Violentata

Post N° 8


Non so precisamente quando partì, ma so che per due anni, io non ho ricevuto alcuna notizia. Ma chi andava all’estero non portava notizie a casa? Oh si che lo faceva…..ma dovevi avere il telefono….io il telefono non l’avevo….ma una mia amica riceveva quasi tutti i giorni notizie dal suo fidanzato in Grecia…. Si, ma il mio amore, il mio Pol, non era in Grecia….lui era in Italia… e  l’Italia è lontanissima…..anche se avevo 10 in geografia…. Contavo i giorni che erano passati da quel 10 maggio….oh, erano tantissimi….superavano il numero 700….Ma io sapevo che presto l’avrei rivisto, ne ero sicura. Del resto, lui era andato in Italia a lavorare per il nostro futuro…o forse per distruggere il mio futuro?? Com’era partito, all’improvviso, così tornò. Mi aspettava sotto la scuola, sotto lo stesso albero, accompagnato dal solito amico. Appena lo vidi il cuore sembrava impazzito…gli buttai le braccia al collo, lì davanti a tutti, e lo baciai…anche lui mi baciò, ma non era più bellissimo. Anzi, era strano. Gli chiesi come stava, cos’aveva fatto, com’era l’Italia,…gli chiesi se gli ero mancata, perché lui a me tantissimo!Rispondeva con poche parole, in modo sbrigativo e quasi infastidito. Ma io non riuscivo a notarlo lì, in quel momento. L’avrei analizzato dopo il suo comportamento, quando sarebbe stato tardi. “Vieni, andiamo in macchina”“Quale macchina?”“La mia.”Era un nuovissimo mercedes, bellissimo e confortevole…ma che per qualche strano motivo, a me non piaceva, anzi, faceva un po’ di paura.“D’essere costosissima.”“E’ anche per questo che sono andato in Italia, per potermela permettere. E’ costosa –disse- ma in Italia i soldi si fanno. In un certo senso, è come trovarli in mezzo alla strada” e rise. Anche il suo amico rise, ma io no! Ascoltavo a bocca aperta ogni parola… e credevo a tutto. “Dev’essere bella l’Italia”-dissi.“Oh si, lo è! Ma non voglio anticiparti niente, perché lo vedrai da te!” Non capivo. Non riuscivo a capire ciò che diceva. Perché l’avrei vista da me? Ma lui mi spiego. Mi disse che per due anni aveva lavorato e mi aveva sempre pensato. Che io gli ero mancata moltissimo, e che ora non potrebbe più tornare lì giù da solo; che insieme lì avremo potuto fare grandi cose; magari comprare un appartamento, dei bellissimi mobili, così da poter costruire un futuro al nostro bimbo, che avremo adottato, naturalmente.“E i miei studi?Manca poco all’esame di Stato!” Ma lui mi spiego anche quello. Mi disse che non poteva mai fare qualcosa contro i miei interessi “che sono, poi, i nostri interessi”; ma che purtroppo quella scuola lì non mi sarebbe servita a nulla, non mi sarebbe stato di alcun aiuto, se non d’impiccio. In Italia potevo trovare tutti i lavori che volevo senza alcuna scuola, “perché lì sono tutti ricchi, e nessuno lavora; nessuno va in ufficio, e quindi se tu lo vorrai, potrai lavorare in un ufficio anche senza il diploma!” “E la mia famiglia?” Mi disse che per ora, noi saremo scappati via insieme. Poi, da lì a sei mesi saremmo tornati e loro ci avrebbero sicuramente accettati e accolti con braccia aperte. Lui ne era sicuro. Del resto, non eravamo noi i primi a scappare via dalla casa. “Va bene, io sono pronta a seguirti”- dissi. Mi portò a casa sua. Non ero mai stata lì, ma conoscevo di vista sua madre, perché durante i due anni che lui era stato via, io ci ero passata spesso da quelle parti, così, per sentirmi un po’ vicina a lui. Mi accolse come se fossi una qualunque, senza fare commenti, come se ricevere la fidanzata, anzi la futura moglie del suo figlio (perché questo sarei stato io, lui me l’aveva promesso…dopo seppi che anche Totò aveva promesso la fontana di Trevi a qualcuno), era una cosa consueta per lei. Dormì lì due sere, durante le quali, dopo lo sfogo dell’istinto maschile di Pol, pensavo a mia madre, a mio padre, alle mie sorelle. Chissà cosa facevano ora! Il terzo giorno sua madre mi portò una minigonna jeans talmente corta, che io pensavo fosse per una bambola. Ma lei mi disse che in Italia tutte le ragazze si vestivano così, e lei mai avrebbe voluto avere una nuora che si vestisse come una provinciale. Quella sera partimmo! Pol mi spiego che per raggiungere l’Italia, avremmo dovuto passare per la Grecia…io non capivo il perché, ma lui sì, e se lo diceva, doveva essere così. Il viaggio durò tantissimo.Ricordo che ad un certo punto, io e il suo amico siamo scesi dalla macchina, mentre lui proseguì diritto.Noi avremmo dovuto attraversare la frontiera a piedi, perché io non avevo i documenti. Per 3 ore abbiamo corso come pazzi. Io sentivo il fiato dei soldati greci al collo… in realtà, era solo la mia immaginazione. Poi, l’amico, sconosciuto per me, mi disse che potevo andare piano, perché ormai il pericolo era stato superato. Una macchina ci aspettava. Ma non era la macchina di Pol. Non c’era Pol dentro… Mi dissero che Pol mi avrebbe raggiunto in un appartamento, di un amico, perché lui non poteva viaggiare con noi:io ero senza documenti, e lui avrebbe rischiato molto andando in giro con me. Dopo circa due giorni che ero partita dal mio paese, e che non avevo dormito e mangiato pochissimo, raggiungemmo questo appartamento, dove il mio amore mi aspettava…o almeno io credevo. Ma lui non c’era! C’ero solo io e l’amico suo. Che mi saltò addosso…