvo ma più triste
il mio Caronte
Fa la spola con la ciurma
fra due sponde
doppia se'stesso e crea
l'illusion che ci sia un ponte
Questo battello che mai
perde peso
fra le anime dei vivi
che traghetta
c'è chi insegue una speranza
e c'è chi è atteso
nulla ch'egli tema o brami
più s'aspetta
Né lo sfioran gioia e noia
prima che sfiori i porti:
il suo Dante e il suo Virgilio
sono morti.
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Domande del tipo: che odore ha la mente?
Son qua che mi sto chiedendo: “Cosa potrei scrivere di diverso?”, “Perchè i miei pensieri son sempre quelli?”. Eppure durante il giorno e durante la notti insonni, penso a moltissime cose, e mi sembrano, ogni volta, così diverse: ogni pensiero si rende così confuso, e si mescola con tutti gli altri pensieri creando una soluzione torbida, inodore: già, la mente, che odore ha la mente? Questo tipo di domande solcano le vie delle mie riflessioni più stanche, terribilmente noiose, ma che non si fermano mai.
Nel frattempo, nel bene e nel male, organizzo la mia dipartita dall’Italia, solo per un breve soggiorno all’estero: ne ho bisogno, devo alimentare il mio essere con qualcosa di nuovo, di puro, di diverso, di autentico, e qual’è la cosa migliore se non un viaggio nella nebbia e nella pioggia londinese? Già, ho bisogno del crepuscolo di quella città, ho bisogno delle sue luci colorate del centro che si riflettono opache nella nebbia, ho bisogno della calca di gente sui marciapiedi, ho bisogno di fumare una sigaretta alla finestra di un palazzo osservando la strada notturna semi deserta, ho bisogno di osservare il cielo, anch’esso notturno, di Londra, per sentirmi di nuovo al sicuro. So già che non avrò molto tempo da dedicare a me stesso, purtroppo verranno con me altre persone, e se da una parte mi rincuora il fatto che ci sia ancora qualcuno che voglia seguirmi, dall’altra sono preoccupato: so già che arriverà il momento in cui mi accenderò una sigaretta e vorrò starmene per i fatti miei, so già che vorrò incamminarmi da solo girando l’angolo di un palazzo in una via di un quartiere sconosciuto, so già che vorrò starmene solo ad osservare i volti che popolano le strade, e immagino già quanto sarò curioso nel scovare l’espressione strana di quello sguardo rivolto a terra di un passante qualunque; so già che vorrò rimanere da solo, con quella sigaretta, seduto su una panchina, sul ciglio della strada, ad osservare i taxi fermi al semaforo, con i loro passeggeri, per rubare lo sguardo perplesso, distratto, assente, o sorridente al finestrino. So già che vorrò salire su un autobus e starmene seduto in fondo a destra, per osservare chi sale e chi scende, puntare lo sguardo verso le luci che illuminano le finestre dei palazzi e immaginarmi storie passate, presenti e future dei loro abitanti. Ecco perchè, tempo fa, vi avevo segnalato quella specie di video, HBO Voyeur!
Ho fatto una pausa, e in effetti mi sono addormentato qualche minuto: voglio andarmene a letto, ora, ma prima voglio finire questa sigaretta. Sto osservando il quadro che ho fatto qualche settimana fa, che poi “quandro” non è: non so nemmeno come intitolarlo
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Salto la corda,incompreso,
fra l'autorità paterna
e quella esterna sospeso,
che non incanto col mio sorriso,
la mia presenza,
il mio profitto.
Ho solo scritto sotto dettatura
per un lustro opaco
Il tempo era una bottiglia di
whisky forata alla base,
e come da feritoie
il sole penetra in una prigione
così i pensieri schizzavano a
ubriacare chi vegliava,
o a destare chi dormiva.
Eredità di sangue e d'esperienza...
Le trombe raffreddate
salutano il mio ingresso,
rimetto il sole al centro di tutto
e gli danzo intorno.
