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MAFIA, COSA LORO – Mantovano ad Annozero: «La protezione al pentito Spatuzza solo dopo aver fatto il nome del premier» / Quando Ciancimino scrisse a Berlusconi: “Caro Silvio, se parlo io…
”LA PUNTATA SULLA DEPOSIZIONE DEL BOSS MAFIOSO A TORINO" «La protezione al pentito Spatuzza solo dopo aver fatto il nome del premier»Il sottosegretario Mantovano ad Annozero. Ciancimino jr: «A me chiesero di non parlare di trattativa». MILANO - La richiesta di protezione per Gaspare Spatuzza è stata avanzata dopo che il pentito di mafia ha fatto il nome di Berlusconi e Dell’Utri. Lo dice il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano nel corso della puntata di Annozero, dedicata alla deposizione del pentito di mafia, facendo riferimento ai vari passaggi delle dichiarazioni rese da Spatuzza fra il 2008 e il 2009. Nel corso della trasmissione di Michele Santoro, il sottosegretario ha anche specificato che il premier Silvio Berlusconi per sei anni dei quindici che vanno dal 1994 a oggi è stato «iscritto nel registro degli indagati come mandante delle stragi a Firenze e Caltanissetta». Sia Firenze che Caltanissetta hanno archiviato, ha specificato il sottosegretario, citando un frammento dell’ordinanza con cui il gip della procura nissena archiviò le indagini nei confronti di Berlusconi nel quale si parlava di elementi «incerti e frammentari, inidonei ad esercitare l’azione penale» e quindi «insuscettibili di approfondimenti». Mantovano ha poi liquidato con una battuta la ricostruzione del confronto fra il dichiarante Gaspare Spatuzza e il boss Giuseppe Graviano fatta da due attori durante la puntata di Annozero. «Sembra un dialogo fra Ficarra e Picone» ha detto il sottosegretario.CIANCIMINO JR - In studio da Santoro c’è anche Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo. «Ad aprile del 2006 mi fecero capire che ci sarebbero stati sviluppi investigativi su di me che potevano sfociare anche in provvedimenti cautelari e che dovevo andare via dall’Italia e portare con me tutti i documenti che avevo. Mi rassicurarono che se non avessi parlato della trattativa tutto si sarebbe risolto» ha rivelato Ciancimino jr. in una intervista a Sandro Ruotolo. Il figlio dell’ex sindaco di Palermo, arrestato e condannato per riciclaggio aggravato, non spiega chi l’avrebbe invitato a lasciare il Paese e a non fare cenno alla trattativa tra Stato e mafia, ma nel prosieguo dell’intervista fa riferimento ai servizi segreti.10 dicembre 2009fonte:  http://www.corriere.it/cronache/09_dicembre_10/annozero-mantovano-ciancimino_b5eaa39a-e5d3-11de-9093-00144f02aabc.shtm
“Caro Silvio, se parlo io…”.C’è una seconda lettera che chiede a Silvio Berlusconi di “mettere a disposizione una delle sue reti televisive” e aggiunge una minaccia: “Se passa molto tempo ed ancora non sarò indiziato del reato di ingiuria, sarò costretto ad uscire dal mio riserbo che dura da anni…”. Il messaggio, che prova come le pressioni siano proseguite dopo la prima missiva attribuita all’ambiente dei Corleonesi e resa pubblica questa estate, sarà pubblicato su “S”, il magazine che guarda dentro la cronaca, in edicola da sabato 24 ottobre: il documento, trovato nell’archivio di don Vito Ciancimino, è indirizzato per conoscenza al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ribadisce la richiesta di cessione di una tv alludendo a un “evento” che si sarebbe potuto verificare “sia in sede giudiziaria che altrove”.
“S” ha chiesto una perizia grafologica sul testo. Da una prima analisi la grafia utilizzata risulta compatibile con quella dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino: una differenza sostanziale con l’altra lettera, acquisita agli atti del processo d’appello contro Massimo Ciancimino, per la cui paternità sono stati esclusi sia don Vito che il figlio. A differenza del messaggio precedente, inoltre, quello attribuibile al sindaco del Sacco di Palermo riporta un’indicazione precisa sulla collocazione temporale: Berlusconi viene definito “presidente del Consiglio dei Ministri”, una condizione nella quale – se si fa eccezione per gli ultimi mesi di vita di Vito Ciancimino – Berlusconi si trovò per 252 giorni, fra la primavera del 1994 e l’inverno successivo.
La copertina nazionale di “S” Vito Ciancimino, dunque, si pose come intermediario, ribadendo la minaccia che altri, e non lui, avevano rivolto al premier, ma aggiungendone una nuova. Più velata, sottile, ma non meno pericolosa. Adesso toccherà ai magistrati analizzare il testo, cercando di capire chi sia il destinatario diretto del messaggio, che non compare nella fotocopia trovata fra i documenti dell’ex sindaco, e a cosa si riferisse la minaccia di “uscire dal riserbo”.fonte:  http://www.livesicilia.it/2009/10/23/caro-silvio-se-parlo-io/