Viola Arcobaleno

LA CANDELORA


La Candelora La Candelora, collocata a mezzo inverno nel tempo astronomico, coincide nel ciclo agreste/vegetativo con la fine dell'inverno e l'inizio della primavera; il più famoso detto popolare a riguardo infatti recita: "Quando vien la Candelora de l'inverno semo fora; ma se piove o tira il vento de l'inverno semo dentro." Questo sta a indicare che se il giorno della candelora si avrà bel tempo, si dovranno aspettare ancora diverse settimane perchè l'inverno finisca e giunga la primavera. Al contrario, se alla candelora fa brutto, la primavera sta già arrivando. E' quindi un momento di passaggio, tra l'inverno/buio/"morte" e la primavera/luce/risveglio. Questo passaggio viene celebrato attraverso la purificazione e la preparazione alla nuova stagione. Radici della Candelora Candelora è il nome popolare (deriverebbe dal tardo latino "candelorum", per "candelaram", benedizione delle candele) attribuito dai cristiani alla festa celebrata il 2 di febbraio in ricordo della presentazione di Maria al tempio quaranta giorni dopo la nascita di Gesù. Questo in quanto per gli ebrei, dopo il parto di un maschio, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni. Le origini di questa festa sono però precedenti e sono riscontrabili, in diverse forme ma tutte con lo stesso significato, in varie parti d'europa. Andando indietro nel tempo, in italia, a Roma, risaliamo ai Lupercalia che si celebravano alle Idi di febbraio, per i romani l’ultimo mese dell’anno, che servivano a purificarsi prima dell'avvento dell'anno nuovo e a propiziarne la fertilità. In questa celebrazione, dedicata a Fauno Lupercus, due ragazzi di famiglia patrizia venivano condotti in una grotta sul palatino, consacrata al Dio, al cui interno i sacerdoti, dopo aver sacrificato delle capre, segnavano loro la fronte con il coltello tinto del sangue degli animali. Il sangue veniva poi asciugato con della lana bianca bagnata nel latte, e subito i due giovani dovevano sorridere. A quel punto i due ragazzi dovevano indossare le pelli degli animali sacrificati; con la medesima pelle venivano quindi realizzate delle striscie (dette februa o anche amiculum Iunonis) da usare a mo' di fruste. Così acconciati e con le strisce in mano, i due giovani dovevano correre attorno alla base del Palatino percuotendo chiunque incontrassero, in particolare le donne che si offrivano volontariamente ad essere sferzate per purificarsi e ottenere la fecondità. Un'altro momento particolare della festa era la 'februatio', la purificazione della città, in cui le donne giravano per le strade con ceri e fiaccole accese, simbolo di luce. Per le tradizioni celtiche questa ricorrenza viene chiamata invece Imbolc (da imbolg - nel grembo) e risulta particolarmente legata alla triplice Dea Brigit (o Brigid), divinità del fuoco, della tradizione e della guarigione; anche questa festa venne poi trasformata in età cristiana e il ruolo della Dea affidato alla figura di santa Brigida, a cui vengono attribuite tutte le caratteristiche della divinità, in particolare quella del fuoco sacro. Sempre in merito alle origini italiche della Candelora, nel "Lunario Toscano" dell'anno 1805 si ritrova questo testo: "La mattina si fa la benedizione delle candele, che si distribuiscono ai fedeli, la qual funzione fu istituita dalla Chiesa per togliere un antico costume dei gentili, che in questo giorno in onore della falsa dea Februa con fiaccole accese andavano scorrendo per le citta', mutando quella superstizione in religione e pieta' cristiana".