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La traccia dei quarti di dollaro
passa nel puzzo delle mie mani
ma voglio sniffare i quarti di
luna,e scovare
la tana del coniglio
con vent'anni su me di vantaggio
Fissavo i numeri incasellati
ma erano liberi,e in gabbia
ero io...
E provavi a spiegarmi ciò
che mai avrei capito
e mi ammaliavi
col potere inconsapevole di
rose e farfalle
che so spiegarti solo col
silenzio operoso di un bivacco
la tua aura rilascia un
veleno dolce,
un contagio languido,
un incanto che
aggiunge voci alla mia
lista di bisogni e li
sfama tutti
mentre mi rubi anche la
forza di versarmi da
bere
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Quando non si trova il tempo di guardare. Di scrutare a fondo una persona, si commette un errore grossolano nell'emettere un giudizio. Quando ci si ferma ai particolari, evidenziandone solo i difetti, si commette un'ingiustizia. Ed è uno sbaglio molto comune. Un qualcosa che come un filo invisibile ci lega ognuno all'altro. E senza rendercene conto diventiamo i giudici spietati di noi stessi. Perchè ci giudichiamo con sospetto credendo a nostra volta di essere giudicati. E in questo circolo vizioso perdiamo l'identità. Come in un magico gioco di specchi, il nostro io svanisce fagocitato dall'illusione. Diventiamo esseri senza volto gli uni uguali all'altro. Indistinguibili. Sfigurati come mostri. Inconsapevolmente ci nascondiamo dietro le apparenze. E ci fa arrabbiare essere scoperti. Ci fa arrabbiare diventare i primi a cadere. Uno ad uno, come in un gioco, diventiamo perdenti. Fino all'ultimo. Fino a quando non ci sentiremo ognuno sconfitto.
La vita è un mistero. E noi siamo il mistero più grande all'interno di essa. Siamo una scintilla di luce destinata a spegnersi troppo presto. Siamo magnifici nella nostra debolezza. Nella nostra fragilità. Nella nostra insicurezza. Distruttivi, combattivi, spietati, egoisti. Ma fragili. Giunchi in un'immensa corrente.
Non comprendiamo i perchè del nostro agire. Li studiamo, li analizziamo, in un'astrazione solo apparente. E siamo destinati alla sconfitta dell'ignoranza. Senza appello. Ma l'illusione di essere in grado di comprenderci ci spinge a continuare. L'illusione di essere capaci di vedere oltre il velo delle cose, ci lascia aperta la porta della redenzione interiore. Perchè di fronte alla morte, tutti, siamo sicuri di avere validi argomenti. Non capendo, non volendo accettare il fatto che siamo inesorabilmente destinati al silenzio.
Qualunque cosa ci aspetti dopo la morte.
Siamo destinati a restare sgomenti della nostra stupidità.
Di quella che vediamo tutti i giorni. Di quella che ci portiamo dietro come pelle.
La vita è un mistero.
Questo è certo.
E' l'arroganza di credere il contrario, che ci fa sentire vivi.
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Tempo fa in TV si processava un padre di famiglia per il proposito manifestato di posare nudo per un calendario,in modo da pagare il mutuo della casa.
Che la TV giudichi immorale quest'uomo per il"cattivo esempio"dato ai figli fa proprio ridere.La ricerca di scorciatoie per facili guadagni è un modello creato e diffuso dalla TV stessa.
