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Ci son tre stelle ed un'osteria...


E’ molto raro, al giorno d’oggi, trovare dei buoni ristoranti, dal buon rapporto qualità prezzo, capaci di selezionare le materie prime migliori e di lavorare con leggerezza e sapienza, ma è ancora più raro che questi locali si mantengano su livelli qualitativi ottimali. E' il caso de “L’Oste della Bon’ora” (Viale Vittorio Veneto 133 - 06.9413778 -Grottaferrata - RM, http:\\www.lostedellabonora.it), qui, da qualche anno, si deliziano i palati con i piatti della tradizione romana con qualche concessione alla fantasia. Capita, con una certa frequenza, che si organizzanino delle serate a tema molto particolari, come quella di cui siamo stati spettatori lo scorso 23 settembre: una cena con i piatti che hanno reso famosi alcuni ristoranti stellati d’Europa riscoperti e re-inventati dalla sapienza culinaria di Maria Luisa, la cuoca de “L’oste della bon’ora”. Le danze sono state aperte da un flute di Franciacorta Cavalleri Au Contrair. Per chi vi scrive una piacevolissima scoperta. Non appena versato nei calici l’atmosfera è stata letteralmente saturata dai suoi aromi, neanche fosse un grande rosso. Ma veniamo alle note che più ci hanno rapito. Il primo piatto è un omaggio a Raymond Oliver chef del ristorante “Le Grand Vefour”, tri-stellato Michelin, a più riprese, dal 1953 al 1982 e dal 2000 ad oggi.: un semplicissimo toast con gamberetti accompagnati da una suadente salsa al tartufo. Un piatto che si lascia apprezzare per le note delicate e che ben si sposa ad un altro prodotto dell’azienda Cavalleri, il Saten. Un piatto, per stessa ammissione della cucina, realizzato così sui due piedi, senza rete e, forse proprio per questo, riuscitissimo. Un po’ come quando le nostre mamme ci preparavano, quattro e quattr’otto, un sughettino senza pretese ma che ci sorprendeva sempre una volta portato in tavola !Il secondo omaggio di Maria Luisa e Massimo è per un ristorante di casa nostra, “Dal Pescatore” di Canneto sull’Oglio. La ricetta, mutuata dal menu di Antonio e Nadia Santini, è “penne con anguilla croccante e limone”. Con questo piatto la cucina ha davvero toccato la sua vetta più alta. Giocare tra la dolce croccantezza dell’anguilla, accompagnarla con i pomodorini e sgrassarla con le scorze di limone tagliate a julienne è stato un divertimento puro. Un piatto sicuramente riuscito per gusto, equilibrio e per cottura esemplare della pasta. L’abbinamento con il Sauvignon di St. Valentin è decisamente riuscito.Il terzo ristorante ad ottenere la passerella è “La Mere Brazier” della grande Eugenie Brazier: mignon di salmone con crema di erba cipollina e pancetta. Qui abbiamo ritrovato in pieno la filosofia del locale: ottima materia prima, leggerezza nei condimenti, maestria nella cottura. Un piatto assolutamente inattaccabile il cui gusto è stato ancor di più esaltato dall’abbinamento con il vino, anche qui il Sauvignon St. Valentin.Ed arriviamo alle note dolci. Dopo Francia ed Italia è il turno del Regno Unito. Maria Luisa ha pensato di realizzare una ricetta di Gordon Ramsey: charlotte calda alle mele e brandy. Un tripudio assoluto ! Il gusto delle mele ben si amalgava con le note alcoliche del brandy e la croccantezza della pasta era il degno scrigno di cotanto tesoro. In abbinamento un Mombasillac che ha decisamente faticato a stemperare le noti dolci del piatto.Tra un piatto e l’altro, i preziosi e divertenti intermezzi di Massimo, hanno fatto di questa splendida serata una serata speciale. Massimo è uno di quegli osti che si siede volentieri a tavola con i clienti a discutere i suoi piatti, a discutere della filosofia del locale e della cucina, a discutere di materie prime e di come e dove reperirle, insomma un oste a tutto tondo (in tutti i sensi…spero non me ne voglia) che, fra i primi in Italia, accetta clienti che portino il vino da casa, a patto che si tratti di un buon vino naturalmente...