...e via discorrendo

You don't feel


Le carte volarono dalla scrivania trascinate da un vento stizzoso e maleducato.La pagina dell'agenda su cui riuscii a focalizzare degli appunti era del 25 maggio. Un giorno qualunque, un mese qualunque. Chiusi la finestra il prima possibile incurante del rumore e del disagio che avrei potuto arrecare a chi mi era vicino.Lentamente appoggai la fronte al vetro della finestra, freddo, liscio, inodore. La gente per strada si affrettava, tutti andavano e venivano in modo disordinato, come schegge impazzite d'una granata.You don't feel my pain.Infilai la mano sinistra nella tasca dei jeans Levi's 501 vecchi di 15 anni ma tenuti benissimo mentre con la destra mi aggiustai la montatura degli occhiali sul naso e appoggiai il palmo sulla superficie trasparente prossima al mio orecchio. You don't feel my soul.Volò di tutto in cielo sulle ali del maestrale e bambini festosi corsero tra i giardini di fronte alla scuola. Mamme ansiose li rincorrevano e papà frustrati li spingevano con forza in auto che avevan tante cose ancora da fare.You don't feel my happiness while close to you.La macchina vita prosegue inarrestabile, non conosce ostacoli, non ha limiti. Non penetrava alcun suono dal vetro camera della finestra in legno-alluminio.Tutto sembrava tratto da un film muto anni 30, eccetto la scenografia, quella era frutto dei tempi moderni.You don't feel, you just walk your way.Un enorme cartellone pubblicitario si proponeva di invogliare all'acquisto d'una enorme quanto inutile attrezzatura per il calcolo della temperatura e dell'umidità e per meglio far presa sull'inconscio dei probabili acquirenti mostrava sullo sfondo delle onde anomale infrangersi contro il benessere ed il consumismo mentre il tutto era reso più appetibile grazie al sorriso malizioso d'una donna in bikini succinti.You don't feel me, i cannot follow this anymore, i die.foto di darksideofthemoonit, flickr!