Perché una qualunque ragazza sconosciuta ha il diritto di fare un calendario e quest'uomo no?Perché quest'uomo ha dei figli,dicono.E se il calendario l'avesse fatto prima di averne?Non sarebbe stato ugualmente di cattivo esempio?Forse che fare un calendario comporta che ci si bruci l'opportunità di diventare genitori?E le pornostar, allora?Chi dice che non siano delle buone madri?Ma allora anche i telequiz sono di cattivo esempio.E'un dato di fatto che tanti albanesi siano stati attratti dall'Italia proprio per le grosse somme di danaro elargite in premio ai vincitori.Non alimentano anche quelli il mito del facile guadagno?In un reality show la conduttrice rimproverò un concorrente per aver ammiccato alla telecamera.Una barzelletta...I reality sono un continuo ammiccare al pubblico.Forse il torto di quel concorrente fu di non aver ammiccato a comando?In una precedente edizione,una partecipante fu esclusa perché aveva già un lavoro e aveva ammesso candidamente di sperare che la partecipazione allo show le avviasse una carriera artistica.Viva la faccia,direi,no?Invece la TV che ha incoraggiato a pensarla esattamente così e che dice di esigere sincerità dai concorrenti,la sbattè fuori dal gioco,e l'ha ostacolata nei suoi piani.La TV premia chi partecipa per"fare un'esperienza",o per"giocare".Premia,cioè chi dice di partecipare per tali motivi,mentre è ormai chiaro a tutti il meccansimo da essa creato, fatto di notorietà senza meriti che la giustifichino,e quindi di facili guadagni.Che significa questo interrogarsi sulla moralità di un padre di famiglia che ha deciso di sfruttare in modo proficuo la propria avvenenza per un fine nobile come quello di pagarsi il mutuo?Un tardivo e maldestro tentativo di mettere una pezza al danno già fatto?Un modo di prendere le distanze dalle proprie responsabilità?La TV che tira la pietra e nasconde la mano.
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Io mi sforzo di capire.Capire non significa condividere,e se faccio una domanda ascolto la risposta.Il fatto stesso di formulare una domanda presuppone che si mettano da parte eventuali pregiudizi.Ecco,se dovessi confessare i miei pregi,direi che sono questi.Stasera,in uno show TV,ho visto però che non sono comuni.Ospite tale Marco Dimitri,capo della setta denominata"Bambini di Satana",che ha provato,con debole oratoria,a spiegare le basi del proprio credo,che s'ispira a quello della prima e unica chiesa di Satana,fondata nel XX secolo in America.Tale credo predicava la centralità dell'Uomo,che esprime al meglio la propria natura attraverso l'arte e la scienza,e invitando quindi gli adepti a migliorarsi superando i propri limiti.Non si trattava dunque di una religione,poiché nulla aveva e ha di trascendentale.Si rifaceva, semmai, all' episodio biblico di Adamo ed Eva che mangiano il frutto dell'albero della conoscenza. Marco Dimitri ha detto,appunto,che è la conoscenza il vero nemico della Fede,e che i suoi"Bambini"nulla hanno a che fare con le"Bestie di Satana"tristemente note.Mettere l'uomo al centro dell'universo è un po'come tornare alla concezione tolemaica dopo la conferma copernicana di Galileo,ma se una setta pecca solo di poca(o nulla)fede,non ho problemi.I problemi sorgono se si indulge in sacrifici,umani e animali,e se gli adepti vengono costretti a fare cose che non vogliono,impedendogli di lasciare la setta.Per il resto,quand'anche indulgessero in orge e baccanali,con uso di droga,ma tra adulti consenzienti,dove sarebbe il problema?Sarebbe solo l'ennesimo gruppo di debosciati e gaudenti,tutto sommato innocui,che si nasconde dietro un nebuloso ideale che ne nobiliti le scelte,le azioni.Il pubblico da casa e in studio,però,non ha capito,e si è impuntato sulla scelta del nome dato alla setta.C'è stata una crisi isterica sull'uso della parola"bambini".Marco Dimitri ha tentato di spiegare che il"bambino"che è in ognuno di noi rappresenta appunto quella natura che la sua setta sprona ad ascoltare.
"ma perché proprio Bambini di Satana?"ha chiesto la conduttrice.M.D.ha risposto che lui personalmente non crede a Satana,che reputa un'invenzione della Chiesa. L'espisodio della Genesi già citato,in effetti dice che siamo noi cristiani a credere che esista."Satana è solo un termine"ha detto"e quindi un simbolo".Mi è sembrato ridicolo impuntarsi sulla scelta del nome e da questo estrarre(senza prove)chissà quali congetture sulle pratiche della setta.Una prova della mancanza di argomenti a sostegno della propria fede e/o contrari a M.D.
Le spiegazioni richieste non sono state capite,né volute capire,così M.D.ha rimandato gli interessati a scaricare da Internet,gratuitamente,due libri sull'argomento.Che senso aveva sprecare altro fiato?
Ecco,io sono un cristiano e non mi sogno affatto di fare l'apostata.Ho dei dubbi che vertono su certe scelte della Chiesa,che pure capisco,non certo sul Vangelo o la Bibbia.Però tento di capire,e penso che l'atteggiamento di totale chiusura adottato dal pubblico a casa e in studio su questo argomento,sia indegno di un popolo che critica la stessa ottusità nei musulmani più estremisti.
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Ci rotoliamo in terra
animali convulsi
lasciando impronte,
ma arriva il tempo
il cui soffio
tutto disperde.
Ci voltiamo
senza orizzonti
in cui dissolverci
e in uno sguardo distratto
ritroviamo l'infinito
scivolato dalla mente,
riassunto di un umano sforzo di sopravvivenza.
Convincersi che nulla sia perduto,
amara consapevolezza
di un bagaglio fin troppo leggero...
La vita vuole solo vita,
esige un passo svelto,
estimato scrutatore,
cui nulla sfugge.
...Ma fermarsi non è possibile...
La traccia permane
solo in un fermo istante privo di vento.
Poi il resto è sabbia...
...nello zaino
sotto i piedi
tra i capelli...
Sabbia che ci acceca,
sabbia che scotta,
sabbia che ci sporca,
sabbia che ci accarezza.
Stringo questi infiniti granelli.
I miei passi si sfumano
ma conosco il cammino fatto...
E io, almeno, non dimentico...
..In questa sabbia
che nasconde sentieri...
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Qunate chiami "amore"
sconvolto
tra letti sfatti
gridando orgasmi
di solitudini spezzate?
E da lontano appare
un filo di pensiero mio
che ti lega a quest'odore di carne
che scava
in ricordi di rosse passioni.
Straccerei carte
di pelli ancorate
avvinghiate in un amaro silenzio
di notti troppo fredde...
Terra imbrunita
da un tramonto al limite
graffia il mio viso
e il mio sguardo si perde
in una sera anonima
di assenze sentite
come cicatrici indelebili.
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– Fa caldo qua dentro – ha detto Creativo n.2.
– Perché siamo qui? – ha chiesto Creativo n.4.
- Dillo tu a me – ha detto Creativo n.3.
Abbiamo guardato tutti il capo. Aveva un aspetto orrendo.
– Riunione – ha detto lui semplicemente.
– È la tredicesima o quattordicesima riunione che facciamo in una settimana, capo – ha detto n.2.
– È proprio per questo che abbiamo indetto questa riunione. È una riunione per fare il punto sulle riunioni – ha detto il capo, continuando ad esalare fiato dalla bocca anche dopo che aveva finito di parlare.
– Dov'è Creativo n.1? – ha chiesto n.3.
– È morto, ricordi? – ho detto io.
– Aggià.
– Qual è il timing? – ha chiesto n.4, rubandomi la domanda. Rubandola a tutti, immagino. È una domanda sempre valida, anche se non si sa di che cosa si sta parlando, una specie di jolly.
– Ti sei giocato il jolly, coglione – ha sussurrato n.2.
– Riguardo al timing, ci verrà comunicato dal cliente dopo la riunione che sta facendo con il marketing – ha detto il capo.
– Ma come, il marketing non sta facendo una riunione interna? – ha chiesto n.4.
– Sì, ma all'interno della riunione interna è stata aperta una sottoriunione con il cliente – ha liquidato la cosa il capo.
– Sottoriunione? quelli sì che sono avanti – ha detto n.4.
Ci sono stati tre minuti di silenzio. Tutti probabilmente stavamo cercando di visualizzare il concetto di sottoriunione, di dargli un'immagine reale, o anche semplicemente un rendering, un rendering del marketing sottoriunito per il timing.
– Ieri ho telefonato all'amministrazione, mi ha risposto un impiegato che non poteva parlare perché era riunito con se stesso – ha detto n.2.
– Quando è morto, esattamente, Numero 1? – ha chiesto n.3.
– Facciamo il punto – ha detto il capo. Questa frase, "facciamo il punto", è prerogativa esclusiva del capo.
Tutti ci siamo guardati nervosamente.
– Niente presentazione? Niente slides? No PowerPoint? – ha chiesto n.4, cercando di prendere tempo.
– Nell'ultima riunione – ha detto il capo, ignorandolo – abbiamo stabilito, visto lo stallo raggiunto con le precedenti riunioni, di fissare una riunione che facesse il punto sulle suddette riunioni, ed eccoci qui.
– Io credo – ho esordito io – che l'unico modo per uscire dall'impasse sia fissare una nuova riunione da tenersi la settimana scorsa, in modo da creare un paradosso temporale che apra nuove prospettive.
– La settimana scorsa ho tutti i giorni impegnati – ha detto n.3.
– Come lo sai? – ho chiesto io.
– Perché l'ho già vissuta! Tutta! Non mi è avanzato neanche un minuto! – ha urlato lui.
– L'unica cosa da fare è vincolare l'odg alla conclusione della riunione del reparto commerciale, e che se la vedano loro – disse il capo girando i palmi delle mani in aria.
– Ma come, non è questa la riunione del commerciale? – ha detto un tizio che non avevo mai visto prima, e che per tutto il tempo era rimasto seduto a un angolo della Sala Incubatrice.
– No – abbiamo detto tutti.
– E allora che cosa ci faccio qui? – ha detto, scoppiando in lacrime.
Nessuno ha saputo rispondere.
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Appassionato di viaggi in motocicletta, gira in lungo e in largo per l'America Latina, conosce luoghi erealtà diverse. E' affetto da asma cronica, ma ciò non gli impedisce di laurearsi in medicina agli inizidegli anni '50. In Guatemala viene a conoscenza delle precarie condizioni di fame e miseria dellepopolazioni sottoposte al Regime di Dittatura Comunista di Jacobo Arbenz. A causa dei forti interessieconomici degli Stati Uniti in Guatemala, viene inviato un contingente militare statunitense arovesciare il dittatore. Comincia così un odio smisurato da parte del "CHE" verso gli Stati Uniti. Inuna notte del 1955, Guevara incontra in Messico un giovane avvocato cubano in esilio che si prepara a rientrare a Cuba, Fidel Castro. Subito entrano in sintonia, condividendo gli ideali, il culto dei"guerriglieri" e la volontà di espropriare il dittatore Batista dal territorio cubano. Il CHE sbarcherà a Cuba insieme a Fidel e altri guerriglieri in esilio. Nel 1956, autonominatosi comandante di una colonnadi partigiani, si fa notare per la sua crudeltà e determinazione. Un ragazzo non ancora ventenne, unguerrigliero della sua unità, rubò per fame un pezzo di pane ad un compagno. Senza processo o interrogatorio, Guevara lo fece legare ad un palo e giustiziare mediante fucilazione. Nel 1958 riporta laprima "vittoria" sui miliziani del regime di Batista a SANTA CLARA. Un trenocarico d'armi vieneintercettato e bloccato dalla sua unità armata, facendo prigionieri una cinquantina di soldati; in seguitoa questa operazione, il dittatore Batista fugge sconfitto e Guevara fu nominato "procuratore" (boia) della prigione della CABANA. La popolazione cubana era in festa, non sapevano che i successori di Batista avrebbero portato molto più morti e disperazione che la speranza di una vita migliore!
L'ufficio in cui esercita Guevara, diventa teatro di torture e omicidi tra i più efferati. Secondo alcunestime, sarebbero stati uccisi oltre 20.000 persone, per lo più ex compagni d'armi che si rifiutavano diobbedire e che si conservavano, al contrario del "CHE", democratici e non violenti. Nel 1960 il "pacifista" GUEVARA, istituisce un "campo di concentramento" sulla penisola di GUANAHA,dove trovarono la morte oltre 50.000 persone colpevoli soltanto di non condividere i suoi ideali di "PACE E FRATELLANZA"!! Ma non sarà il solo campo, altri ne sorgeranno come a Santiago di Las Vegas dove c'è il campo Arco Iris, nel sud'est dell'isola sorge il campo Nueva Vida, nella zona di
Palos si istituisce il campo Capitolo, quest'ultimo è un campo speciale per bambini sotto i 10 anni! Se una persona si era resa colpevole di reato a sfondo politico veniva arrestata insieme a tutta la famiglia.
La maggior parte degli internati veniva lasciata con indosso le sole mutande, le celle non erano mai pulite, si lasciavano a marcire per anni nei propri escrementi in attesa di fucilazione o torture indicibili.
Successivamente gli fu conferito l'incarico di Ministro dell'Industria e presidente del BANCONACIONAL, la Banca centrale di Cuba.
Guevara non perde tempo a mettere in pratica il suo"modello sovietico".
Elogia l'odio per le proprietà e per lo
"sporco" denaro ma sceglie di abitare
in una grande e lussuosa casa
colonica in un quartiere residenziale a
l'AVANA. Impone la povertà
forzata alla popolazione mentre lui vive
nel lusso più abominevole in cui si
possa trovare un COMUNISTA.
Pratica sport impensabili per l'economia di Cuba, sia allora che oggi. La vita "comoda" e l'ozio
ammorbidiscono il guerrigliero Guevara; mette su qualche chilo e passa il tempo tra un party e le gare
di tiro a volo, ma non disdegna la caccia grossa e la pesca d'altura.
In omaggio a Lenin, chiama il suo primogenito Vladimir. Nel suo testamento, da buon
allievo della scuola Maoista-Leninista del Terrore, scrive:
"AMO L'ODIO, BISOGNA CREAREL'ODIO E L'INTOLLERANZA TRA GLI UOMINI, PERCHE' QUESTO RENDE GLI UOMINI FREDDI, SELETTIVI E LI TRASFORMA IN UNA PERFETTA MACCHINA PER UCCIDERE".
Queste parole non vengono da Heinrich Himmler, il fondatore e ideatore delle
SS germaniche, bensì dall'uomo che per oltre 30 anni è stato falsamente mitizzato come simbolo di pace e uguaglianza, di amore per il prossimo e di fratellanza. Guevara si adopera a diffondere
sistematicamente la guerriglia in giro per il mondo, il suo motto: "Creare due, tre, mille Vietnam!"
Nel 1963 è in Algeria dove si unisce a Dèsirè Kabila, un marxista, grande sterminatore di popolazioni civili. Il suo continuo desiderio di diffusione per la lotta armata, lo porta del 1967 in Bolivia dove si allea col Partito Comunista Boliviano ma non riceve alcun appoggio da parte della popolazione locale, nessuno di loro si unisce alla sua unità di guerriglieri. Isolato e braccato, Ernesto Guevara De La Serna detto "CHE", venne catturato dai
miliziani locali boliviani e giustiziato il 9 ottobre 1967.
Molti lati di questa vicenda non furono mai chiariti come non si saprà mai quali responsabilità ha avuto Fidel Castro nella morte del "CHE".
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Esisti,beltà,come fonte di fiume
e non ti occorre altro,a tua
discolpa
La rugiada dei poeti asciuga lenta,
ancora bagna dopo
che l'inchiostro è ormai secco
sulle penne d'oca
Una vera s'impala
su un dito
e la statua di Pan
zufolo tra le mani e
zoccolo caprino
si scioglie in una
limatura di zucchero
Si sparge a balzelli
sul tamburello
si unisce come stormi di
rondinelle
o si disperde in
costellazioni
(Proprietà ,dell'autore.Vietata la riproduzione,anche parziale,senza permesso)
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Non indugiare, e non aspettare che una piccola
Pensa piuttosto a serrare bene i legni della tua barca,
Sarà più bello poi tornare a rivedere il sole.
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Inviato da: Memorareiuvat
il 03/06/2011 alle 13:26
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il 14/05/2011 alle 11:11
Inviato da: pier89ilmeglio
il 11/06/2010 alle 19:58
Inviato da: scoiattolina25
il 05/04/2010 alle 13:17
Inviato da: Memorareiuvat
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